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Segreteria Rinascimento - 26 maggio 1997
Da "IL CORRIERE DELLA SERA" del 26 maggio 1997, pag.4

PANNELLA. E QUELLO CHE SI MERITANO IL QUIRINALE E LA CORTE COSTITUZIONALE

"Si vietano le consultazioni legali per forza la Lega organizza quelle illegali"

Roma - "Bossi e i suoi gazebo? Quello è un referendum dell'altro mondo. Ma è esattamente ciò che si mentano Scalfaro e la Corte Costituzionale". Marco Pannella, principe dei referendum, non infierisce sul senatur. Fa capire chiaramente che tra le sue battaglie e quelle del Carroccio c'è una differenza abissale. Però concede al leader della Lega l'onore delle armi ("c'è stato negli anni scorsi un significativo contatto con i nostri militanti") e se la prende con i suoi ormai fissi nemici: il presidente della Repubblica le istituzioni, televisioni e stampa finora "avari" di informazione sui quesiti referendari del 15 giugno. Dice che "la differenza" c'è, e come, tra i gazebo delle camicie verdi e le regolari urne referendarie. Ma non solo per un motivo sostanziale. "Per forza - "Per forza - si indigna Pannella - i referendum regolari in Italia sono ormai vietati. Che vogliamo farci se la Lega organizza il voto illegale? Ad ogni modo a loro va meglio che a noi". Perchè? L'instancabile Marco alza la voce: "Almen

o del loro referendum si conosce il valore puramente propagandistico mentre di noi non si sa semplicemente nulla". Ripete: "Ma no, che illegalità. Fanno benissimo: è ciò che si meritano gli italiani di Scalfaro e dei giudici della Consulta". Apre quindi una parentesi arrabbiata sulla prova prevista fra tre settimane, quella dei 6 referendum dei suoi Club, che gareggiano con i 5 delle Regioni e che rischiano in gran parte di essere cancellati da leggi approvate all'ultimo momento: "Su dodici milioni di firme almeno 9 milioni e mezzo sono già andate al macero per colpa della Corte Costituzionale. Ed ora non ci concedono neanche uno spot in tv". Ma avrebbe votato ieri Pannella? "Se fossi stato un padano avrei scelto per una terza via: nè voto, nè astensione, ma originale e autonoma iniziativa politica". E comunque, di fronte ai padani alle urne, il leader non si scompone: "Non squalificano le nostre battaglie". Tira fuori un argomento che piacerà certamente ai fedelissimi di Bossi: "Nel'92 abbiamo pr

esentato una piattaforma di richieste che comprendevano anche l'abolizione dei prefetti, così come le chiedeva a suo tempo Einaudi". E alla fine argomenta: "Io sono federalista da almeno trent'anni. Molto, molto prima di Bossi". Si ferma, poi precisa: "Federalista europeo, niente a che vedere con il secessionismo". Per chi non lo avesse ancora capito.

 
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