LA CASSAZIONE CANCELLA ALTRI 4 REFERENDUM
Per i giudici i quesiti proposti dalle Regioni sono ormai superati dalle nuove leggi
Il 15 giugno si voterà solo per i sei proposti dai radicali e (forse) per quello sul ministero dell'agricoltura. E Pannella fa il fantasma.
ROMA - In una botta sola ridotti da 11 a 7 i referendum per i quali si andrà a votare il 15 giugno. L'ufficio centrale della Cassazione ha stabilito ieri che i 5 referendum proposti dalle Regioni sono superati da nuove leggi. L'annuncio è stato dato da Adriana Vigneri, sottosegretaria all'interno, che ha precisato trattarsi del referendum abrogativo dei concorsi unici (la "Bassaniniuno" riconosce infatti il diritto delle singole amministrazioni di bandirli), e di quelli abrogativi dei controlli statali sugli atti regionali e di quelli regionali sugli atti degli enti locali, e della figura del segretario comunale come "occhio" dello Stato. Anche per questi tre referendum c'è il riconoscimento formale, che i quesiti sono superati dall'entrata in vigore della cosidetta "Bassaninidue" sullo snellimento delle procedure. Già otto volte nel passato (tra il '78 e il '93) il varo di nuove leggi aveva vanificato lo svolgimento di altrettanti referendum. Soddisfazione del presidente della Conferenza delle regioni, Robe
rto Formigoni: in effetti "le leggi approvate dal Parlamento hanno recepito la totalità delle richieste a suo tempo sollevate". Dei referendum regionali resta in piedi solo quello che propone l'abrogazione del ministero delle Risorse agricole. Ma non è detto che regga: il governo potrebbe emanare (in accordo con le regioni) un decretolegge volto a ridurre le competenze statali in favore di quelle regionali. Restano per ora in piedi anche i 6 referendum dei radicali (che se ne erano visti bocciare altri 12 dalla Consulta) per i quali si dovrebbe votare a metà giugno: abrogazione dell'ordine dei giornalisti - la riforma è bloccata in Senato dal centrodestra - dei poteri del Tesoro nelle privatizzazioni (la cosidetta golden share), dei limiti per l'ammissione all'obiezione di coscienza (ma An ha scatenato l'ostruzionismo alla Camera contro la riforma delle norme attuali), del divieto di caccia nei fondi privati, degli incarichi extragiudiziari dei magistrati e dei criteri d'anzianità nell'avanzamento delle loro
carriere. Ma Pannella protesta perché non ci sarebbe sufficiente propaganda referendaria nelle reti Rai. E allora ieri è apparso sui teleschermi travestito da fantasma "della democrazia e della legalità": provocando così il rifiuto del suo interlocutore ad una tribuna televisiva, il giornalista Mario Petrina, di partecipare ad un faccia a faccia sul referendum che vorrebbe abolire l'ordine dei giornalisti, con conseguente annullamento della trasmissione e denuncia dello stesso Pannella nei confronti della Rai per "interruzione di pubblico servizio". Il leader radicale ha poi presentato un ricorso alla Corte Costituzionale, ed una istanzadenuncia al garante per l'editoria. La presunzione di reato? Che si faccia di tutto far saltare i referendum anche per disinformazione: perché il voto sui referendum sia valido dovrà esserci una partecipazione al voto di almeno la metà più uno degli aventi diritto.