LA POLITICA VA FINANZIATA ALLA LUCE DEL SOLE
Pagare i partiti è un male? E' un'opinione da ribaltare
Di Massimo Teodori
Diciamo la verità. L'opinione corrente su soldi e politica è pessima. Investire danaro in politica è considerato se non proprio un affare sporco, qualcosa da tenere nascosto e di cui bisogna vergognarsi, come andare a puttane. L'ipocrisia domina su tutto il fronte: ma se la politica costa, chi la deve pagare? Al fondo, tanti preferiscono
chiudere gli occhi e lasciare che sia lo Statomamma ad allattare i partiti, come ha fatto per oltre trent'anni in forme dirette e indirette, palesi e occulte. Salvo poi a strillare contro i partiti ladroni e i politici corrotti, e invocare le manette a gogò.
Questa è la realtà del finanziamento della politica, oggi. Quando si è potuta pronunziare con il referendum del 1993, la stragrande maggioranza degli italiani ha clamorosamente bocciato il contributo pubblico ai partiti. Ciononostante tutte le forze parlamentari, di sinistra e di destra, piccole e grandi, vecchie e nuove, si sono di soppiatto messe d'accordo per farsi dare ancora una volta da mammaStato 160 miliardi l'anno, più i rimborsi spese elettorali, più qualche centinaio di miliardi per i quotidiani di partito, più, più tante altre voci che non si riescono neppure a individuare. E'possibile fare diversamente? E' ribaltabile la diffusa opinione che pagare la politica non è necessariamente un male ma anzi, a certe condizioni, può rappresentare un atto positivo per la democrazia? E' possibile portare esplicitamente alla luce del sole la difesa degli interessi, siano essi di carattere industriale, commerciale, sociale, civico, territoriale, ideale, ambientale o di qualsiasi altro tipo? Fino a che punto è
inevitabile che il partito dipenda finanziariamente dallo Stato e che l'iscritto o il simpatizzante siano clienti del partito? O è invece possibile invertire la piramide mettendo l'individuo al centro della politica, e facendo del partito un'autonoma espressione della società civile fuori da ogni parastatizzazione e paranazionalizzazione. A queste domande abbiamo cercato di rispondere con l'iniziativa del 23 maggio, "Ogni cittadino paghi il suo partito; una proposta per il finanziamento diretto alla politica" organizzata da "Società aperta Nuova Costituzione" insieme con le riviste "Biblioteca delle libertà", "Ideazione", "Liberal" e "Mondoperaio". L'hanno sostenuta un centinaio di autorevoli personalità d'ogni tendenza del centrodestra come del centrosinistra tutte convinte della necessità e urgenza di dare uno scossone liberalizzante ai rapporti tra cittadino, politica e Stato anche sotto l'aspetto del finanziamento. L'idea è semplice. Ogni individuo ma anche ogni entità organizzata società, sindacato, a
ssociazione professionale, gruppo civico può sostenere finanziariamente in maniera diretta e aperta il partito, il movimento o il candidato che sceglie in quanto lo avverte vicino alle sue idee e ai suoi interessi. Allo Stato spetta il compito di facilitare il flusso del danaro verso le attività politiche defiscalizzando entro certe soglie (la proposta indica fino a 20 e 100 milioni annui le detrazioni dall'imponibile rispettivamente per le persone fisiche e giuridiche; e in 10 e 50 milioni le detrazioni in occasioni elettorali). Il tutto, in un quadro di trasparenza, di controlli e di sanzioni adeguate alla gravità delle trasgressioni. Si può ritenere questa proposta il frutto astratto di anime belle fuori dal realismo della politica politicante e degli affari affaristici. Può darsi. Attenzione però: non si può andare avanti per molto tempo nella continua altalena tra sotterfugi e giustizialismi. E' questa l'atmosfera che finora ha dominato in materia di soldi e politica. Dovrebbero pensarci bene sia le fo
rze politiche che chiudono gli occhi e aprono le tasche, sia le persone e le società che preferiscono mettere mano al portafoglio solo per scambi occulti e poco confessabili. Non è meglio che ognuno faccia sesso o si fidanzi, per il tempo che vuole, con chi liberamente consente, piuttosto che seguitare ad andare a puttane nella notte, salvo poi essere scoperti per atti osceni in luogo pubblico?