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Segreteria Rinascimento - 17 giugno 1997
Da "IL CORRIERE DELLA SERA" del 17 giugno 1997, pag.6

REFERENDUM, ORA TUTTI CHIEDONO LA RIFORMA

Fini: non deve essere solo abrogativo. Bertinotti: meglio votarne uno alla volta

Le polemiche dopo il fallimento della consultazione. Il Cavaliere: bisognava usarli con senno e discernimento. Veltroni: c'è stato un abuso

ROMA E adesso riformiamo il referendum. E' questa la parola d'ordine fra le forze politiche dopo la dèbacle dei sette referendum pannelliani e delle Regioni. Quel 30% di votanti (percentuale più alta al Nord e più bassa al Sud) fa dire a tutti un "che peccato" forse di circostanza, un "bisognava aspettarselo" più convinto e un corale "Pannella ha sbagliato ad abusare dello strumento referendario". In ogni caso, sulla necessità di introdurre modifiche all'istituto più importante di democrazia diretta previsto nella Costituzione sono d'accordo tutti. Quali le riforme possibili? Gianfranco Fini, rammaricato per la bocciatura cosi clamorosa dei referendum ("Non è un giorno felice"), ha alcune proposte, peraltro già all'esame della Bicamerale: "Anche se da 500 mila firme si porta ad un milione il numero delle sottoscrizioni necessarie per richiedere un referendum, non è un'impresa impossibile quella di raccoglierle". Ma la proposta più importante del leader di Alleanza nazionale, condivisa anche da esponenti di

spicco del Pds come Pietro Folena, è un'altra: "Ritengo che il referendum non possa essere solo "abrogativo, ma che debba essere garantito agli italiani il diritto di pronunciarsi per referendum di tipo propositivo". Detto questo, Fini non rinuncia a replicare all'accusa di "boicottaggio" dei referendum di tipo propositivo". Detto questo Fini non rinuncia a replicare all'accusa di "boicottaggio, dei referendum mossa da Marco Pannella a lui e a D'Alema: "Evidentemente, la sua smania di protagonismo lo porta a sragionare, non capisco cosa significhi". D'accordo sull'ipotesi di riformare l'istituto referendario anche Silvio Berlusconi, che pure si aspettava la sconfitta di domenica: "I referendum bisogna anche usarli con senno e discernimento, in modo che quando si chiamano alle urne i cittadini, la materia sulla quale essi sono chiamati a esprimersi sia una materia che li riguarda da vicino". A questo proposito il leader del Polo conferma che è "allo studio" nel suo partito l'ipotesi di presentare tre nuovi re

ferendum, ma non ha voluto dire di più sul contenuto dei quesiti. Nella maggioranza la volontà di procedere a una riforma del referendum è radicata come nell'opposizione. Dice il vice premier Walter Veltroni: "C'è stato un abuso dei referendum e questo ne ha fatto uno strumento ormai logorato". Che fare? Veltroni si augura "al più presto" una "riorganizzazione" di tutta la materia, anche per risparmiare sui costi delle consultazioni popolari "ad esempio con il "ricorso al voto elettronico". Commenta preoccupato il presidente della Camera, Luciano Violante: "Credo sia giusto fare una riflessione sull'istituto del referendum per dargli una maggiore incisività e fare in modo che i cittadini sappiano bene quali sono i temi sui quali bisogna decidere e vadano in modo convinto a votare". Insomma, bisogna "cominciare a discutere e non far passare questa cosa come acqua sulla pietra". "Ho votato, e ora, con la coscienza a posto posso dire che occorre aprire una riflessione sul referendum", commenta Fausto Bertinotti

, segretario di Rifondazione comunista. Secondo lui "il quesito referendario deve essere uno e netto e meglio sarebbe, per evitare la confusione, votarne uno alla volta". Ma c'è anche chi, nel Polo come nell'Ulivo, vuole facilitare al massimo il ricorso ai referendum e il loro eventuale successo. Antonio Martino di Forza Italia lo ha proposto a caldo domenica sera in tivù, il verde Alfonso Pecoraro Scanio rilancia: bisogna abrogare il quorum. "E' assolutamente paradossale - spiega che per eleggere Parlamento ed enti locali non serva, e per il referendum sì. Inoltre in nessun Paese civile esiste un quorum referendario". Intanto continuano le polemiche sull'esito del voto, e al centro ci sono sempre i riformatori di Pannella. n ministro degli Interni Giorgio Napolitano ha replicato alle accuse del leader radicale di aver voluto boicottare il referendum fissando una data "scomoda": "E' ridicolo. Le ragioni di questo clamoroso insuccesso elettorale sono da ricercare altrove e non nella scelta della data". E un

pesante scambio di battute si registra tra Fabio Mussi e lo stesso Pannella. Secondo il capogruppo alla Camera del Pds c'è "qualcosa che appartiene all'ordine dell'immoralità politica nella condotta di Pannella sui referendum" e la sconfitta di domenica "non è uno schiaffo ai referendum ma solo uno schiaffo a Pannella". Immediata la replica del leader radicale: "Per questo "Mussoff" gli oppositori sono "dissidenti": da trattare con gli ospedali psichiatrici, con campi di rieducazione, con la gogna".

 
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