Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 07 giu. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie lista Pannella
Segreteria Rinascimento - 18 giugno 1997
Da "Il Mattino" del 18 giugno 1997 - pag. 4

IO SPACCIATORE PER UN TIRO DI SPINELLO

Di Chiara Graziani

ROMA. "I politici? Metterebbero piede a casa di uno come me che guadagna quarantamila lire al giorno a zappare? Gli farebbe schifo, ai polirici. Ma loro parlano perché non soffrono, perché i loro figli sono protetti e tutte stanno bene. A me mi condanneranno, sicuro. E loro che stanno al caldo saranno contento e diranno che va tutto bene così. La sai perché ho preso l'ashish, invece di una sbronza con la birra? Perché lo spino non fa vomitare dopo e tutto fa gia abbastanza tristezza". Mario Mundo, 28 anni, nato in terra di caporalato, a Nova Siri, Matera, è uno dei tantissimi braccianti di Basilicata, regione forse oggi meno povera che nei suoi recentissimi anni bui, ma dove senz'altro ai più deboli arrivano solo le briciole del nuovo benessere. Mario, suo malgrado, è un caso da prima pagina. Dovrà tornare sotto processo perché due anni fa, fermo sul lungomare a cavallo del motorino passò il suo spinello, per un tiro, ad un amico. Lo avevano assolto, un anno fa: consumo personale e "collettivo", dissero i gi

udici. La Cassazione ha deciso che la sua, in termini tecnici, si chiama, invece, "cessione di sostanze stupefacenti". Cambia il nome, cambia tutto. "Cessione" è uguale a reato, punibile con un minimo di sei mesi e un massimo di quattro anni. Molti politici, ed anche qualche operatore sociale come don Oreste Benzi, hanno esulato. Pugno duro, ci vuole. Ma se parli con Mario Mundo trovi un giovane mangiato dalla fatica che è stato al cinema l'ultima volta "quindici anni fa, con i miei fratelli". La sala più vicina ora è a cento chilometri. "Qui - dice - torni dalla campagna e non sai dove andare. Esci per strada e ti ritrovi al bar. Esci dal bar e non puoi che andarti a sedere su un muretto. Quando proprio non ne puoi più o ti ubriachi o fumi con gli amici". La Stato per Mario Mundo, bracciante agricolo come suo padre e sua madre, è una striscia rossa su pantaloni neri ed una giustizia che non si dà neppure la pena di rigettare le sue due istanze con due motivazioni diverse: "Hanno preso la fotocopia della pri

ma, cancellato la data a penna e l'hanno rispedita al mio avvocato".

E vivi meglio, sei più felice dopo avere fumato?

"No, certo. Mica lo faccio per vivere meglio. Lo faccio perché ti sballa, perché lo facciamo insieme e quindi un po' ci divertiamo. Lo faccio perché la birra alla fine mi fa vomitare e lo spinello no. Se la mia vita cambiasse lo farei lo stesso, vuoi sapere? Perché, può anche cambiare? Ho cercato lavoro a Milano e a Bologna, ma da Nova Siri non si scappa".

Ora la Cassazione ritiene che il tuo sia stato un reato grave: ti senti colpevole?

"Colpevole? Guarda, io lo spinello a Carmine non gliel'ho neppure offerto perché c'era poca roba. Lui me l'ha preso dalle dita e ha tirato. Vallo a spiegare ai carabinieri. Comunque, che devo dire? Se mi ricapiterà lo farò, senz'altro. Non mi possono togliere anche lo sballo. Comunque mi condanneranno".

Perché dovrebbero?

"Perché? Ero stato assolto a Matera e i carabinieri sono andati dal datore di lavoro che mi aveva preso in prova come piastrellista. Dieci giorni per vedere come andavo, era un'occasione. Guarda che quello è stato in galera, gli dicono loro. E io sono tornato alla campagna".

Cos'è per te la giustizia?

"Non lo so ma non ci credo".

Perché?

"E' giustizia quando fai delle istanze e ti rispondono sempre di no e sempre con la stessa motivazione? Ho conservato i fogli. Stessi errori della macchina da scrivere, stessa data corretta a penna, stesso no. Ma io mica ci credo che qualcuno ci ha pensato sopra prima di dire no. Per questo mi condanneranno, è certo".

Un paese di cinquemila anime e nessuna opportunità. Però l'hashish ci arriva

"Neppure quello. Devi andare a Taranto a cercarlo, si fa un po' di provvista, cinquantamila lire".

La cosa più disperante Mario Mundo te la dice alla fine. Lui lo vorrebbe legale l'hashish. Perché non fa vomitare come la birra ed è il solo sprazzo di rumore in una vita che non cambierà. Non chiede un giusto processo, un lavoro, opportunità. A lui basta che lo Stato gli lasci almeno il suo placebo quotidiano. Una storia brutta la sua, "gonfiata da alcuni giornali" che, dice l'avvocato cassazionista Silvio Suster, "hanno titolato sui vent'anni di carcere che potrebbero toccare Mario mentre si tratta di qualche mese". A renderla ancora più difficile da capire arriva una decisione del tribunale penale di Cagliari. Tenere in casa trecento semi di cannabis, che farebbero una piantagione di tutto rispetto non è reato.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail