IRI, PRIVATIZZARE SENZA FRETTA
Il primo compito di Gian Maria GrosPietro sarà quello di ridurre l'indebitamento.
Oggi l'insediamento del nuovo presidente, domani si svolgerà il primo Cda.
Applausi del "Financial Times" dopo le critiche dell' "Osservatore Romano"
Di F.Pe.
ROMA L'Iri diventa un caso internazionale. Lunedì la pungente osservazione
del Vaticano apparsa sull'Osservatore Romano sul fatto che all'Istituto di via
Venento c'è un po' troppa Nomisma; ieri il commento del "Financial Times" che
plaude l'arrivo di Gian Maria GrosPietro alla presidenza al posto di Michele
Tedeschi. "Era ora. E' solo una vergogna scrive il quotidiano economico inglese che non sia successo un anno fa". Il neopresidente è contento, anche se non lo dice, del giudizio del Financial Times. Su quello di Oltretevere nemmeno una parola. Non risponderà neanche domani quando si dovrebbe riunire per la prima volta il nuovo consiglio d'amministrazione della holding pubblica. La convocazione sarà ufficializzata oggi, quando GrosPietro prenderà possesso del suo ufficio in via
Veneto. Il neopresidente, che ieri a Trieste ha partecipato al convegno mondiale sui parchi scientifici, mette le mani avanti su quanto dovrà fare. Il mandato assegnatogli dal governo è privatizzare tutto in tre anni. "Non bisogna farsi prendere dalla frenesia, anche se è necessario fare presto", avverte. "Sono uno studioso ricorda
che ha dedicato la sua vita all'economia industriale e le mie idee su come deve
funzionare il sistema rimangono le stesse. Ora si tratta di mettere in pratica quello che ho sempre studiato. Il mio mandato è a termine? Non mi disturba minimamente". C'è una cosa, però, che spaventa il presidente: i debiti. "Abbiamo delle scadenze dice molto più vicine che non quella dei tre anni... I debiti incombono. Come
incombe Bruxelles che chiede il rispetto dell'accordo siglato dal ministro del Bilancio di allora Beniamino Andreatta. Il rientro si sarebbe dovuto concludere entro la fine di questo mese ma è molto probabile che l'Unione ci conceda un'ulteriore proroga
sino alla fine dell'anno. Le dismissioni in massa saneranno questa situazione. Qualcosa arriverà dalla cessione di Autostrade che viaggia velocemente verso la privatizzazione. Ieri, l'Anas ha dato il via libera al piano finanziario della società di Giancarlo Elia Valori, che sarà inviato all'azionista di maggioranza, il Tesoro, e agli advisor. La prossima settima un altro tassello verso la vendita. Il ministro dei Lavori pubblici, Mario Costa, firmerà lo schema di convenzione che prevede la proroga della concessione almeno fino al 2038. Senza questo provvedimento sarebbe stato infatti inutile parlare di privatizzazione. E questa volta ci sarà una novità di non poco
conto. I pacchetti delle azioni Autostrade potrebbero essere venduti anche dagli sportelli postali. "E' una buona idea - sostiene Rainer Masera, advisor Autostrade anche se a decidere dovranno essere i global coordinator. Le Poste comunque possono essere un canale molto interessante, in grado di favorire la diffusione di questi titoli sul largo pubblico". L'unica perplessità è sulla data. Autostrade è in calendario per quest'estate. Sul terreno ci saranno la terza tranche dell'Eni e Aeroporti Roma, per la quale si prevede anche una Opv (offerta pubblica di vendita). "I mercati non gradiscono le operazioni lanciate dopo il 15 luglio. L'Iri osserva Masera avrebbe tra l'altro a disposizione non più di quattro settimane per realizzare l'obbiettivo". E probabile quindi che la privatizzazione di Autostrade slitti alla seconda metà di settembre, quando le ferie sono finite e in Borsa c'è meno affollamento. L'annunciata privatizzazione della Stet scalda ulteriormente il clima delle telecomunicazioni. Dismissioni
a parte, c'è anche il problema del terzo gestore
dei telefonini a cui il governo annuncia di affidare la licenza alla metà di dicembre. Il bando di gara dovrebbe essere pubblico presto. I partecipanti affilano le armi. MediasetBnlBritish Telecom e forse l'Eni contro EnelDeutsche Telekom. E proprio lo sbarco nel nostro Paese del gestore pubblico tedesco ha mandato su tutte le
furie l'amministratore delegato di Tim, che invoca reciprocità. Ma l'Enel per questa accoppiata avrebbe l'appoggio del Tesoro, come dice il presidente dell'ex ente elettrico Chicco Testa. "Anzi in tutti i nostri interlocutori in Parlamento, Antitrust e governo, non ho riscontrato atteggiamenti inquisitori, ma grande interesse e attenzione per capire che fa l'Enel". