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Segreteria Rinascimento - 16 giugno 1997
Da "Il Corriere della Sera" del 16 giugno 1997 pag. 3
L'osservatorio

UN NO AI TROPPI QUESITI, NON AL VOTO DIRETTO

Renato Mannheimer

E' bene dirlo subito. Il mancato raggiungimento del quorum ai referendum non va interpretato come indice di un minor desiderio di partecipazione politica da parte degli italiani o come una critica all'istituto referendario in quanto tale. Anzi, in molte recenti occasioni, i nostri concittadini hanno mostrato un grado elevato di partecipazione politica, in particolare di partecipazione diretta, proprio quella che si attua (o si dovrebbe attuare) attraverso i referendum. Anche il fatto che, come si è visto nelle scorse settimane, gli intervistati ai nostri sondaggi abbiano richiesto l'elezione diretta di qualsiasi carica pubblica o quasi (dal presidente della Repubblica a quello del Consiglio) mostra una sfiducia crescente per l'intermediazione politica cui si cerca di porre rimedio chiedendo di contare, partecipare, decidere in prima persona. Proprio quello che accade (ed è accaduto in passato) con i referendum. Perché allora le consultazioni di ieri sono fallite? Alcune risposte si trovano anche negli esiti

del nostro sondaggio, condotto una settimana fa. Come era forse scontato, la maggioranza relativa considera troppi i referendum e solo poco più di un quinto del campione ritiene »sufficienti le informazioni sui temi da votare. La mancata comprensione delle tematiche e il loro eccessivo numero (oltre alla percezione diffusa di una scarsa rilevanza per alcuni temi) sono dunque certo all'orgine del non voto. Ma non costituiscono l'unica ragione. Lo suggerisce anche il fatto che la gran parte del campione sostiene che i referendum sono inutili »perché i risultati non sono successivamente considerati per fare le leggi . L'opinione è che da un po' di tempo in qua il legislatore non tenga conto del risultato referendario. E relativamente più diffusa tra le persone più »centrali socialmente: chi possiede titoli di studio più elevati e ha un'età fra i 30 e i 50 anni. Ma il mancato raggiungimento del quorum ha forse anche un fondo politico: sia la quota di chi considera insufficienti le informazioni per il voto sia

quella di chi trova poco considerati gli esiti dei referendum risultano superiori tra gli elettori dei partiti di opposizione. Ci potrebbe essere dunque anche una sorta di protesta, forse inconsapevole. Da questo punto di vista, non è un caso che le risposte più critiche ai quesiti vengano in maggiore misura dal »solito NordEst. Ma le critiche riguardano i referendum così come sono stati proposti in questa occasione, non l'istituto in sé. Gianni Riotta suggeriva ieri su questo giornale di fare come in California, dove si vota spessissimo, ma un argomento per volta. Può essere un'idea. Il risultato di ieri e i dati sulle opinioni dei cittadini mostrano la necessità di una riforma delle modalità di applicazione dell'istituto referendario. Non della sua messa in soffitta. (Sondaggio IspoCra Nielsen)

 
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