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Segreteria Rinascimento - 22 maggio 1997
Da "L'Opinione" del 22 maggio 1997 - pag.1

IN DIFESA DI BERISHA

Di Marco Pannella

In Albania e dall'Albania si sta compiendo un ulteriore passo perché in Europa si estenda il sistema partitocratico, contro quello democraticoliberale. La pretesa dei partiti albanesi di imporre anche con il ricatto di torbide solidarietà internazionali - leggi elettorali proporzionali risponde a interessi di fazione e di conservazione, non a caso fatti propri e sostenuti dai tanti partiti di derivazione o di condizione "postcomunista", socialburocratici in testa. Questi partiti, nella recente storia albanese, hanno già impedito l'adozione di una Costituzione tendenzialmente liberale e antipartitocratica, imponendo al proprio paese il rafforzarsi di poteri di fatto piuttosto che di diritto, e ponendo, in questo modo, le premesse per quella "libanizzazione" della società, che ha condotto l'Albania alle soglie della guerra civile. Le reiterate accuse di corruzione rivolte nei confronti del Presidente Berisha e del suo Partito costituiscono una mistificazione e una riabilitazione appena nascosta del regime di

Hodja: dietro lo schermo di una "questione morale" albanese si negano, nella sostanza, le responsabilità e le conseguenze di un regime comunista, durato mezzo secolo, fondato su di una corruzione totale, imposta a tutti ed a ciascuno, ed innanzitutto al popolo ed al Paese, e non circoscritta alla sola famiglia del dittatore; si sostiene, di fatto, che quanto è avvenuto dalla caduta di Hodja, e sta accadendo in questi giorni, non dipenda dalla "continuità storica, politica e civile dell'Albania "comunista", ma dalla ricerca di un ancoraggio culturale e politico classico e occidentale, bipartitico, presidenziale e "americano" (e dunque, naturalmente, "autoritario"). Non si può presentare il Partito del Presidente come il partito della corruzione e quelli contrari a Berisha come i partiti dell'onestà: questa non è visione corretta né fondata su fatti. Veramente "vero" è che il Presidente Berisha si è comportato come il Presidente di una Repubblica presidenziale e non "parlamentare", come nel "pacchetto" di legg

i "costituzionali" veniva stabilito. Ma lo ha fatto certamente meno ed in modo meno scandaloso e grave di quanto non abbia fatto e non faccia quotidianamente il Presidente della Repubblica italiana. I partiti italiani (e quelli partitocratici di non pochi paesi continentali d'Europa) hanno esportato in Albania molto di sé, cioè molta antidemocrazia e molta corruzione di Stato; molto stalinismo e molto assistenzialismo. Tirana e Valona sono oggi lo specchio di Roma e di Torino. Ed è probabilmente vero che lì vi sono stati molti brogli elettorali (e, probabilmente, non sempre da una sola parte). Ma in Italia il problema è stato risolto più radicalmente: in Italia è vietato votare quando si sa che il popolo voterebbe a stragrande maggioranza contro la partitocrazia di destra, centro o sinistra che sia. Si vieta di voltare, e si ribaltano i responsi elettorali; si tradisce la Costituzione e la legalità senza bisogno di carri armati. Basta una Corte Costituzionale. Basta un Parlamento che, quasi unanime, attribui

sca ai "propri" partiti un finanziamento pubblico che il 93% degli elettori ha negato e abolito. E non ci sono, a Roma, "brogli". Speriamo che in Albania - almeno - continuino. Vorrà dire che - lì, almeno - vi vota.

 
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