Roma, 9 giugno 1997
Dichiarazione di Marco Pannella:
"Un regime che per non essere travolto nella sua immagine anche internazionale ha l'assoluta necessità di impedire in qualsiasi modo, per illegale e immorale che sia, l'esercizio del diritto di voto referendario da parte del popolo, gioca lui - e non noi - la sua ultima carta continuando fino all'ultimo secondo a sabotare i residui referendum sottoposti al voto estivo del 15 giugno. E' pacifico infatti che noi, da soli come forza politica organizzata, esprimiamo obiettivi di radicali riforme istituzionali, economiche, sociali e civili che coincidono con le attese e il voto auspicato dell'80 per cento dei cittadini di questo Paese, mentre da Rauti a Bertinotti, da D'alema a Fini, da Berlusconi a Prodi tutti insieme dovrebbero dividersi il restante 20 per cento dei suffragi. L'occasione è oltre che quasi disperata per liberarsi da questa disagevole situazione storica, anche ghiotta: se riesce infatti il colpo di ottenere che il Paese non voti a maggioranza, con il quorum necessario domenica 15, la 'politica' i
taliana tutta intera si sarà liberata dalla sua incomoda e rischiosa condizione. Più nessuno potrà disturbare il manovratore ed il capotreno del convoglio partitocratico di regime. Come di già negli anni infami e disastrosi della politica di unità nazionale il confronto è fra il Pci e suoi eredi da una parte a guida dell'intero sistema partitocratico, e noi 'radicali' con la grande maggioranza del Paese, dall'altra".