ORA RENDIAMO IL REFERENDUM UN'ARMA VERA
Editoriale
Di Franco Cazzola
Nessuno canti vittoria per cortesia. Se vogliamo veramente diventare un paese normalmente civile, nessuno si può ritenere vincitore della partita giocata domenica scorsa sui referendum. Per la semplice ragione che era una partita a perdere: in qualunque modo andasse si sarebbe perso, tutti. Se si fosse raggiunto il quorum si sarebbe perso in quanto l'istituto del referendum sarebbe stato trasformato in una specie di supemmercato nel quale si può trovare di tutto, dalle cose essenziali, importanti, necessarie, alle ultime trovate di questa o di quella campagna pubblicitaria, impostata per creare bisogni indotti. Se non si raggiungeva il quorum si sarebbe perso perchè si sarebbe dimostrato che l'elettorato (che stupido non è, ma in gran parte disponibile alle mode semplificatorie certo lo è) è al, meno in parte, in larga parte, disincantato dalla politica. I1 quorum non è stato raggiunto: e adesso pover'uomo? Qualcuno a testa bassa può fare finta di nulla e riprovarci il prossimo anno, come se niente fosse suc
cesso, come se il destino cinico e baro (o, il che ha la stessa valenza, il grande padrone occulto cioè il sistema dei partiti) avesse fatto sì che la stragrande maggioranza degli italiani preferissero non recarsi al seggio. Qualcuno può preferire non guardare in faccia la realtà, ma alzare semplicemente la posta, sicuro che con qualche altra manifestazione tra il vittimistico e il violento verbale, un po' di audience alla fine si riuscirà ad avere e quindi si riuscirà a sopravvivere politicamente per qualche altro tempo. Qualcun altro, forse gran parte del ceto politico, preferirà considerare il passaggio come uno dei tanti momenti a rischio che si corrono in una vita dedicata alla politica, e quindi scampato il pericolo ricominciare come se nulla fosse successo. In attesa paziente si riprende la vita di sempre. Qualcuno cercherà il capro espiatorio, qualcun altro sosterrà che poteva andare peggio, qualcun altro ancora trarrà vantaggio dal non avere vinto, e urlerà ancora di più di essere vittima di questo
o di quel carnefice. E se provassimo a trarre qualche lezione in positivo da quanto abbiamo appena vissuto? Ci farebbe male? E se provassimo a partire dalla necessità di far sì che l'uso dell'istituto del referendum non comporti anche la creazione di situazioni tipo quella descritta con grande passione democratica da Stefano Rodotà, o da Salvatore Mannuzzu su questo stesso giornale domenica scorsa, o da Gianni Riotta sul Corriere della Sera? Ma che continui, questo istituto, a rappresentare un pezzo (solo un pezzo, sia pur significativo, ma pur sempre solo un pezzo) di un sistema democratico veramente compiuto? Qual è il problema del sistema Italia? La partitocrazia? L'inefficienza? La cleptocrazia? Il trasformismo? La tentazione del salvatore della patria? Il distacco tra la cosiddetta società civile e la politica? Forse questi problemi esistono tutti in contemporanea, ma come l'istituto del referendum può aiutare a risolverli? Può questo istituto da solo far si che i problemi sopra elencati alla rinfusa ve
ngano risolti? Ci hanno insegnato insegnato che un sistema democratico è un complesso estremamente delicato, formato da tanti ingranaggi (coordinati fra di loro) ciascuno dei quali estremamente delicato; ci hanno insegnato che un sistema democratico moderno è un mix di democrazia rappresentativa e di democrazia diretta, di capacità (e di responsabilità) di governo e di espressione della rappresentanza dei valori, degli interessi presenti in una società. Bene, il referendum è un pezzo di questo complesso, non può non esserci, ma non può neppure essere snobbato, non può essere usato in modo tale da essere snobbato. I1 referendum non è un arnese buono a tutto fare e se lo si lascia usare come tale si è corresponsabili del fatto che lo si lascia spuntare, rendere inutile E quindi si permette una amputazione del complesso sistema democratico moderno. Si sta da tempo discutendo, proponendo, elaborando progetti per ridisegnare questo paese, per riscrivere gli strumenti necessari per un nuovo contratto sociale: i
l tempo costituisce una risorsa scarsa. Anche per porre mano a un pezzo significativo del nuovo disegno istituzionale qual è l'istituto de referendum. Attenzione: non per renderlo innocuo o impossibile, ma per renderlo significativo e importante, per far sì che non sia solo un momento semplificatorio della complessità delle decisioni politiche, ma per far si che costituisca effettivamente un'arma nelle mani del cittadino, e che quindi questo lo consideri tale. Per essere tale deve assumere la funzione non solo abrogativa ma anche propositiva? Deve essere scadenzato nel tempo? Deve essere riconosciuto ammissibile prima della mobilitazione civile per la raccolta delle firme? Deve essere più rappresentativo in termini quantitativi (nel senso di quanti devono essere i sottoscrittori)? Probabilmente si. Quello che å certo å che nessuno, nè i coccodrilli che domenica sera in televisione producevano ettolitri di lacrime, nè gli eterni ricercatori di uno spazio televisivo per affermare con violenza di essere dei nuo
vi "calimero" bistrattati può da domani dimenticarsi di quello che gli italiani hanno fatto domenica scorsa. Se lo si fa, e chi lo fa, non può continuare a gridare al lupo al lupo, in occasione di questo o di quel convegno di Castellanza. Si scriverebbe solo un invito a nozze.