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Segreteria Rinascimento - 15 giugno 1997
Da "Il Corriere della Sera" del 15 giugno 1997 - pag. 39

REFERENDUM, TEST PER LA GIUNTA

Alle urne 2 milioni 298 mila romani. Sul voto pesa l'incognita del quorum

Centrale del Latte e Acea. I Seggi aperti oggi dalle 7 alle 22 per decidere il futuro delle aziende comunali. Disagi per il ritiro dei certificati

Di Roberto della Rovere

"Sei favorevole alla privatizzazione dell'azienda comunale Centrale del Latte attraverso la trasformazione della stessa da azienda speciale a società per azioni?". Sarà questo uno dei due quesiti ai quali saremo oggi chiamati a rispondere. Il secondo sarà praticamente uguale ma riguarderà l'azienda comunale energia e ambiente meglio nota a tutti come Acea. Ai seggi ci verranno consegnate dunque nove schede a differenza del resto degli italiani che ne avranno sette. Attraverso questo supplemento di voto, comunque consultivo, siamo chiamati a decidere il futuro di due importanti aziende romane che l'assessore capitolino al bilancio, Linda Lanzillotta, sostenuta dal sindaco Francesco Rutelli vuole trasformare in società per azioni. E se l'Acea rimane comunque almeno nella prima fase al 100% di proprietà pubblica (Comune e Ama), per quanto riguarda la centrale del latte la decisione del Campidoglio è di venderla al miglior offerente. Non così la pensa il comitato per il "no" che 1'8 agosto dell'anno scorso, con

un tavolo in piazza del Campidoglio, ha dato il via alla raccolta delle firme per il referendum consultivo. Verranno raccolte quasi 63.000 firme. Le ragioni del "si" e quelle del "no" sono state portate avanti, spesso con vivacissime polemiche, accuse e querele, in un quadro di schieramenti che da subito si è configurato "anomalo" per l'alleanza di fatto tra An, Forza Italia con Rifondazione comunista. Il risultato è stato una serie di "scomuniche" alla giunta di Rutelli, responsabile per l'estrema sinistra, di "tradire un'intera categoria di lavoratori", per la destra di "raccontare il falso sulla privatizzazione delle due aziende". Inoltre, se i verdi in stragrande maggioranza voteranno "si", qualche frangia, primo fra tutti il deputato Paolo Cento, è stata attivissima nella campagna per il "no". Con il sì si sono anche schierati il Pds, il Ppi, i socialisti italiani, i comunisti unitari oltre alla Cgil, il Cna e l'Unione industriali. Per chi intenda votare, i seggi sono aperti per tutta la giornata di ogg

i dalle sette alle 22, ora in cui chiuderà anche l'ufficio elettorale in via De' Cerchi aperto tutto il giorno per chi non avesse ricevuto a casa il certificato elettorale ovvero l'avesse perduto: un pellegrinaggio quest'ultimo che in molti si augurano possa un giorno, data la vastità del Comune di Roma, essere evitato, magari decentrando i certificati nelle circoscrizioni. Un altro motivo di disagio per gli elettori riguarda la formulazione del quesito nella scheda elettorale. Se infatti nei referendum nazionali chi vuole cambiare la legge deve esprimere un si e chi vuole conservarla un no, nei due referendum romani vale il criterio opposto: "si" per l'iniziativa del Campidoglio, "no" per bocciare la decisione già presa dal consiglio comunale. I referendum infine saranno considerati validi solo se i votanti saranno almeno il 25% degli aventi diritto. C'è anche chi vorrebbe votare ma è impossibilitato a farlo. Così almeno sostengono le associazioni aderenti alla rete antirazzista che protestano per l'esclusi

one dal voto di circa 150 mila elettori stranieri. "Denunciamo sostiene Dino Frisullo dell'associazione Senza confini - la mancata applicazione dello statuto comunale che dall'anno scorso attribuisce il diritto di voto nei referendum consultivi agli stranieri residenti o domiciliati a Roma. Un regolamento applicativo, scoperto in questi giorni sottolinea Frisullo impone però ai cittadini stranieri che vogliono votare di iscriversi ad apposite liste elettorali un anno prima del voto. E' un'assurdità giuridica".

 
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