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Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 16 giugno 1997
Da "Il Corriere della Sera" del 16 giugno 1997 pag. 2
REFERENDUM, CRONACA DI UNA GIORNATA NERISSIMA

Alle urne solo il 29 per cento: la più bassa percentuale mai registrata

Nei giorni scorsi gli istituti di sondaggi dicevano che almeno su alcuni dei sette quesiti il quorum era raggiungibile Al Nord si è votato di più, con il Veneto in testa. A Sud e nelle isole registrato il record dell'affluenza più bassa

Paola Di Caro

ROMA A sera, nel quartier generale dei pannelliani, qualcuno spera ancora nel miracolo. Altri cercano di consolarsi con la vittoria di Schumacher goduta in diretta, su megaschermo. Altri ancora scrivono comunicati per denunciare minacce di morte a Pannella e avvertimenti su bombe (un falso allarme) in largo di Torre Argentina. Altri ancora, infine, fanno i conti: »Se arriviamo al 3540% è un successo straordinario . Ma non è andata così. I sette referendum rimasti in piedi dopo la falcidie della Corte Costituzionale e la legislazione degli ultimi mesi non hanno conquistato gli italiani e non sono validi: solo il 29% degli aventi diritto è andato a votare, la percentuale più bassa mai registrata in una tornata referendaria. Lontanissimo il quorum del 50% più uno, che secondo i sondaggi degli ultimi giorni era a portata di mano. Inutili i sì, maggioritari in tutti i referendum. Marco Pannella suda e ringhia sotto le luci delle telecamere che illuminano a giorno la sala conferenze della sede radicale. Mai come

in questo caso la sua è stata una battaglia solitaria e lui è un leone ferito, ma ancora vivo: »Questa sera, se suonano campane a morto, non suonano per noi , dice a conclusione del suo sfogo pubblico. E ringrazia i »milioni di italiani che comunque a votare ci sono andati, anche quelli di An, anche quelli del Pds, anche quelli di Rifondazione. E promette che non si arrenderà, perché la sua »condanna è l'entusiasmo dei suoi ragazzi. Ma è certo che per i referendum è un colpo duro. Durissimo. Che la giornata sarebbe stata infausta per i promotori lo si era capito subito. I dati parziali sull'affluenza dei votanti, alle 11 e alle 17, parlavano chiaro: solo il 5,1% degli italiani avevano votato nella mattina, appena il 13% nel pomeriggio. Raggiungere il quorum del 50% appariva sempre più un'impresa mitica. Le differenze nel comportamento degli elettori sono state evidenti: a Nord si è votato di più (prima regione, il Veneto), al centro ci si è tenuti in linea con la media nazionale e al Sud e nelle isole l'af

fluenza è stata bassa. A Crotone, addirittura, alle 17 aveva votato appena il 4,6% degli aventi diritto. Anche confrontando i dati con quelli delle scorse tornate referendarie il verdetto è apparso presto senza appello. Nell'unica tornata referendaria bocciata dall'astensionismo, quella del '90 (quesiti su caccia e pesticidi), i votanti erano stati comunque superiori al 40%. Quali le motivazioni di un crollo tanto grave? La prima riguarda i quesiti. Si votava per sei referendum voluti dai Riformatori di Pannella golden share, obiezione di coscienza, caccia, carriere dei magistrati, incarichi extragiudiziari dei magistrati e Ordine dei giornalisti e uno delle Regioni, per l'abolizione del ministero delle Politiche agricole. Ma nessuno tra i sette quesiti ha avuto la forza trainante per portare alle urne la metà degli italiani. Altre ragioni che possono spiegare il fallimento dei referendum sono forse meno evidenti, ma pure da tenere in conto: la splendida giornata di sole in buona parte del Paese che ha fav

orito le gite; la scarsa conoscenza dei quesiti; una campagna elettorale giocata più sul valore dello strumento referendario in sé che sul senso dei sette referendum; la stanchezza popolare per una chiamata alle urne a distanza ravvicinata da quella amministrativa. Infine, ha certamente pesato in maniera determinante lo scarso entusiasmo delle forze politiche: gli unici a consigliare esplicitamente il non voto sono stati il Ppi e la Lega, ma nessun partito si è battuto in favore del referendum. Non c'è stata la partecipazione del Polo: solo ieri mattina Silvio Berlusconi si è profuso in un appello agli elettori. E tantomeno c'è stata convinzione a sinistra. Se il quotidiano di Botteghe Oscure l'Unità ha impostato una campagna per il non voto, gli esponenti della Quercia se ne sono dissociati, ma la loro partecipazione alla campagna referendaria è stata quasi inesistente. Persino il presidente del Consiglio ieri mattina ha confessato di essere andato a votare »con un certo disagio . A sera piovono i commenti.

Di chi si rammarica, come l'azzurro Martino: »Non c'è nulla di cui gioire . Di chi se lo sentiva, come il collega (ex radicale) Calderisi: »La sconfitta era nell'aria, e hanno contributo gli stessi presentatori dei quesiti che non hanno ricercato alleanze e hanno offerto la sconfitta su un piatto d'argento . Di chi è soddisfatto, come il popolare D'Andrea: »E' una dimostrazione del senso di fastidio dei cittadini per i referendum a grappolo, che sembrano più esaltare il protagonismo dei promotori, che non rispondere a domande della società civile . E come il ccd Giovanardi: »Siamo alla nausea diffusa da referendum, capisco quel 70% che non ha votato . Di chi ha una preoccupazione, come Rizzo di Rifondazione: »A Pannella mi accomuna il rammarico: quando c'è la possibilità di avere elementi di protagonismo e partecipazione del popolo, non si può essere che rammaricati del risultato di oggi . Di chi, infine cerca di consolare Pannella, come Maceratini di An: »Non credo che per lui sia un risultato negativo . P

annella e i suoi ce l'avevano messa tutta. La trovata del »fantasma referendario ha avuto un buon successo, le pagine pubblicitarie, le proteste, le invocazioni non sono mai mancate. Negli ultimi giorni i Riformatori avevano diffuso anche un comunicatoappello per il voto firmato da esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, dell'arte. Non è bastato. E non sono bastate nemmeno le indignate denunce di ieri, a urne aperte, su presunte scorrettezze che sarebbero state commesse ai seggi. Ma da oggi, il discorso si sposta sulle cause della sconfitta. Con Marco Pannella, prevedibilmente, nello scomodo e solitario ruolo dell'imputato.

 
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