PRIVATE D'ONOFRIO: PRIVATIZZAZIONI SANCITE DALLA COSTITUZIONENel testo sul federalismo più spazio ai privati. Intesa ancora difficile sui poteri dello Stato
ROMA - Una Repubblica federale (anche se l'aggettivo per ora non compare in nessuna delle nuove norme costituzionali) che ha Roma come capitale e nella quale aumentano non solo i poteri di Comuni, Province e Regioni ma soprattutto quelli dei privati. Perché, per la Bicamerale, pubblico e privato non sono sullo stesso piano: »all'autonomia dei privati va riconosciuta una sorta di precedenza nell'esercizio di attività tradizionalmente pubbliche, che passano ai Comuni, alle Province, alle Regioni o allo Stato soltanto se la gestione privata si riveli inadeguata. Le privatizzazioni, insomma, ieri hanno trovato un espresso riconoscimento nella Carta costituzionale che i Settanta si accingono a riscrivere. Un »fatto grave per Rifondazione comunista e per i Verdi, che annunciano battaglia in Aula per evitare che »sotto la coperta del federalismo si finisca per far passare il thatcherismo più sfrenato , e puntano il dito contro i Popolari e il Pds colpevoli, i primi, di aver votato a favore dell'emendamento propos
to da Forza Italia e recepito dal relatore Francesco D'Onofrio (Ccd) nel testo sulla forma di Stato; il secondo di non aver opposto alcuna resistenza ma di essersi astenuto al momento del voto finale, facendo pendere la bilancia dall'altra parte. D'Onofrio ha cercato di gettare acqua sul fuoco assicurando che il principio approvato non consente di dare in gestione ai privati settori vitali, come la difesa e la politica estera. »La norma - ha spiegato il relatore - non fa che prendere atto del principio della privatizzazione delle aziende pubbliche, che si sta affermando nel nostro Paese. Si stabilisce infatti che i poteri pubblici, di Comuni, Province, Regioni e Stato devono intervenire solo là dove il privato si dimostri non in grado di svolgere adeguatamente determinati poteri pubblici . Ma Verdi e Rifondazione sono convinti che la nuova norma si pone in contrasto con la prima parte della Costituzione e perciò avrà sicuramente dei contraccolpi, ad esempio, sull'istruzione, perché indirettamente riconosce l
a »supremazia della scuola privata su quella pubblica che, secondo Ersilia Salvato, »rischia così di scomparire . Una preoccupazione eccessiva, ha ribattuto D'Alema al momento del voto. Ma per Salvato non v'è dubbio che »l'asse culturale della Costituzione, a partire dall'articolo 3 che pone il principio di uguaglianza tra i cittadini, è stato sovvertito: viene meno l'uniformità di condizioni di vita, che è una garanzia per la fruizione di servizi, di diritti e di libertà . E anche il Verde Maurizio Pieroni ritiene che la nuova norma contrasti con l'articolo 41 della Costituzione (l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale e deve essere indirizzata a fini sociali), e che perciò il presidente non avrebbe dovuto metterla in votazione. »La prima parte della Costituzione non la tocca nessuno - ha replicato D'Onofrio - e per quanto riguarda la scuola non cambia proprio niente . Secondo il relatore, le attività che i privati potrebbero svolgere in modo più effi
ciente sono quelle delle attuali aziende municipalizzate. »Penso alla centrale del latte - ha detto - ma anche a quella del gas o dell'acqua . Al di là di questa novità, il voto di ieri non ha riservato particolari sorprese. E passata la proposta di prevedere in Costituzione che Roma sia la Capitale della Repubblica (ma non anche quella che con legge costituzionale ne sia disciplinato l'ordinamento); è stata confermata (dopo una lunga discussione e per una manciata di voti) l'autonomia delle Regioni di legiferare in materia elettorale e di forma di Governo; è stato inserito un potere sostitutivo del Governo in caso di inadempimento delle Regioni, delle Province e dei Comuni ma solo se ne »derivi un pericolo per la sicurezza e l'incolumità pubblica ; l'elenco delle materie riservate alla potestà legislativa dello Stato è stato integrato con l'immigrazione, la cittadinanza e la condizione giuridica dello straniero, i mercati finanziari, la produzione e il commercio di farmaci, l'alimentazione e il controllo de
lle sostanze alimentari (Stato e Regioni cooperano, invece, per quanto riguarda le attività culturali); è stata confermata una norma di chiusura che lascia allo Stato la potestà legislativa anche »per la tutela di preminenti e imprescindibili interessi nazionali ; per istituire nuove Province basterà una legge regionale e non sarà necessaria una legge statale, come chiedevano i Popolari il cui emendamento non è passato. »Vorrà dire che si è aperta la strada alla costituzione di 5mila province italiane ha commentato D'Alema, favorevole all'emendamento del Ppi respinto dalla maggioranza. Stamattina la Commissione concluderà la votazione su questo testo: mancano ancora 13 articoli tra cui quello, più delicato, sul federalismo fiscale. Ed è proprio da questo capitolo che oggi riprenderà la discussione in plenaria, su proposta dello stesso D'Alema che ha invitato i Settanta ad autolimitarsi sugli altri argomenti. Donatella Stasio
