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Segreteria Rinascimento - 14 giugno 1997
Da "L'Opinione" del 14 giugno 1997 - pag. 3

PER UNA MAGISTRATURA PIU PREPARATA E MENO CORROTTA Referendum n.4 e 6/ Si chiede di abolire gli incarichi extragiudiziari e gli scatti automatici di carriera per anzianità

Di Dario Di Gennaro

Il colore verde caratterizzerà la scheda (la numero 6) con cui si chiede se vietare ai magistrati di assumere incarichi extragiudiziali, quali arbitrati o collaudi di opere pubbliche. Per il "si" si è schierata, tra gli altri, anche l'Associazione nazionale dei magistrati. "L'unica perplessità consiste nel fatto che il referendum si riferisce ai soli magistrati ordinari e non a quelli amministrativi che ricevono importanti e ben remunerati incarichi come consulenti del governo" commenta Elena Paciotti, presidente dell'Anm. Il referendum popolare n. 4 riguarda le carriere dei magistrati. Con la scheda di colore grigio, si ha la possibilità di decidere sull'abolizione delle norme che consentono avanzamenti di carriera, pressoché, automatici per anzianità. Un giovane magistrato, dopo aver vinto il concorso, può essere sicuro, che nel giro di vent'otto anni di servizio, potrà arrivare a prendere una pensione di circa duecento milioni annui, senza dover rendere conto a nessuno né del proprio operato né delle prop

rie capacità e volontà di aggiornamento. Gli scatti automatici di carriera continuano ad essere indicati dalla legge come avanzamenti di "merito". La costituzione, infatti, aveva affidato al Consiglio superiore della magistratura, durante gli anni '60 e '70 il compito di decidere sul reclutamento, le promozioni, i trasferimenti, i provvedimenti disciplinari. Insomma, su tutto ciò che riguardasse direttamente lo status di magistrato. Nel 1963 si cominciò con lo stabilire che i candidati ritenuti idonei ad un grado superiore potevano essere promossi, anche se in realtà posti vacanti in quel ruolo non ve ne fossero affatto. Avrebbero continuato a svolgere le funzioni inferiori godendo dei vantaggi della promozione. La situazione è insostenibile e necessita di una rapida soluzione secondo quanti si sono fatti promotori del referendum. I Riformatori di Pannella in prima linea. Il direttore di radio radicale, Massimo Bordin attacca duramente il sistema e sottolinea: "E' un automatismo di carriera e di stipendio ch

e in realtà finisce per incentivare i magistrati meno attivi, meno aggiornati, più incapaci. Scrive, invece, a disincentivare i più meritevoli. Vanno tutti in pensione al di là del ruolo, del livello, di capacità e di produttività con il grado massimo. Pensione che equivale allo stipendio di un presidente di sezione della Corte di Cassazione. Nei Primi trequattro anni di carriera, quando il magistrato deve passare da uditore giudiziario ad una assegnazione di fede, nella requirente e nella giudicante vi sono una serie di controlli, di verifiche. Il controllo successivo avviene tredici anni dopo. L'ultimo arriva dopo vent'anni, praticamente a fine carriera". Ma, nonostante tutto, non sarà semplice raggiungere il quorum per il referendum. I radicali ce la stanno mettendo tutta. "Non riteniamo illegittimo il ricorso all'astensionismo (anche organizzato) aggiunge Bordin è una forma di iniziativa politica assolutamente legittima. Anche se, in questo caso specifico, è un meccanismo prettamente di regime. In fo

ndo lo stesso secondo articolo dell'Unità sulla questione (quello di Sansonetti, il condirettore) in pratica lo dice apertamente. "Sono contrario al modello politico che si va delineando" dice il giornalista dell'Unità, e cita il presidenzialismo, "e sono contrario anche al referendum e al tentativo di levare il ruolo di delega e di mediazione ai partiti, per questo non andrò a votare". E' qui la critica politica che facciamo a chi dice 'non andate a votare'. Perché è una difesa 'proprio a tutte lettere' chiarissima della conservazione, rispetto alla riforma. Travalica la questione dei quesiti referendari". Il rischio di non raggiungere il quorum, comunque, è già stato calcolato e preveduto. L'intenzione rimane sempre quella di continuare ostinatamente e caparbiamente le battaglie di profonde riforme. Con Pannella e compagni spiega Bordin "abbiamo già depositato nelle segreterie comunali altri 35 quesiti. Pero, è evidente che come organizzazione politica arriviamo, comunque vada, assolutamente stremati all

a meta di questi referendum. Vorremmo tanto che qualcun altro, insieme a noi, si attivasse per mantenere viva questa possibilità". "No" secco per Rifondazione, e anche per Elena Paciotti, che è, invece, di tutt'altro parere rispetto a Bordin. "Riteniamo che l'assetto costituzionale vigente abbia efficacemente raggiunto il suo obiettivo che è quello di assicurare l'indipendenza dei magistrati nell'ambito di un equilibrato rapporto con gli altri poteri dello Stato. La depenalizzazione è una delle poche soluzioni proponibili per riformare la giustizia" conclude la Paciotti.

 
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