COME SCALFARO INCRIMINO' SCALFARO
Di Iuri Maria Prado
"I giornali avevano anticipato le ultime dichiarazioni del presidente della Repubblica in tema di riforme istituzionali, ieri trasmesse in televisione. Proviamo ora a giudicarle richiamando qualche fatto passato, di cui pare non ci sia memoria. Scrivevano i gruppi parlamentari del Pds il 5 dicembre 1991: "Le riforme si possono certamente fare; in alcune situazioni, come quella presente sono addirittura irrinunciabili. Ma vanno fatte con il rispetto delle regole che la stessa Costituzione prevede". E si riferivano a certe esternazioni dell'allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, il quale aveva in effetti sollecitato la riforma del sistema Costituzionale. Non si trattava, si badi di semplici "critiche" a Cossiga: quello che ho riportato, infatti, è un passo del testo della denuncia per attentato alla Costituzione a suo tempo svolta dal Pds contro il capo dello Stato (denuncia poi rimasta lettera morta, perché ai comunisti non importava ne il processo né di ripristinare il diritto, ma solo far
fuori pur sbagliando metteva i bastoni tra le ruote della futura "gioiosa macchina da guerra").
Il presidente della Repubica, sosteneva allora il Pds, non può partecipare al gioco politico, non può stabilire un proprio rapporto personale con l'opinione pubblica, non può rilasciare "reiterate conferenze stampa, interviste, dichiarazioni" e, soprattutto, non può farsi interprete di questa o quell'istanza di riforma e manifestare in proposito il suo personale orientamento: se lo fa, si rende responsabile di attentato alla Costituzione, e va denunciato e processato. Lasciamo stare se il Pds avesse ragione o no quando imputava a Cossiga di aver tenuto quella condotta. E piuttosto domandiamo: prende parte si o no, Scalfaro, al dibattito politico? Tende si o no a stabilire un proprio rapporto diretto con l'opinione pubblica? Rilascia si o no, come e più di Cossiga, dichiarazioni sui più disparati argomenti politici? E dopo l'ultima uscita sul semipresidenzialismo, ieri diffusa da quel programma della Rai, interferisce o no Scalfaro nell'attività di riforma? Si abbandona o no, dunque agli stessi comportament
i a suo tempo addebitati a Cossiga, ma molto più frequentemente e gravemente di lui? Questa è l'ennesima volta che sbattiamo in faccia ai cari comunisti le loro stesse parole, e mai una volta che uno di loro abbia saputo replicare alcunché. Sarà perché i denuncianti di allora sono i governanti di oggi, in forza di operazioni e alleanze fondate proprio su violazioni identiche a quelle che ieri si denunciavano.
Ma oggi, dopo che abbiamo sentito il presidente Scalfaro dire quelle sue cose in televisione, usiamo le parole che lo stesso Scalfaro pronunziava quando presidente della Repubblica non era lui, il 23 luglio 1991: "Mi pare assai ardito che propinatore di riforme costituzionali sia il capo dello Stato". Ancora: "Mettersi a capo di un movimento riformatore pare in contrasto con i suoi (del capo dello Stato, ndr) compiti e con le sue responsabilità". Ancora: "Tale compito lo pone fatalmente, necessariamente e doverosamente fuori dalla dialettica politica". E ancora: "Il fare intendere di preferire la Repubblica presidenziale a quella parlamentare e privilegiare con evidenza talune soluzioni su altre inserisce il capo dello Stato nelle dirette responsabilità politiche, certamente in aperto contrasto con la parola e soprattutto lo spirito della Carta costituzionale, e ne rende vano e impossibile l'alto compito di garante". Chi ha violato i limiti e i principi ricordati dal deputato Scalfaro è il presidente Scalfar
o. Dei comportamenti, delle dichiarazioni, degli atti che il deputato Scalfaro definiva illegittimi è responsabile il presidente Scalfaro. Ad accusare il presidente Scalfaro sono le parole del deputato Scalfaro. Ex ore tuo te iudico, signor presidente.