Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 13 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 21 maggio 1997
Da "LA REPUBBLICA" del 21 maggio 1997, pag. 4

PENSIONI, LA CORREZIONE DI D'ALEMA

"Tagli solo se il sindacato è d'accordo", ma nel Pds è scontro

di Concita Gregorio

ROMA Un passo avanti, due indietro. La trattativa non è ancora cominciata, ma basta che D'Alema si lasci scappare una frase sulla riforma delle pensioni che si capisce subito come sarà: lunga, tattica e piuttosto nervosa, con nemici dentro e fuori dalla maggioranza, con la sinistra interna del Pds che fa subito fronte con Rifondazione e qualcuno nel governo (Micheli, per esempio) che invece allunga la mano verso Bertinotti perchè è meglio non arrabbiarsi subito, non ora. Basta che D'Alema dica: "Non si può pagare la pensione a chi ha 50 anni" fine delle pensioni d'anzianità, insomma per accendere Bertinotti, i sindacati, qualche ministro che si sente scavalcato. Allora servono due passi indietro, appunto, una letteraccia di rimprovero al direttore dell'Unità Caldarola in cui il segretario del Pds se la prende con uno per strillare contro tutti (i giornali i tg) e dire: avete omesso due dettagli, due "concetti fondamentali". Primo, io ho detto che si deve cercare l'intesa fra governo e sindacati. Secondo:

ho detto pure che ci si deve muovere lungo la linea della riforma del '95. "Come converrai scrive D'Alema al direttore del giornale del suo partito il mio pensiero, mutilato di queste osservazioni, risulta forzato". Caldarola non obietta: "Non ho nessuna voglia di commentare le parole di D'Alema". Il quale chiude la sua lettera così, citando Humprey Bogart: del resto, "questa è la stampa, bellezza". Ultima puntata della sua personale battaglia ai giornali. Una battuta non basta, pero, e infatti ecco puntuale la risposta della sinistra interna. Una lettera di Fulvia Bandoli, Gloria Buffo, Marco Fumagalli e Alfiero Grandi. L'accusa al segretario è pesante, si riassume cosa: fai "un'operazione politica che rischia di aprire un conflitto coi sindacati senza lasciar intravedere il profilo di un'autentica riforma". I rilievi sono due, come si vede: uno è quello che "rischia di aprire il conflitto" ed è un problema di tempi, di metodo. Bisogna dicono i quattro della sinistra Pds realizzare un "ampio consenso" t

ra governo maggioranza e sindacati, e questo non si fa indicando la linea a trattativa ancora da avviare. Tanto meno se è l'opinione del segretario Pds, che pesa. Difatti, fanno notare subito governo e sindacati: poichè si decide insieme, prima è meglio tacere . Cofferati, segretario Cgil: "Fino a che governo e maggioranza non presenteranno una proposta complessiva ogni discussione è inutile e serve solo a creare allarmismi e tensioni". Treu ministro del lavoro: "Quella di D'Alema è una posizione chiara. Evidentemente peserà nella trattativa". Micheli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: "I1 governo approfondirà in settimana il Documento di programmazione economica. Poi bisognerà fare una verifica con maggioranza e sindacati. Solo allora si potrà cominciare il confronto sullo Stato sociale". Fin qui il metodo. Poi c'è il merito, il cuore della questione, che la sinistra Pds traduce: "Non s'intravede il profilo di un'autentica riforma" . Non si può "schiacciare la riforma dello Stato sociale sui pr

oblemi di risanamento finanziario", portare soldi in cassa è un'esigenza del momento, la riforma è un'altra cosa. "Lo Stato sociale va riformato senza ridurre tutto alle pensioni", anche perchè così si finisce per "creare l'effetto indesiderato di una massiccia richiesta anticipata di pensionamento" e si rischia "di dare una mano ai tanti leghismi del nostro paese". Bisogna invece, per esempio, "rilanciare la politica per 1' occupazione", "partire dalla riforma radicale degli ammortizzatori sociali chiudendo coi prepensionamenti", e non dimenticare che le pensioni d'anzianità non sono tutte uguali. In conclusione: "Non vorremmo che tutto si traducesse in una pura opera di tagli, senza alcun vantaggio per i giovani e per il mezzogiorno". Trattare la riforma nel suo insieme. Anche Antonio Pizzinato, sottosegretario al Lavoro ed ex segretario Cgil: "Concentrandosi sulle pensioni sarà difficile l'accordo con Rifondazione e sindacato, ma se sul tavolo si mettono anche ammortizzatori sociali, sanità, assistenza, a

llora secondo me un'intesa si trova". Anche Enrico Micheli, in nome e per conto del governo: "Bisogna esaminare il complesso dei problemi, tutti insieme, al tavolo". A Rifondazione è molto piaciuta questa frase di Micheli. Franco Giordano pero, responsabile Lavoro del Partito di Bertinotti, insinua: "Micheli è diverso da D'Alema, certo, è persona squisita, intelligente. Non vorrei che fosse un gioco delle parti, con D'Alema che usa l'accetta e Micheli la lima".

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail