CHI PASSA LO SPINELLO SPACCIA
MA NON E' REATO SE LA DROGA E' STATA COMPRATA IN GRUPPO
Nuova sentenza choc della Cassazione. An: verdetto riparatore. Gli antiproibizionisti: giudizi troppo divergenti, ormai non c'è più certezza del diritto
Di Maria Stella Conte
ROMA Se offri un tiro del tuo spinello ad un amico, sei nei pasticci: rischi da otto a vent'anni, sei uno spacciatore. Se invece l'amico ha comprato, anche lui, un po' di fumo, allora no: tutto in regola, lo spinello puoi passarlo di mano perché ciascuno, alla fin fine, consumerà la quantità di droga acquistata per uso personale. Lo sostiene la Cassazione ribaltando una sentenza del Tribunale di Matera nonché fonte di sconcerto gli orientamenti che proprio la Suprema Corte aveva recentemente espresso. I fatti. I giudici di Matera avevano assolto dal reato di cessione di sostanza stupefacente l'imputato "che dopo aver confezionato uno spinello aveva scambiato" con un amico "qualche tiro": il fatto aveva motivato il Tribunale deve essere considerato "un caso di uso collettivo di stupefacente da parte di soggetti tossicodipendenti". Conclusione: è "uso personale non punibile". Errore, risponde la Suprema Corte: "La motivazione della sentenza è manifestatamente illogica in quanto confonde l'uso di gruppo co
n la cessione". In sostanza, la Cassazione ritiene che l' "uso di gruppo non punibile" scatti esclusivamente quando "vi sia codetenzione della sostanza stupefacente" e cioè quando "l'acquisto per uso personale venga effettuato congiuntamente" da più persone. Si viene così a creare una situazione nella quale è abbastanza chiaro secondo la Suprema Corte che ciascuno fumerà "fin dall'inizio la parte della sostanza corrispondente alla somma versata". Solo a queste condizioni ci si può scambiare lo spinello. Nel caso di Matera conclude la Cassazione il Tribunale aveva però stabilito che la droga apparteneva solo all'imputato, il quale "offrì la propria sostanza al suo compagno perché la consumasse parzialmente". Un gesto che ora la Corte d'Appello di Potenza dovrà giudicare alla luce delle considerazioni della Suprema Corte. Immediata la reazione di An che attraverso il senatore Riccardo Pedrizzi ha definito la decisione della Cassazione "una sentenza riparatrice di altre diametralmente opposte". Ma il fatto
che proprio la stessa VI sezione penale si fosse espressa in direzione "diametralmente opposta", fa parlare gli antiproibizionisti di "stato di totale incertezza del diritto e di arbitrio" nel quale si vengono a trovare i tossicodipendenti e le loro famiglie. Urge dicono una riforma della legge. Del resto, che la sentenza della Cassazione evidenzi "i limiti e le storture dell'attuale legislazione sulle droghe" lo sostiene anche il gruppo Abele "preoccupato" dalla decisione della Suprema Corte così come "delle proposte di alcuni politici tese a rivedere in senso ancor più repressivo l'attuale legge".