PANNELLA RINUNCIA A RACCOGLIERE LE FIRME PER I REFERENDUM
Di Cristina Missiroli
Poteva essere il giorno del trionfo referendario. Giorgio Fossa, nella sua relazione annuale di presidente della Confindustria, aveva tenuto un passaggio proprio per ribadire il sostegno di viale dell'Astronomia ad alcuni quesiti presentati in Cassazione dai Riformatori. E, in questo modo, si era anche tirato addosso le invettive del presidente dei deputati della sinistra democratica, Fabio Mussi: "quella dell'appoggio a Pannella è l'autentica pazzia della relazione di Fossa". Per il sindacato degli industriali si trattava di un passo piccolo, forse, ma coraggioso. Soprattutto se si tiene conto della sua stona. Si ricorda, infatti, un solo precedente di questo genere: quello dei referendum elettorali del 1993. In quell'occasione (a campagna referendaria già avviata e con mezzo) mondo politico e mezza società civile già mobilitata) gli industriali gettarono nella mischia il loro gruppo giovanile. Oggi gli imprenditori avevano preso in considerazione l'ipotesi di appoggiare la battaglia sin dal suo inizio. Non
solo. A Fossa, nei giorni scorsi si era unito anche Sergio Billè. Il presidente della Confcommercio (fermo il no ai referendum sui sindacati) aveva garantito il suo appoggio a ben otto quesiti. E Gaetano Pecorella, presidente dell'Unione Camere Penali, aveva assicurato il sostegno sui temi della giustizia. Ma queste dichiarazioni non sono bastate ai radicali. E qui è la vera notizia: Marco Pannella ha deciso che il suo movimento questa volta, non inizierà la raccolta delle firme necessarie a promuovere i referendum presentati in Cassazione. Il "segnale di interesse e buona volontà" di Fossa e Billè, insomma è stato gradito, ma non sufficiente: "Questa volta spiega Pannella non eravamo alla ricerca di appoggio. Al contrario, ci eravamo dichiarati pronti a mettere il nostro know how a disposizione dei cittadini e delle categorie interessate a queste battaglie". I radicali intendevano, fornire semplicemente uno strumento di riforma su alcuni dei temi che "se non fossero stati sotterrati dalle sabbie mobili d
el regime", sarebbero oggi nell'agenda politica del Paese. Per questo hanno elaborato e depositato in Cassazione 44 quesiti referendari: "un menù, come al ristorante", all'interno del quale gli interessati avrebbero potuto scegliere le battaglie da portare avanti. "Avevamo dato tempo fino al 21 maggio ha ricordato Pannella Aspettavamo che qualcuno si facesse avanti e chiedesse il nostro aiuto. Il che non è accaduto. Il salto di qualità nell'impegno della Confindustria e della altre associazioni di categoria non c'è stato". E ora'? "Ora i 41 quesiti depositati in Cassazione restano lì. Chiunque adesso, con l'assenso dei relativi comitati promotori, può stampare i moduli per la raccolta delle firme e raccoglierne su uno o più quesiti. Il Movimento dei club resta disponibile a fornire il suo aiuto a chi ne avesse bisogno. E siccome in Italia pare ci siano cinque milioni di imprenditori tra piccoli e grandi, non si può escludere a priori che qualcosa si muova ancora". Un certo interesse sembra che sia stato es
presso dalla Confedilizia. Almeno per non far naufragare la possibilità di promuovere quei referendum che riguardano da vicino la categoria: quello sull'abolizione dell'equo canone e delle commissioni prefettizie per gli sfratti. Ma Pannella riserva una stoccata anche alla classe politica: "Si dice da tempo che esiste un mondo politico liberale, o in altri casi, che esistono forze liberali trasversali agli schieramenti. In verità molti liberali fanno dichiarazioni di appoggio ai referendum. ma solo su Radio Radicale. Sarebbe più utile che facessero le stesse affermazioni davanti alle telecamere di Rai e Mediaset". E intatti, conclude il leader radicale, "l'opinione pubblica non può muoversi, se non è informata".