LA CASSAZIONE VA IN FUMO SUL CONSUMO PERSONALE DI HASHISH
Per la Cassazione "passare" lo spinello a un amico equivale a spaccio se a comperare la sostanza incriminata è uno solo. Se invece l'acquisto è di gruppo, allora non è reato
Passare uno spinello a un amico costituisce reato di "cessione illecita di stupefacenti". Lo ha detto la VI sezione penale della Cassazione, che ha ribaltato una sentenza del tribunale di Matera che aveva assolto un ragazzo che, "aveva scambiato con un altro qualche 'tiro' del suo spinello". Secondo il tribunale si trattava di "uso collettivo di stupefacente e, quindi, di uso personale non punibile". Secondo la Cassazione, invece, "si ha uso di gruppo non punibile quando fin dall'inizio ciascuno acquista la parte della sostanza corrispondente alla somma versata, destinandola a uso personale. Nel caso esaminato, invece, la sostanza era solo dell'imputato, che la offrì al suo compagno". Il tribunale dovrà emettere una nuova sentenza e l'imputato rischia da otto a venti anni di carcere. La Cassazione smentisce dunque se stessa dal momento che, quattro diverse sentenze in cinque mesi, tendevano a non punire il consumo di droghe. E' dei primi di gennaio il principio della VI sezione secondo il quale non è reato c
edere droga in cambio di una dose gratis, perché si tratta di "uso personale". Secondo la Cassazione, "colui che, su incarico di altri e con il denaro di costoro, acquista per il loro personale consumo dosi di droga, non risponde di cessione illecita se l'incarico è stato da lui eseguito per poter a sua volta fare uso personale e gratuito della droga". Lo stesso giorno la Cassazione pubblicò un'altra sentenza che stabiliva che chi acquista droga da consumare in un gruppo di amici non può essere accusato di spaccio, perché "l'acquisto e il passaggio della droga tra componenti di un gruppo sono due momenti di un unico progetto ideato e realizzato dal gruppo". E' invece della IV sezione la sentenza secondo la quale non può essere la quantità di droga detenuta a determinare il reato di spaccio. La droga accumulata, secondo la Cassazione, potrebbe infatti corrispondere a una "scorta" destinata all'uso personale. La stessa IV sezione, occupandosi di un caso di spaccio, ha stabilito che il giudice non può tenere co
nto solo della quantità in possesso dello spacciatore, ma deve considerare anche l'esperienza dell'imputato e il suo "grado di inserimento nel mercato della droga". Sempre la inflessibile VI sezione penale della Cassazione ieri ha stabilito che "per un tossicodipendente la crisi di astinenza è un evento prevedibile, provocato dal suo stesso comportamento e l'esigenza di procurarsi droga o medicinali non può essere considerata una necessità improvvisa. Commette dunque reato di evasione chi, agli arresti domiciliari, esce di casa in preda a una crisi di astinenza.