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Segreteria Rinascimento - 10 giugno 1997
Da "Il Sole 24 Ore" del 10 giugno 1997 - pag. 4

FINANZIAMENTO AI PARTITI TRA RITARDI E POLEMICHE

Di Sari Gilbert

ROMA A rischio il finanziamento pubblico per i partiti legato alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche? E' troppo presto per poter dire se si arriverà o no al tetto di 110 miliardi stabilito dalla nuova legge per il 1998, dato che i ministeri del Tesoro e delle Finanze hanno tempo fino a novembre per fare i loro calcoli. Ma a chi sostiene che la legge sia fallita, gli amministratori di molte forze politiche hanno già una risposta: per via dei ritardi delle Finanze e anche della presidenza del Consiglio, moltissimi contribuenti non sono stati messi in condizione di conoscere, e neanche di utilizzare, il nuovo meccanismo che permette di destinare il 4 per mille della propria Irpef a un fondo da ripartire tra movimenti e partiti politici del Paese. "Volendo, si trovavano i moduli giusti", insistono alle Finanze. Ma non è per niente d'accordo Francesco Riccio, amministratore del Pds. "Tantissimi nostri iscritti, in tutta Italia, ci hanno fatto sapere di non essere riusciti a trovare in tempo le sche

de per accompagnare i modelli 730, 101 e 201. Speriamo di recuperare sul 740". E' partita con grande ritardo anche l'informazione per spiegare ai cittadini l'esistenza della legge e le sue modalità. Secondo Maurizio Balocchi, amministratore della Lega Nord, la presidenza del Consiglio aveva "l'obbligo morale" di informare la gente sui contenuti della legge. In effetti, il primo spot televisivo promosso dalla presidenza del Consiglio è andato in onda solo il 24 maggio, quando molte dichiarazioni erano già state consegnate. Gli stessi partiti, però, si sono mossi con lentezza, forse distratti dalle elezioni amministrative. Gli spot (400 su 30 televisioni locali) e le pubblicità per mezzo stampa, per cui sono stati messi insieme 524 milioni (il Pds ha dato 200 milioni, Forza Italia 170, An 80, la Lega Nord 50, Rifondazione 40, e il Ccd 22 milioni eccetera) sono apparsi solo alla fine di maggio. Finora non ci sono dati ufficiali sul grado di ricorso al nuovo sistema, stabilito dalla legge del 2 gennaio di quest'

anno. L'unica indicazione che la risposta dei cittadini sia stata debole arriva attraverso dei sondaggi informali fatti da qualche giornalista tra alcuni Caaf. centri di assistenza fiscale che preparano le dichiarazioni dei redditi 730 per una parte di quei cittadini (circa cinque milioni su un locale di 20 milioni) che scelgono quella forma per dichiarare i loro redditi. "Ma dice Balocchi possiamo benissimo dimostrare che all'inizio di aprile (quando molte dichiarazioni dei redditi sono già state completate) molti Caaf non avevano ancora ricevuto le apposite schede". Infatti, il 2 aprile tutti i partiti hanno sottoscritto un'interrogazione al ministro delle Finanze e al presidente del Consiglio chiedendo spiegazioni per il ritardo. "Ma finora dice Balocchi abbiamo avuto risposta". In effetti, spiegano alle Finanze c'è stato un problema tecnico. Quando la nuova norma è entrata in vigore all'inizio dell'anno, i modelli 101 201 e 730 erano già stati stampati. E la richiesta di stampa per i nuovi allegati è

partita in ritardo, cioè solo a febbraio. Ma, spiega Emerenzio Barbieri, amministratore del Ccd, al grande pubblico è rimasto pressoché sconosciuto il decreto ministeriale del 13 febbraio secondo il quale, per destinare il quattro per mille del reddito Irpef alla politica, i contribuenti interessati ai modelli 101, 201 e 730 avrebbe dovuto utilizzare una "apposita scheda". Il decreto comunque, in ogni caso, non spiegava dove trovare i moduli che invece erano, o dovevano essere, reperibili nei Comuni, nelle Direzioni regionali delle entrate e negli Uffici delle imposte dirette. Sarebbe legittimo pensare che la protesta dei partiti potrebbe servire a preparare il terreno per un eventuale ricorso nel caso che risponda "sì" alla richiesta del 4 per mille solo un'esigua minoranza di cittadini. "Ma dice Riccio contrariamente a ciò che pensano i più cinici, la rabbia dei partiti non riflette la preoccupazione di non arrivare ai famosi 110 miliardi stabiliti dalla legge". In effetti, per arrivare , ai 110 milia

rdi dovrebbe bastare il consenso di solo il 15% dei contribuenti circa 3.2 milioni di persone. "Ma continua l'amministratore del Pds semplicemente non è accettabile che molti contribuenti non siano stati messi in grado di decidere".

 
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