REFERENDUM, CASAVOLA ESORTA LE TV A UN'INFORMAZIONE PIU COMPLETA
Secondo il Garante mancano adeguati spazi di approfondimento
Di Sari Gilbert
ROMA Se ne parla veramente poco, tanto che il Garante per la radiodiffusione e per l'editoria Francesco Paolo Casavola ha nuovamente sentito la necessità di richiamare alle loro responsabilità di informazione le tv nazionali pubbliche e private. Il nuovo round di referendum e davvero dietro l angolo. Tra solo dieci giorni, infatti. L'elettorato Italiano sarà invitato a votare sui sei (o sene) referendum popolari indetti per il 15 giugno mentre fino a oggi per il Garante, mancano "adeguati spazi di approfondimento informativo" necessari per aiutare i cittadini a capire il contenuto dei vari referendum. I quesiti che saranno posti davanti agli elettori i superstiti di una selezione rigorosa fatta a fine gennaio dalla Corte di Cassazione tra una trentina di proposte e di un'ulteriore ''potatura" dopo l'approvazione delle leggi Bassanini riguardano: l'obiezione di coscienza al servizio militare, la caccia, le carriere dei magistrati, l'ordine dei giornalisti, gli incarichi extragiudiziari dei magistrati e la
cosiddetta golden share, ossia i poteri speciali riservati al ministero del Tesoro nelle aziende privatizzate. Un settimo referendum, la soppressione del ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali, è in dubbio da martedì: dopo l'approvazione di un decreto legislativo sulla materia, la sua ammissibilità dovrà essere riesaminata e decisa nei prossimi giorni dall'Ufficio centrale per i referendum della Cassazione. Per gli elettori romani, invece, ci saranno due altre questioni da risolvere: dovranno esprimersi sulla privatizzazione dell'Acea (l'ente romana per l'energia elettrica e per l'acqua) e della Centrale del latte. "La celebrazione di referendum nei casi e modi previsti dalla Carta costituzionale costituisce l'esercizio di un diritto politico fondamentale, che va salvaguardato come tale nella sua effettività", ha scritto ieri Casavola in una lettera indirizzata alla Rai (che ha garantito una maggiore informazione), alla Rti, a Tmc a ReteA e a Beta Televisione. E la seconda volta in pochi gi
orni che Casavola ha sentito la necessità di ricordare alle televisioni il loro dovere di informazione. Il suo intervento, ha spiegato, non vuole in nessun modo proteggere "le ragioni del si". Ma è volto ad assicurare "la corretta celebrazione del referendum, che postula un corretto processo di formazione della volontà referendaria, sia essa destinata a esprimersi in un voto positivo o negativo, ovvero in un ponderato comportamento di astensione". E il Garante ha anche fatto capire che l'assenza di adeguati spazi informativi non può essere giustificata con "l'assenza di uno schieramento formale costituito per opporsi ai promotori dei referendum". L'importanza dell'informazione in materia referendaria è in gran parte dovuta alla natura "abrogativa" della consultazione popolare. Se in alcuni casi "la compatibilità degli incarichi extragiudiziari con la carriera del magistrato, l'esistenza dell'Ordine dei giornalisti i quesiti sono semplici, altri sono di più difficile comprensione, come il referendum sull'obi
ezione di coscienza dove il bersaglio è una parte della legge 772 del 1972 che sottopone le domande di obiezione a una commissione di indagine e affida alla Difesa la gestione del servizio civile. L'assenza di informazione sui relativi temi ha spiegato inoltre Casavola nella sua lettera - "risulta lesiva" nei confronti dei promotori dei referendum. In questo modo il Garante ha implicitamente dato ragione a Marco Pannella che. al Comitato Promotore dei referendum. ieri ha presentato un ricorso contro la RaiTv per lo stesso motivo.