RICCA LEX SED LEX
Mezzo miliardo netto di buonuscita. Paghe fino a 400 milioni. Rendite con 20 anni di servizio. Senza distinzioni tra i Borrelli e gli Squillante. Ora pero il referendum del 15 giugno...
Inchiesta / le pensioni d'oro e gli ottimi stipendi dei magistrati italiani
di Ivo Caizzi
Alla Presidenza del Consiglio è pronto da tempo un aumento per i magistrati, che già godono di un trattamento economico tra i più favorevoli del settore pubblico. Questo incremento, se approvato dal governo di Romano Prodi, può far lievitare anche i ricchi introiti dei parlamentari. Perchè, quando inquisivano di rado i politici corrotti, i magistrati ottennero un aggancio alle retribuzioni dei deputati e dei senatori, che di fatto porta gli uni a beneficiare degli aumenti degli altri: cementando cosi quella coincidenza d'interessi economici che sembra alla base delle pensioni d'oro e dei privilegi delle corporazioni più potenti (a carico sempre di tutti gli altri contribuenti). Questo consociativismo istituzionale si realizza perfino alla Corte Costituzionale, che pure dovrebbe garantire il principio della "legge uguale per tutti" ma non ha di fatto frenato le ingiustizie della giungla retributiva e previdenziale italiana, tutta a favore delle categorie privilegiate, tra cui sono compresi gli stessi membri d
ella Consulta. I giudici costituzionali percepiscono infatti gli stipendi massimi dei magistrati (i circa 400 milioni lordi del primo presidente della Cassazione) e ne traggono pensioni d'oro che appaiono poco in linea con l'articolo 38 della Costituzione. Questo impone di garantire agli anziani solo i mezzi adeguati per vivere. Invece governanti e parlamentari, con l'avallo dei magistrati e del resto della nomenclatura nazionale (superburocrati, boiardi di aziende e banche pubbliche, giornalisti militari), hanno varato un sistema previdenziale definito dagli esperti "Robin Hood alla rovescia" che toglie ai poveri per dare ai ricchi. E che consente a chi ha alte retribuzioni di incassare quasi sempre pensioni più ingenti rispetto ai contributi pagati. Perchè invece che ai versamenti dell'intera carriera si fa riferimento agli ultimi stipendi: sfavorendo quei cittadini a basso reddito che la Costituzione voleva tutelare. I referendum promossi dai Club Pannella, in programma il 15 giugno prossimo, evidenziano
due storture fondamentali nella carriera e nelle retribuzioni delle toghe italiane. Innanzitutto propongono di eliminare gli automatismi che garantiscono lo stesso stipendio, in base all'anzianità, praticamente a tutti i 7 mila magistrati. Nello stesso grado hanno uguale busta paga sia i simboli della lotta alla corruzione, alla criminalità economica, alla mafia e i loro colleghi meno noti che amministrano la giustizia con correttezza ed efficienza sia i magistrati responsabili dello sfascio dell'apparato giudiziario nazionale. L'inefficienza nel settore penale fa si che oltre 1'80 per cento dei delitti rimangano impuniti. In più produce clamorosi errori e iniquità, soprattutto a scapito degli imputati meno abbienti, per cui quasi mai scattano quelle campagne sul "garantismo" spesso automatiche quando gli inquisiti sono personaggi eccellenti. Nel settore civile l'accumulo di procedimenti arretrati decreta l'impossibilità di avere giustizia in tempi ragionevoli, favorendo i colpevoli rispetto ai danneggiati.
Ma identici trattamenti economici spettano pure ai magistrati corrotti. Questi si vedono protette le pensioni d'oro (in genere per quattro quinti) da leggi limitatrici delle azioni risarcitorie, varate in realtà per non far morire di fame chi ha redditi minimi. Il referendum del 15 giugno riguarda anche gli incarichi extragiudiziali. Questi quasi sempre rallentano il già lentissimo ritmo dei tribunali, distogliendo alcuni magistrati dal lavoro quotidiano e generando ambiguità. "Da tanti anni l'Associazione nazionale magistrati si esprime contro gli incarichi extragiudiziali dice Franco Ippolito, magistrato e vicedirettore generale del ministero della Giustizia". Il fenomeno più significativo, che riguarda oli arbitrati obbligatori, è ristretto ai magistrati della Corte d'appello di Roma, gli unici che di fatto possono ottenere degli incrementi molto significativi degli introiti. Per quanto riguarda altri arbitrati il Consiglio superiore della magistratura (Csm) non concede più autorizzazioni. Certo i ricch
i incarichi extragiudiziali sono stati veicolo di condizionamento dell'indipendenza e. talvolta, anche di inquinamento dell'immagine di correttezza dei magistrati. Non credo pero che siano state lobby interne ad evitarne finora l'abolizione totale. Piuttosto un potere politico è stato sempre attento a mantenere possibilità di condizionamento almeno su alcuni esponenti della magistratura". Anche sugli automatismi di carriera c'è autocritica. "Evitare una struttura piramidale e una discriminazione retributiva tra i vari incarichi garantisce l'indipendenza dei magistrati dice l'ex presidente della Anm Mario Cicala . Questo principio pero non deve favorire chi limita l'impegno professionale. I recenti provvedimenti proposti dal ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick introducono valutazioni periodiche proprio per risolvere questo inconveniente". I magistrati arrivano quasi tutti in meno di 30 anni, al grado di consigliere di Cassazione, senza collegamento con i risultati ottenuti e con l'incarico svolto (
