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Segreteria Rinascimento - 29 maggio 1997
Da "La Repubblica" del 29 maggio 1997 - pag. 19

I CASSIERI DEI PARTITI ALLA GUERRA DEI "740"

"IL 4 PER MILLE? LA GENTE NON E INFORMATA"

Nella dichiarazione dei redditi pochi versano contributi alla politica

Di Angelo Lupoli

ROMA - "Introvabili come il Feroce Saladino". Francesco Riccio, tesoriere del Pds, sorride e spiega: "La verità è sotto gli occhi di tutti: i modelli necessari a destinare il quattro per mille dell'Irpef al finanziamento della politica sono stati distribuiti in ritardo e in numero ridotto. Quindi prima di parlare di fallimento bisogna capire cosa è successo veramente". Il messaggio è chiaro: il popolo del 730, i contribuenti che hanno scelto l'assistenza fiscale, non si è rifiutato in massa come sembra dai primi dati delle dichiarazioni, di dare soldi ai partiti, ma non ha avuto la possibilità di dare la sua disponibilità. A puntare l'indice sulla macchina amministrativa non è solo Riccio ma tutti i tesorieri dei principali partiti che, alleati per una volta, non solo hanno firmato un'interrogazione comune per denunciare i ritardi nella distribuzione dei modelli ma si sono dati da fare autofinanziando spot in tv e inserzioni sui giornali. Insomma cercano di salvare il salvabile e di capire quanto riusciranno

a recuperare dal finanziamento pubblico il prossimo anno. "Non dico che ora dovrebbero darci un risarcimento azzarda Francesco Pontone, responsabile della cassa di Alleanza Nazionale ma almeno ammettere che ci sono stati ritardi e disfunzioni". E Severino Lavagnini, tesoriere del Ppi, già pensa a far crescere la quota delle "erogazioni liberali", che fuori dal gergo tecnico significa chiedere contributi ai sostenitori. "Bisognerà prendere atto che l'organizzazione non ha funzionato insiste Riccio e trovare una soluzione". L'ipotesi che già circola è quella di garantire sino alla fine della legislatura anticipazioni annue sul quattro per mille, salvo conguaglio finale. E' lo stesso meccanismo previsto per 1'8 per mille destinato alle Chiese: i partiti si spartirebbero, come prevede la legge, 110 miliardi senza considerare, sino alle stime definitive delle Finanze le indicazioni dei cittadini. Nei palazzi della politica resta però la speranza che il 740 (sono attese 14 milioni di dichiarazioni contro i

sei milioni del 730), faccia recuperare un po' di adesioni al finanziamento pubblico. "L'augurio è che non si ripetano, ma purtroppo già lo si riscontra, le gravissime carenze di distribuzione delle schede", dice Giovanni Dell'Elce, tesoriere di Forza Italia, e sottolinea come la maggior parte dei contribuenti ignori la legge. Proprio per rompere il muro della mancanza di informazione i partiti stanno facendo fronte comune: "Ormai ci vediamo ogni martedì per discutere il da fare", racconta Riccio. Le riunioni settimanali sono servite a definire una strategia di sensibilizzazione dei contribuenti e a far partire una campagna pubblicitaria sulle reti Rai, su un circuito privato e sui giornali. "Lo spot, studiato con la presidenza del Consiglio, ci è costato una trentina di milioni ed è stato trasmesso gratuitamente spiega il tesoriere del Pds - in più abbiamo costituito un fondo comune di 600 milioni per la pubblicità sulla stampa". Insomma i partiti stanno facendo di tutto per mettere in moto una legge che h

anno fortemente voluto e che difendono a spada tratta perché rispondono all'unisono i tesorieri - è equa e garantisce sia i grandi sia i più piccoli.

 
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