SOTTO PROCESSO I REFERENDUM
Da destra e da sinistra si invocano modifiche dopo l'insuccesso di domenica
Per Marco Pannella è il giorno dell'ira: "Napolitano ministro di polizia, Mussi stanilista". E rilancia 35 consultazioni.
ROMA Quel Caterpillar di Marco Pannella riesce a far uscire dai gangheri perfino il compassato, serioso e per nulla loquace ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano. "E lui attacca il leader radicale principale autore della scelta di far votare il 15 giugno sui referendum, una scelta che avrebbe fatto vergognare chiunque non avesse per decenni indicato nell'Unione Sovietica un modello di Stato da emulare". "Accusa ridicola", ribatte Napolitano. Ma nonostante la domenica di sole a scuole chiuse, e nonostante gli appelli alla diserzione delle urne da parte dell'Unità, del Manifesto e, nei fatti, di quasi tutti i partiti di governo, ben 14 milioni 700mila cittadini sono andati a votare, e i "si" oscillano mediamente tra i 10 e gli 11 milioni. Tanto che non solo Pannella, ma lo stesso portavoce dei Verdi, Luigi Manconi, "ringrazia gli oltre I1 milioni" che si sono espressi "contro la caccia". E se si fosse votato in coincidenza con le Comunali, le cose sarebbero andate diversamente. Ma davvero il mancato r
aggiungimento del quorum è colpa di Napolitano? Il ministro non abbozza: "E' ridicolo dice sostenere che dal 30 per cento si sarebbe saltati a oltre il 50 per cento se si fosse votato qualche settimana prima. No, la spiegazione dell'insuccesso è politica". Quanto alI'appellativo di "ministro di polizia" affibbiatogli da Pannella, Napolitano lo accoglie con piacere. "Non vedo nulla di disdicevole in questa funzione, ma quella frase è di vecchio stampo... e insulsa". Che dire dei 35 nuovi quesiti innescati come tante "armi" puntate al cuore del regime dagl'inesausti e inesauribili ingegneri referendari dei Club Pannella? Napolitano va già duro: "Ho cose più serie di cui occuparmi". "Scintille che non scoccarono neppure tra Pannella e le altre forze politiche, con l'unica eccezione del pidiessino Fabio Mussi, capogruppo della Sinistra democratica alla Camera, che tradisce tutto lo spontaneo entusiasmo per il quorum mancato: "C'è qualcosa che appartiene all'ordine dell'immoralità politica nel comportamento di
Pannella, disposto per sopravvivere anche a uccidere uno strumento prezioso per la democrazia come il referendum. Quando diventa una tombola, 10,20 o 30,Pannella ne ha annunciati 35, lo stesso quesito diventa secondario. I cittadini insiste Mussi hanno sentito questo cattivo odore d'immoralità politica, e hanno voluto dire la loro". E' Pannella, stavolta, a non abbozzare. Dipinge Mussi come "questo Mussoff che è solito accusare gli altri sul piano psichiatrico perchè gli paiono folli, sul piano etico perchè gli paiono immorali, su quello poliziesco poichè gli paiono dissidenti". Quindi lo trafigge con l'accusa di stalinismo: "Chi lo scambia per un bischero toscano che ha fatto carriera nella burocrazia romana, sbaglia". Sbaglia pure, secondo Pannella, "chi pensava di cancellarci". Il leader radicale riconosce la sconfitta, ma considera un vero tesoro quei 15 milioni di votanti, ed å grazie a quelli che può dire: "Siamo addolorati fino al crepacuore per questo Paese. Perciò, ora e sempre resistenza. Io chia
mo alle armi... Le Procure della Repubblica devono sapere che abbiamo 17mila depositi sparsi in tutta Italia". Sono le segreterie comunali, i notai e le cancellerie dei Tribunali. Là si trovano, a disposizione di tutti e in particolare degli oltre 4 milioni d imprenditori "tartassati" da Prodi, la bellezza di 35 nuovi quesiti. "Alcuni sono sui temi nostri", spiega Pannella, altri no, ma sono pur sempre armi in grado di distruggere il regime e mandarne in galera i capiå. Nessuna autocritica, nessuna promessa o proposito di moderazione referendaria per il futuro. Intanto, a destra come a sinistra, i partiti pensano di metter mano alla disciplina dei referendum. Per compensare le "abbuffate" radicali. Tutti (o quasi) d'accordo, anche chi, come Gianfranco Fini, ritiene che nonostante gli abusi commessi dai riformatori, il mancato quorum dell'altro ieri "non è un momento felice per la democrazia". Il presidente di An rilancia l'idea di referendum consultivo e non solo abrogativo, aggiunge che il diritto dei cit
tadini a pronunciarsi attraverso forme di democrazia diretta "dev'essere conservato e ampliato", e tuttavia che "bisogna evitare queste ultime distorsioni". Tl segretario del Cdu, Rocco Buttiglione, concorda: "Il troppo, evidentemente, stroppia. Ma l'istituto del referendum non è morto". Rincara il concetto Pierferdinando Casini. leader del Ccd: "Preferisco continuare a litigare con Pannella, piuttosto che festeggiare oggi col direttore dell'Unità. Restano referendari i verdi. Alfonso Pecoraro Scanio, in sintonia con Ernesto Caccavale, eurodeputato di Forza Italia, propone d abolire il quorum. I "popolari" invece escono allo scoperto ed esultano per la vittoria di chi ha disertato le urne. Il presidente pidiessino della Camera, Luciano Violante, invita a "riflettere" sullo strumento referendario. E Fausto Bertinotti dice d'aver votato, ma aggiunge "ora, con la coscienza a posto che cosi non funziona, perchè affastellare tanti referendum uno sull'altro significa non farne nessuno, meglio quindi votarne uno al
la volta".