pm, gip, giudice di Cassazione, Pretura, Tribunale dei minori, ecc.). Con gli ottimi stipendi (vedere tabella) ci sono Il posto garantito, una mutua integrativa e tante facilitazioni ufficiali e ufficiose (soprattutto nei piccoli centri). Per ottenere una pensionebaby bastavano 19 anni, sei mesi e un giorno (cinque anni in meno per le donne) con riferimento all'ultima retribuzione, per consentire rendite più alte rispetto ai contributi versati. Le ultime riforme hanno introdotto delle penalizzazioni di lenta attuazione, che colpiscono soprattutto i neoassunti e i più giovani. "Dal '92 è finito il momento aureo per le pensioni dei magistrati dice Cicala . Non c'è più nemmeno la clausola d'oro, che consentiva l'adeguamento automatico delle rendite agli aumenti di chi restava in servizio". Si può comunque ancora restare in attività fino a 72 anni, conseguendo buonuscite da un miliardo. Con liquidazioni di circa mezzo miliardo netto sono stati beneficiati pensionati d'oro come Renato Squillante e Filippo Verde,
che guadagnavano circa 200 milioni annui e si sono ritirati dopo il coinvolgimento nelle inchieste sulla corruzione nel Palazzo di Giustizia di Roma. Un po' meno ha maturato Diego Curtò, coinvolto nello scandalo di mazzette degli uffici giudiziari milanesi, la cui rendita sarebbe condizionata dalla richiesta di riconoscimento di una invalidità. Pensionati d'oro del tribunale milanese sono una toga vicina al Psi craxiano come Adolfo Beria di Argentine e Giulio Catellani, noto per i contrasti con il procuratore capo del pool "Mani pulite" Francesco Saverio Borrelli. A cavallo del mezzo miliardo netto risultano le liquidazioni dell'ex capo della Procura di Roma Ugo Giudiceandrea, uno dei tanti magistrati criticati per avere ottenuto un prestigioso appartamento a equo canone, e dell'ex presidente della Corte d'appello di Roma Carlo Sammarco, candidato alla Consob dalla Dc di Giulio Andreotti. Come pensionato baby, Guido Viola, ex magistrato a Milano e avvocato del gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi, ha incas
sato meno. "Ho lasciato la toga a 49 anni, dopo oltre 73 di servizio e con altri quattro ottenuti riscattando la laurea dice Viola. Con i redditi da avvocato metà della mia pensione finisce al fisco". Ma sono molti gli ex magistrati con rendite baby che svolgono altre professioni. Le pensioni massime le ottengono i big della Cassazione di Roma dove il presidente è Vittorio Sgroi e il procuratore generale Ferdinando Zucconi Galli Fonseca. A questo livello non si arriva con gli automatismi e gli stipendi si avvicinano ai 100 milioni lordi annui. Ottima condizione è quella delle toghe nominate nel Csm, che vantano ricche indennità aggiuntive, come i colleghi distaccati in incarichi di supporto alla Consulta, nei ministeri o in altre sedi istituzionali. Una condizione di assoluto privilegio la ottengono i tanti magistrati eletti in Parlamento. Continuano a farsi pagare i contributi dallo Stato come se fossero regolarmente in servizio. E poi cumulano la pensione giudiziaria con il vitalizio d'oro da ex senatore
o ex deputato. I1 Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha maturato la pensione da magistrato passando pochi anni con la toga e quasi tutta la carriera in Parlamento mentre il presidente della Camera e magistrato Luciano Violante sembra avviato verso una condizione simile. Scalfaro e Violante pero sono stati gli alti esponenti dello Stato che hanno rotto il muro di omertà sui privilegi della nomenclatura nazionale: censurando pubblicamente l'iniquità delle pensioni d'oro delle corporazioni pi potenti. Meno sensibili a questo argomento sono apparsi vari ex presidenti pensionati della Corte Costituzionale, come il magistrato Aldo Corasaniti, gli avvocati Mauro Ferri e Leonetto Amadei, i professori Francesco Casavola Ettore Gallo e Giovanni Conso. L'ex ministro craxiano della Giustizia e ora giudice della Consulta Giuliano Vassalli, come Corasaniti, Ferri e Amadei, cumula con il vitalizio d'oro da ex parlamentare. Ma alla Corte Costituzionale presieduta dal magistrato Renato Granata, non protestano c
ontro i privilegiati nemmeno i dipendenti interni, gratificati con stipendi molto più alti dei comuni statali. Gli autisti o i commessi con una ventina d'anni di anzianità guadagnano circa 4 milioni netti al mese, che sono più o meno il doppio rispetto a tanti loro colleghi ministeriali. Le segretarie arrivano sui 5,4 milioni di lire, mentre i funzionaridirigenti con 12 anni di anzianità toccano i 6 milioni netti. Tanti magistrati, comunque, ritengono giuste le loro retribuzioni, collegate a quelle dei parlamentari. La pensano diversamente, pero, tanti dei lettori che hanno scritto al Corriere dopo la pubblicazione delle inchieste sulle pensioni d'oro e i privilegi delle corporazioni più potenti. "Con tali stipendi si dovrebbe lavorare, e soprattutto lavorare per il Paese Italia, anche di notte", ha ammonito la lettrice Mina De Rosa di Roma