I REFERENDUM IL REGIME
Di Valter Vecelio
"Non è morto nessuno tanto meno l'istituto del referendum. Si è solo fatto male
Marco Pannella", sostiene Mino Fucillo su repubblica. "E' crisi aperta, non solo della strategia dei referendum a valanga cara a Marco Pannella, ma dello stesso istituto referendario", scrive Paolo Franchi sul Corriere della Sera. "Quelle urne deserte dicono che il Paese non vuole guerre, ma riforme; non vuole rivincite,
ma soluzioni; non vuole furbizie, ma coraggio", assicura Enzo Roggi su L'Unità.
Molto più prosaicamente l'esito referendario ha mostrato che questo Paese e dominato da un regime. E si usa la parola regime a ragioni veduta. Regime non significa dittatura. Una democrazia parlamentare (quali che siano le regole che la governano), presuppone la libera competizione tra le ideologie e sull'alternanza dei partiti al governo. Un regime e dominato da una sola ideologia. Una dittatura non tollera opposizione. Un regime sl; e alla fine, potere e opposizione, congelati nei loro ruoli, si trovano a coesistere in un sistema incapace di rinnovamento, che genera lottizzazione e favorisce abusi. Il potere indulga alla corruzione, perchè si sa inamovibile. L'opposizione costruisce le sue nicchie di privilegio, nella consapevolezza di essere insopprimibile. Ed e a questo, che siamo. Contro i pochi referendum sopravvissuti si e detto e si e fatto di tutto. Che erano troppi; che erano
complicati; che i quesiti non giustificavano la consultazione. Sono le obiezioni che sempre, fin dal primo referendum, quello sul divorzio del 1974, sono state fatte. Giusto per saperlo: quale sarebbe la cifra politicamente corretta? Uno?
Due? Tre? A proposito del quesito: certo che erano complicati. Perchè solo negli ultimi giorni ci si e dati pena di provare a spiegare i quesiti referendari. Bastava garantire un'informazione media, e il problema non si sarebbe neppure posto. Da ultimo, i nemici del referendum, hanno fatto ricorso all'ultima arma, quella più
demagogica e volgare: i costi. A lamentarsi del presunto denaro malspeso gli stessi che ciclicamente chiedono a tutti sacrifici per il risanamento con una mano; e con l'altra sono concordi nell'assicurarsi sostanziosi aumenti di stipendio e pingui privilegi. Non ho titoli particolari per dare suggerimenti, ma chi davvero ha a cuore
l'istituto referendario, penso che si debba mobilitare per impedire che lo strumento referendario, penso che si debba mobilitare per impedire che lo strumento referendario venga annullato con riforme controriformistiche, della serie:
alziamo la soglia delle firme necessarie per indire il referendum: ecc. Piuttosto va assicurata una sola "piccola" riforma: l'abolizione del quorum. Chi vuole stare a casa, chi vuole andare al mare o in montagna; chi per mille e una ragione non vuole votare, benissimo: esercita un suo diritto; un diritto che presuppone che rinuncia a scegliere e decidere in prima persona; e sceglie e decide che siano altri a farlo al posto suo. Esattamente come tutti coloro che si astengono alle consultazioni elettorali per Camera, Senato, enti locali. Si può anche registrare il 60 per cento di astensioni, in occasione delle consultazioni politiche ed amministrative. Nessuno si sogna di sostenere che in quel caso le elezioni vanno invalidate: semplicemente i rappresentanti per la Camera, il Senato, gli Enti locali vengono scelti e votati da chi si e recato alle urne.
Anche all'estero e non troppo lontano accade. La Svizzera non prevede quorum. E nessuno si pone in problema se siano molti, pochi semplici, complicati. O stabiliamo che gli Svizzeri sono dotali di un particolare Dna referendario, oppure non si capisce la ragione per cui quello che va bene nel Canton Ticino va malissimo al di sotto delle Alpi. Tra le proposte stravaganti e bizzarre, che i quesiti vengano sottoposti al vaglio della Corte Costituzionale prima della raccolta delle firme, e non dopo come accade ora. Benissimo: così si ufficializzerebbe un "mercato" con la Corte Costituzionale: perchè inevitabile sarebbe la contrattazione tra i comitati referendari e la Corte, fino a giungere al quesito accettabile e accettato. Ma scherziamo? Piuttosto la Corte Costituzionale deve tornare a essere quello che la Costituzione prevede e impone. Ha invece tracimato dai suoi doveri e dalle sue competenze, emettendo sentenze politiche. E non può, non deve farlo. Infine: i partiti nella loro maggioranza, hanno dato indi
cazione favorevole per l'abrogazione. bene: ora siano conseguenti. Si deve pretendere che entro pochi giorni presentino progetti di legge che prevedano l'abrogazione delle norme che costituivano l~ogc7etto della consultazione. Poi si preoccupino pure come colmare i vuoti legislativi. Ma visto che hanno dato indicazione per il Sì, niente dovrebbe loro impedire di raggiungere in Parlamento un intesa in tempi rapidissimi; e spazzare via dai nostri codici quelle norme che non abbiamo potuto eliminare con il referendum. Hanno già dimostrato di saperla raggiungere, l'intesa adatta per operare in pochi minuti, quando si tratta di accrescere i loro emolumenti. Per una volta, lo facciano in favore di qualcosa di meno volgare della mera pecunia.