NON VOTIAMO
Di Carla Catalini
Totalitari anche noi? Secondo le accuse a vanvera lanciate al Pds di Marco Pannella, evidentemente sì. Visto che siamo per l'astensionismo attivo nei referendum di domenica prossima. Semmai å singolare che Pannella consideri l'astensionismo un attentato alla democrazia, invece che l'esercizio di uno dei comportamenti della democrazia stessa. O forse non è tanto singolare: sono passati più di vent'anni da quando i radicali si battevano per introdurre anche in Italia contese democratiche trasversali, per i diritti "civili", e in questo tempo abbiamo visto cambiare di campo e di idee tanti protagonisti delle lotte politiche di quegli anni, che non ci pub stupire che anche Pannella si sia trasformato in guitto delle destre. Non stupirsi, prendere atto dei degradi (la "storia" va anche indietro) non è per noi dismettere di pensare, di agire, di battersi. Noi non siamo un partito, non dobbiamo "orientare elettori", ma siamo un giornale politico: convinti come siamo che l'essenza della democrazia è ben lontana da
quel richiamo generico e plebiscitario al "popolo" che ci viene dalla Bicamerale complice e protagonista lo stesso Pds - ma, per l'appunto, anche dai referendum di Pannella. Una tenaglia cui sfuggire. Anche per salvare il senso dell'istituto del referendum. Già il 4 gennaio di quest'anno, quando i referendum furono sottoposto alla Corte costituzionale, noi uscimmo con una copertina del manifesto dal titolo: "Pannella ci soffoca". E paventavamo il rischio che grazie a lui il referendum esalasse "l'ultimo respiro". Va detto che la discussione ora noi data da molti anni: mentre continuavamo a batterci, di tornata un tornata, scegliendo i quesiti per noi significativi, cominciava una interrogazione sulla qualità e il senso dei referendum che sempre più diventavano mazzi di questioni diverse e eterogenee sottoposte ai "cittadini" in dipendentemente dalla loro reale possibilità di conoscere e intervenire. E non poteva sfuggirci che questa dilatazione perversa dei referendum camminava insieme al depotenziamento de
lle articolazioni concrete della democrazia diretta a partire dai luoghi di lavoro là dove "cittadini" e "cittadine" potevano scegliere e decidere, esercitando un reale potere. E' proprio perchè ci ripugna il plebiscitarismo sollecitato agli uomini e alle donne "qualunque", considerati puri terminali passivi e generici (già del marketing, oggi della politica), che la nostra scelta oggi è per il non voto. Solo così, forse, si può salvare un istituto prezioso e democratico come era il referendum, e cominciare a discutere su come reinventarlo.