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Segreteria Rinascimento - 11 giugno 1997
Da "Il Salvagente" del 12 giugno 1997 - pag. 3

I REFERENDUM ALLE PORTE

Il prossimo 15 giugno saremo chiamati a votare su sette quesiti (o sei se decade quello per l'abolizione del ministero delle Risorse agricole). Ma di che si tratta? Ecco una sintesi dei contenuti e le opinioni dei promotori e dei contrari. I sì e i no, e anche i se e i forse.

Di Enrico Cattaneo , Alilce Frei

Ne vedrete di tutti i colori. Parliamo delle schede per il voto nei referendum popolari del prossimo 15 giugno: a ogni quesito sottoposto al giudizio dei cittadini corrisponde una scheda di colore diverso.

Secondo i dati del ministero dell'interno, gli italiani chiamati al voto saranno 49.520.055, di cui 25.677.508 femmine e 23.842.547 maschi, distribuiti in 91.965 sezioni elettorali.

Vediamo come si vota. Barrando la croce SI, si chiede di abrogare la norma sottoposta a referendum. Chi invece vota NO, si pronuncia per lasciare la norma in vigore. Ma se alla consultazione non prenderà parte almeno il 50 per cento degli aventi diritto più uno, il referendum non produrrà alcun effetto, anche qualora i "Sì" risultassero in maggioranza. Su questo contano gli oppositori dei referendum che invitano a non andare a votare.

Attenzione al raggiungimento del quorum concorrono anche coloro che si recano a votare ma annullano la scheda oppure la lasciano in bianco.

Nel momento in cui la nostra rivista va in stampa (lunedì 2 giugno) i referendum sono sette: sei promossi dal Club Pannella e uno quello per l'abolizione del ministero delle Risorse agricole promosso da un gruppo di Regioni. Ma quest'ultimo referendum non si svolgerà nel caso in cui il governo approvi in tempo un decreto legislativo che attribuisce alle Regioni le competenze amministrative sull'agricoltura lasciando in vita un ministero con funzioni di coordinamento, e se la Cassazione giudicherà tale decreto rispondente alle richieste dei promotori.

PRIVATIZZAZIONI GOLDEN SHARE

(scheda gialla)

Se passerà il Sì lo Stato non potrå mantenere il controllo sulle aziende privatizzate; in alcuni settori (difesa, telecomunicazioni, trasporti, fonti di energia altri pubblici servizi) attraverso il diritto di veto che deriva dal possesso di azioni con valore particolare ("golden share").

Benedetto Della Vedova, coordinatore del Comitato promotore

SI Chiediamo di cancellare la golden share perché questo è il mezzo con il quale i partiti, utilizzando i poteri del ministero del Tesoro, tentano di conservare il potere di nomina, gestione ed indirizzo sulle società vendute ai privati. In questo modo, le privatizzazioni restano finte, sotto tutela. Secondo noi, invece, le azioni dovrebbero essere affidate solo al mercato.

Paolo Leon,_economista

NO Credo sia giusto mantenere un _controllo dello Stato sui servizi pubblici, ad esempio su telefoni, elettricità, distribuzione del gas, ecc., per evitare che si creino dei monopoli privati. Per questo, non basta un'autorità esterna, ma serve una vera e propria presenza dello Stato. Anche perché in Italia non esiste un vero mercato dei capitali che resta sempre nelle mani di pochi.

OBIEZIONE DI COSCIENZA

(scheda arancione)

Si chiede l'abolizione del parere della commissione di valutazione per chi vuole fare il servizio civile in alternativa al servizio militare, consentendo invece una semplice autocertificazione.

Massimo Paolicelli, portavoce Associazione obiettori nonviolenti _

SI Diciamo Si ai referendum perché in Parlamento nessuna maggioranza è riuscita a varare la riforma della legge sull'obiezione di coscienza. La possibilità di obiettare deve essere garantita come un diritto soggettivo del cittadino, così come richiesto

dalle Nazioni unite e dal Parlamento europeo. In Italia, invece, l'obiezione è ancora un beneficio concesso dallo Stato.

Maurizio Gasparri, coordinatore di Alleanza nazionale

NO MA_ Siamo favorevoli al fatto che si svolga il referendum, ma non andremo a votare. La nostra posizione è per un esercito volontario e professionale: senza l'obbligo della leva, il problema dell'obiezione di coscienza non si porrebbe nemmeno. Per questo, in Parlamento ci siamo opposti all'approvazione di una riforma affrettata.

CACCIA

(scheda azzurra) .

Si propone il divieto per i cacciatori di entrare nei fondi privati senza autorizzazione dei proprietari, così come per qualsiasi altro cittadino, abrogando l'art. 842 del Codice civile che consente il libero passaggio ai soli cacciatori.

Annamaria Procacci, deputato verde

SI Si tratta di cancellare una norma anacronistica, nata in pieno regime fascista, e porre al centro il diritto dell'agricoltore a lavorare in pace. Oggi chi non vuole far entrare i cacciatori nel suo campo non può far altro che "barricarsi" alzando recinzioni. E in Parlamento c'è chi vorrebbe evitare questo referendum approvando all'ultimo minuto una leggina vergognosa che in realtà lascerebbe le cose come stanno.

