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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 3 giugno 1997
Da "Il Giornale" del 3 giugno 1997 - pag. 6

IL PALAZZO IGNORANTE SUI REFERENDUM

Sondaggio del "Giornale" tra i parlamentari: molti non andranno alle urne o si rimetteranno alle decisioni del partito. La gran parte di deputati e senatori non sa esattamente su che cosa voteremo il 15 giugno

Di Roberto Scafuri

ROMA. Il pidiessino Angelo Fredda nostalgie di esami di riparazione e affannosi studi notturni rinvia l'intervista con Radio radicale: "Devo prepararmi meglio". Il popolare Paolo Palma rispolvera menefreghismi sessanttotini: "Mi cogli impreparato. Ricordo qualcuno, gli altri quali sono?". I1leghista Rinaldo Bosco è serenissimo nel ricordare un referendum sui "magistrati, la separazione delle carriere". Ma con buonsenso padano porta in borsa il ritaglio con tutti i quesiti: "Non vado mai senza, nei comizi cominciano a chiedermi cosa votare". Il collega Luciano Dussin, più serenamente, sostiene: "Sui magistrati? Mi pare ci sia solo un quesito". Gennaro Malgeri, direttore del Secolo e deputato di An, è di quelli che mostrano fieri il petto al nemico: "Ebbene sì sono uno di quelli che come dice Pannella se ne disinteressano: manco me li ricordo, quando sarà il momento...". Fa il paio con Gloria Buffo, pidiessina di sinistra con vene di poetica autoflagellazione: "Confesso la colpa, colpa soggettiva, della mia

vita sciagurata". Beata però l'umiltà monocola degli ignoranti referendari, nella terra dei ciechi politici. Il salto successivo all'homo sapiens sapiens, si direbbe con grande rispetto per il genere, è il parlamentaris furbus furbus. Il naturale sviluppo delle capacità di cavarsela sempre per il rotto della cuffia, evitando di essere messi nel sacco, rende la maggioranza dei parlamentari abilissimi nell'infinita gamma dei sotterfugi dialettici. Sui referendum di Panllella è sceso molto più del silenzio spettrale che denuncia il leader riformatore. Rischia di saltare quello sulla caccia se non si sospenderanno i lavori almeno nella settimana prima del voto di domenica 15 come chiedono 50 deputati. Nel frattempo Storace presidente della commissione di vigilanza Rai, invia la rituale lettera di protesta ai presidenti delle Camere e i comitati promotori dei referendum chiedono l'arresto di Siciliano e Iseppi. Echi lontani nel Palazzo. I più preparati in materia fanno bella mostra delle conoscenze referendarie:

Gustavo Selva (An) snocciola quesiti come grani del rosario, Filippo Mancuso (Fi) sarebbe pronto su due piedi a tenere una dotta conferenza sul tema, Antonio di Bisceglie (Pds) pur con qualche nobile sussiego e qualche generoso aiuto riesce a recitare la litania dei 7 o 6 (o 5?) quesiti senza impappinarsi. Colpa anche del numero, si dirà. E lo dicono, buttandola in politica, una coppia di dolci signore comuniste: Maria Carazzi e Gabriella Pistone: "No che non ci andiamo a votare". "Presa dal Dpef non ci ho proprio pensato dice Carazzi , ma noto il disinteresse dei militanti e voglio rispecchiare questo disagio". Per la prima volta mi rifiuto: è come la schedina del totocalcio. Non posso fare violenza a mia nonna spiegandole la Golden Share. Sarò presuntuosa ma non si può pretendere che la gente debba sapere cosa significhino i quesiti: ci vuole più rispetto per l'elettore. Tra il sì e il no specie in queste materie rivendico il sì ma ..e il no ma ". Ideologiche furbizie per sfuggire all'esamino sul referen

dum? C'è chi si rimette al "comunicato che farà Dini", come Ernesto Stajano. Chi va poco per il sottile come il sottosegretario Piero Fassino: "Referendum? La cosa più inutile del mondo. Sono una persona seria mi occupo di altro e di una cosa per volta. C'è tempo". Neppure tanto, una dozzina di giorni, ma non si fa neppure in tempo a dirglielo, slitta veloce come il fantasma di Pannella. Slitta via anche Vincenzo Vita: "Perchè non ne parliamo dopo i referendum?". La fretta si sa genera confusione: An che tra tre giorni conferma Tatarella deciderà le indicazioni di voto, trova Gasparri (e chissà quanti altri) unito al rifondatore Nerio Nesi nel "no" all'abrogazione della Golden Share. Tatarella, che se ne intende, slitta pure lui: "Lo saprete tra tre giorni. Se ho idee chiare, come cittadino? Noi dobbiamo dire ai cittadini come votare. Lapalissiano". Così i deputati vanno a ruota libera decidendo secondo coscienza" sulle azioni privilegiate dello Stato nelle privatizzazioni. Teodoro Buontempo la coscienza ce

l'ha, irremovibile: "Anche se dicessero di votare sì, io voto no. Comunque è vero che i referendum sono inflazionati e rischiano di aggiungere caos al caos". La forzista Tiziana Parenti sorpresa dal disinteresse del Palazzo ("Dovevamo farla noi parlamentari, l'informazione") non si sorprende delle titubanze di An: Fiuggi? Montecatini e chissà quante cure termali ci vorranno per dimenticare il vecchio vizio statalista".

 
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