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Segreteria Rinascimento - 4 giugno 1997
La mancata informazione sui referendum

Da "IL GIORNALE" del 4 giugno 1997

IL SILENZIO DELLA RAI E' FUORI DELLA LEGALITA'

La mancata informazione sui referendum

Di Iuri Maria Prado

Sia la Commissione di vigilanza sulla Rai, sia il Garante per la radiodiffusione e l'editoria hanno denunciato la mancanza di un 'opportuna informazione sulla campagna referendaria. "A pochi giorni dalle consultazioni referendarie del 15 giugno ha scritto il Garante si rileva la carenza di un'adeguata informazione sulle problematiche implicate dai temi sottoposti alla diretta valutazione dei cittadini e sullo stesso evento referendario". Qualcuno vorrà dare atto che non si tratta di una denuncia lieve: chi presiede alla correttezza e alla completezza dell'informazione, dice che non c'è, e dice che questa mancanza "si traduce, oggettivamente, in un pregiudiziale sostegno agli schieramenti che si oppongono all'approvazione dei quesiti referendari". Sono, quasi testualmente, le cose che decine di volte abbiamo scritto noi su questo giornale: solo che, appunto, questa volta non è un'"opinione", ma la manifestazione istituzionale dell'ufficio competente nell'esercizio istituzionale delle proprie funzioni di gar

ante. O è un pazzo mentecatto anche il professor Francesco Paolo Casavola? Non vorrà sostenerlo nessuno, ritengo. Ma bisognerà vedere se mai saranno ascoltate le sue parole, e se in questi giorni residui di campagna referendaria ci si deciderà a fare ciò che finora, inaccettabilmente, non si è fatto. Il timore è che né il Garante nè la Commissione di vigilanza servano

davvero a qualcosa. Il timore (chiamiamolo cosi) è che quelle istituzioni servano a dare impressione di legalità: ma la loro funzione è di rimanere inerti, perchè quando si attivano veramente nel loro compito istituzionale ecco che non servono più, e delle loro deliberazioni, delle loro raccomandazioni non si tiene conto, con una duplice violazione: della legge prima, e dell'ordine di rispettarla poi. Vale comunque la pena di aggiungere una parola sui destinatari (in questo caso le televisioni commerciali) della raccomandazione del Garante. Personalmente ritengo, come si vede, assolutamente fondato l'addebito secondo cui anche la TV privata non informa. Nè si dica che nelle commerciali non si tratta di politica (o della sua contraffazione), perché non c'è serata senza qualche pagliaccio parlamentare o sindacalista o giornalista abbondantemente ripreso e applaudito. Ma non si può dimenticare che la televisione privata, per quanto appiattita e serva, non è comunque "servizio pubblico", e che a quest'ultimo com

peterebbe dunque in modo obbligato e molto più stringente di informare con completezza. Bisogna ricordarle, queste cose, se i telegiornali della Rai comunicano la presa di posizione del Garante nei confronti delle commerciali quando la Rai, per se stessa, è responsabile di una condotta ben più grave, e non dà conto di contravvenire alle raccomandazioni della Commissione di vigilanza. Mi prenderò ne sono certo del difensore di qualche interesse privato. Sia pure: resta che se a ledere i diritti del cittadino è un servizio privato siamo di fronte a una violazione grave, ma che non impegna lo Stato; mentre se quella lesione la compie il servizio pubblico, allora è uno stesso pezzo delle istituzioni che si rende illegale. Uno è un fuorilegge di Stato. Che poi tra di loro si stabilisca un'unione di interessi è un altro discorso: un'altra realtà di ogni sistema antidemocratico.

 
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