Osvaldo Veneziano, presidente ArciCaccia

NON VOTO Da buon ambientalista sono contrario a questo referendum, e non andrò a votare. Se sarà proibito l'ingresso nei terreni agricoli ai cacciatori non resterà che andare nelle riserve dove si pratica la caccia a pagamento. Noi invece siamo per la caccia programmata, affinché la caccia sia una risorsa economica per produrre fauna e per ripristinare ambiente sul territorio.

INCARICHI EXTRAGIUDIZIARI DEI MAGISTRATI

(scheda verde scuro)

I promotori chiedono che i magistrati non possano più dedicarsi ad attività extragiudiziarie, come gli arbitrati o i collaudi di opere pubbilche.

Arturo Diaconale, direttore de "L'Opinione"

SI Voterò Sì perché affidando al magistrato arbitrati su questioni economiche di gigantesca portata a volte di decine di miliardi, lo si fa entrare in un mondo che non è il suo, con il rischio di condizionamenti e di oscuri intrecci tra interessi economici e amministrazione della giustizia.

Elena Paciotti, presidente Associazione nazionale magistrati

SI MA Sono favorevole che vengano eliminati gli incarichi extragiudiziari e probabilmente su questo voterò Sì. Mi suscita perplessità però il fatto che il referendum si riferisca ai soli magistrati ordinari e non a quelli amministrativi, che ricevono incarichi importanti e ben renumerati come consulenti del governo. Per i magistrati ordinari invece l'effetto dei referendum sarebbe quello di vietare qualsiasi incarico, persino attività culturali e di insegnamento.

CARRIERE DEI MAGISTRATI

(scheda grigia)

Si propone l'abolizione delle norme che consentono ai magistrati avanzamenti di carriera per anzianità pressoché automatici.

Arturo Diaconale, direttore de "L'Opinione"

SI Questo sistema assicura a chi entra in magistratura una carriera che non è sottoposta a nulla: basta che trascorrano un certo numero di anni e anche il meno capace può arrivare a posti di grande responsabilità. Il referendum serve per garantire una più sana amministrazione della giustizia.

Elena Paciotti, presidente Associazione nazionale magistrati

NON VOTO _ Per questo referendum non voterò. Sono contraria agli automatismi di carriera e ritengo che occorrano controlli periodici di professionalità e valutazioni attitudinali, ma non vorrei che per il passaggio da un grado all'altro si tornasse ai concorsi interni vecchia maniera, dove andavano avanti solo i raffinati giuristi mentre i pubblici ministeri non potevano mai fare carriera.

ORDINE GIORNALISTI

(scheda rossa)

Si chiede l'abolizione dell'ordine dei giornalisti e della norma che consente soltanto a chi sia iscritto all'ordine di diventare direttore di una pubblicazione.

Vittorio Feltri, direttore "Il Giornale"

SI MA Sono favorevole all'abolizione dell'ordine dei giornalisti, inutile e burocratico, una barriera in più per chiunque voglia svolgere questa professione. E' superfluo e non dà alcuna garanzia in più al lettore. Nessuno mi ha spiegato, però , perché dobbiamo votare per abolire l'ordine dei giornalisti e non anche tutti gli altri professionali e perché solo noi giornalisti dobbiamo rinunciare alla nostra organizzazione corporativa. Per questo valuterò se astenermi dal voto oppure votare contro.

Nuccio Puleo, presidente del Comitato per il No

NO Siamo contratri ai referendum e ci auguriamo che manchi il quorum, perché non vogliamo che i potentati economici, che già controllano molti direttori di giornale, possano decidere anche chi può essere giornalista e chi no. Senza l'Ordine sono a rischio le strutture previdenziali assistenziali e sindacali dei giornalisti. E senza una tutela alle spalle, non potremo tutelare il cittadinolettore.

MINISTERO DELL'AGRICOLTURA

(scheda celeste)

Si chiede l'abolizione del ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali, per trasferire le sue competenze a livello regionale.

Paolo Bedoni, presidente Coldiretti

SI Siamo favorevoli al conferimento alle Regioni delle funzioni amministrative in agricoltura, per un adeguamento razionale della burocrazia in chiave di federalismo amministrativo. Restano però necessari strumenti di raccordo e concertazione nell'elaborazione della politica agricola a livello nazionale ed europeo

Michele Pinto, ministro dell'Agricoltura

NO _ Nella quasi totalità degli Stati moderni esiste un ministero dell'Agricoltura, compresi quelli spiccatamente federalisti. Di un ministero autorevole, più snello dopo aver trasferito alle Regioni mezzi, personale, competenze residue, l'Italia ha assoluta necessità per difendere di fronte alla Comunità europea e nelle sedi internazionali gli interessi e la qualità della nostra agricoltura, per fattori geografici e tradizionali profondamente diversificata al suo interno e rispetto a gli altri paesi europei.

 
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