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Segreteria Rinascimento - 29 maggio 1997
Da "Il Tempo" del 29 maggio 1997 - pag. 3

SISTEMA ELETTORALE: CRESCE L'INTESA SUL TURNO UNICO

Di Max Reggiani

Paragonare Armando Cossutta, il "rosso antico", ad un bimbetto vispo e dissacratore può apparire in effetti eccessivo. Ma è stato proprio il "compagno" Armando, ieri mattina, a indicare a tutti la nudità del Re". "Noi riteniamo ha fatto sapere il presidente di Rifondazione Comunista e crediamo che il 90% della commissione Bicamerale sarebbe d'accordo, che se non si affianca al dibattito sulla forma di Governo anche quello sulla legge elettorale, non è possibile decidere niente...". A Massimo D'Alema, ma forse anche ad Indro Montanelli per non parlare di altri saranno senz'altro fischiate le orecchie. Ricordate? Prima dell'avvio dei lavori della commissione, proprio Montanelli, sul Corriere, scrisse che in Bicamerale si sarebbe cercata una nuova legge elettorale. E il segretario pidiessino ironizzò a lungo contro l'ennesima riprova dell'ignoranza della stampa italiana, notando - un po' sdegnato - che la commissione aveva tantissimi compiti, ma non quello di riformare le regole del voto, visto che queste n

on sono costituzionali, ma frutto di una legge ordinaria. Naturalmente è così. Ma è anche vero che è assai difficile scegliere una qualsivoglia forma di Governo (semipresidenzialismo o cancellierato, o premierato più o meno forte) se non lo si accompagna ad una soluzione sul metodo elettorale. Specie se si vuole raggiungere la stabilità dei Governi. E così sotto il pelo dell'acqua - ma mica troppo, visto che le iniziative fioriscono - ecco che riprende il via (parallela all'analisi della forma di Governo) la discussione sul modello di voto. E di - e si finirebbe per buttar giù l'uninominale ". Anche Berlusconi, secondo alcuni, non sarebbe più tanto convinto dell'attuale sistema di voto. E non avrebbe più tante simpatie per il doppio turno. Vero? Il Cavaliere rifugge da risposte dirette. Si limita ad osservare che "Se ci fosse un doppio turno in cui al primo si affrontassero i candidati col maggioritario e nel secondo gli schieramenti alternativi", lui e il Polo tutto sarebbero favorevoli. "Ma non credo - ch

iosa però - che ci sarebbero i numeri per questa ipotesi ". E guarda caso anche nel Pds l'aria che tira è quasi la stessa, "Il problema è creare maggioranze coese. E secondo me il doppio turno è il sistema migliore per realizzare questo obiettivo. Ma mi sembra che questa idea non possa ricevere vasti consensi ", butta lì il presidente dei senatori pidiessini Cesare Salvi. Niente doppio turno, allora? Fini mette uno stop: "I passi si fanno uno alla volta, altrimenti si rischia di ingarbugliare tutto!". Ma intanto è di legge elettorale che parlano ormai tutti. E' sulla legge elettorale che si scatenano appetiti, bramosie e paure. Tanto che 12 parlamentari del Ppi ieri hanno deciso di firmare un appello con cui si chiariscono che mai e poi mai potranno aderire all'ipotesi di un doppio turno elettorale che rischia di cancellare di fatto il Ppi, visto che "non siamo e non saremo mai indipendenti cattolici di sinistra". Un "no" strillato contro "una semplificazione selvaggia" che si ritrova anche in spezzoni di Po

lo. Dice Buttiglione: "un sistema neoparlamentare non ammette il doppio turno ma richiede un sistema proporzionale con premio di maggioranza". E D'Alema? Che dice il segretario della Quercia che fin qui è stato il gran sostenitore del doppio turno? Ufficialmente tace. Ma non sarebbe per nulla soddisfatto dell'andazzo delle cose. Dei ricatti dei partiti minori. Del rischio di un mancato accordo col Polo che manderebbe tutto a picco. Così, fra luci e ombre di un dibattito ancora clandestino, riprende piede l'ipotesi mediatoria studiata a suo tempo da Augusto Barbera: 6070% dei parlamentari eletti in un turno col maggioritario uninominale e il resto da attribuire al vincente del ballottaggio tra i due premier più votati. Assicurando il cosiddetto "diritto di tribuna" ai partiti minori. Un problema comunque ci sarebbe anche qui, come nell'ipotesi Giovanardi: quello dello sbarramento per poter ottenere la rappresentanza parlamentare. Dicono che D'Alema sia deciso se dovesse piegarsi a questa ipotesi ad aumentare

il varco, dal 4% richiesto oggi, almeno all'8%

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