REFERENDUM PANNELLA GETTA LA SPUGNA
Marco Pannella ha gettato la spugna: i suoi club hanno deciso di "non procedere oltre nella campagna referendaria" sui 44 nuovi quesiti depositati in Cassazione, e quindi di "non avviare la raccolta delle firme". La decisione è stata presa in conseguenza dell'orientamento maturato in Confindustria di "appoggiare" si ma non di "promuovere" (anche e soprattutto mettendo a disposizione i fior di miliardi necessari) la campagna per cinque soltanto dei nuovi quesiti pannelliani. "Grazie per l'attenzione, ma non mi basta", ha detto Pannella. Alla parziale marcia indietro di Confindustria (frutto anche di contrasti vivaci esplosi in seguito all'atteggiamento del presidente Fossa considerato troppo arrendevole alle insistenti pretese radicali) e alla conseguente resa di Pannella non appare estranea la polemica che si era intrecciata tra Giorgio Fossa, il capogruppo della Sd a Montecitorio Fabio Mussi, e lo stesso Pannella. Fossa aveva annunciato il semplice "appoggio" ai referendum con cui Pannella proponeva: 1 ) l'
abrogazione dell'obbligo dell'assicurazione antinfortunistica all'lnail; 2) l'eliminazione della gestione pubblica del collocamento; 3) la liquidazione delle norme anticaporalato; 4) l'abrogazione delle disposizioni dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti individuali; e 5) l'eliminazione dell'obbligo dell'iscrizione al servizio sanitario nazionale, affermando la liceità (caldeggiata dalle grandi assicurazioni) dell'opzione tra pubblico e privato. "Un'autentica pazzia", per Mussi: "Una borghesia industriale che si rispetti non si butta, su argomenti che sono oggetto di concertazione tra le parti sociali, su referendum di un Pannella che è ormai l'ombra di se stesso". Furiosa la replica di Pannella: "E' la conferma dell'esistenza di una sentenza a mio carico: da un anno, infatti, non devo essere altro che un 'ombra, per tutti i corifei di regime". Tra i quali, paradossalmente, ha collocato anche Fossa.