"REFERENDUM, SI CAMBIA"
DOPO IL VOTO INUTILE I PARTITI CHIEDONO NUOVE REGOLE
Veltroni: uno strumento prezioso. Fini: Pannella sragiona. Berlusconi: i quesiti vanno usati con senno
ROMA Salvare i referendum. Se è il caso, salvarli anche da Marco Pannella. All'indomani del clamoroso flop delle consultazioni promosse dall'ex leader radicale, è tutto l'arco delle forze politiche a prendere posizione sul da farsi per evitare che si logori "uno strumento prezioso, decisivo per la democrazia", per dirla con Walter Veltroni. Regolamentandolo, in modo da non farlo "consumare detta Franco Marini da un uso eccessivo". Tra i movimenti e le categorie coinvolti nella consultazione esultano i cacciatori, mentre è polemica tra i giornalisti sulla riforma dell'Ordine e gli ambientalisti annunciando che batteranno altre strade per arrivare alla soppressione della caccia. Ma l'attenzione è soprattutto per il "ripensamento" dell'istituto referendario, che fa parte dei temi in discussione alla Bicamerale. Nel Polo, il tono è prevalentemente quello della preoccupazione: "Chiamare alle urne in estate e su quesiti molto tecnici, alcuni addirittura incomprensibili è la diagnosi di Gianfranco Fini non pot
eva che determinare un afflusso inferiore al quorum". Ma non "è un momento felice per la democrazia italiana", il diritto degli italiani a pronunciarsi sui quesiti referendari va conservato e se possibile ampliato, ovviamente evitando forme distorsive". Il capo di An non si pronuncia sul modo di evitare "distorsioni", invocando genericamente il buon senso, ma la diagnosi su Marco Pannella è feroce: "La smania di protagonismo lo porta a sragionare". Berlusconi non nomina il leader riformatore, ma offre comunque una notazione critica: "I referendum dice vanno usati con senno e discernimento". E poi, anche lui, parla di necessarie modifiche. Pierferdinando Casini imputa a Pannella "un abuso dei referendum che ingenera stanchezza negli elettori, e al Pds "l'invito a disertare le urne", parlando anche lui di "giorno triste". Rocco Buttiglione è meno cerchiobottista: "Ieri non è morto l'istituto referendario, ma più semplicemente la gente ha reagito ad un eccesso d'uso. Il troppo stroppia. Meglio meno, ma meglio
". Una volta di più ma ormai è un classico, alla Bicamerale il leader del Cdu si trova in piena sintonia con quello di Rifondazione: "Ho votato, e ora con la coscienza a posto posso dire che occorre aprire una riflessione sul referendum", avverte Fausto Bertinotti. "Così non funziona, affastellarne tanti significa non farne nessuno, si crea una clima di confusione: il quesito deve essere uno e netto e meglio sarebbe votarne uno alla volta". L'invocazione è cruciale, con Pannella che ne annuncia altri 35 tutti insieme: e Veltroni assicura che "finirebbero per distruggere un istituto che ha segnato i momenti più alti della storia democratica di questo paese. Non è una buona notizia quando si chiamano milioni di persone a votare inutilmente". Come uscirne? La strada più comunemente indicata è quella di innalzare la soglia di firme necessaria per arrivare alla convocazione del referendum, che Roberto Formigoni propone di portare a quota 700 mila: ma sono in molti a sollecitare in parallelo anche l'abolizione d
el quorum, che per il verde Alfonso Pecoraro Scanio espone solo l'Italia al rischio che "spese e partecipazione di milioni di cittadini vengano ogni volta inficiate". Per Forza Italia, "il referendum di tipo abrogativo ha fatto il suo tempo, perché non offre ai cittadini l'opportunità di scegliere precise soluzioni e specifici problemi. E' ora di lavorare raccomanda Mario Valducci perché sia recepito nel nostro ordinamento l'istituto del referendum propositivo". In questo quadro, sono già sullo sfondo i seguiti polemici delle accuse rivolte da Marco Pannella a Giorgio Napolitano, pronto a ribattere che "le ragioni di questo clamoroso insuccesso elettorale sono da ricercare altrove e non nella scelta della data": quella del 15 giugno era stata più volte motivata ai riformatori sottolinea il ministro degli Interni e "in passato si è votato l'11 giugno e il quorum fu superato largamente".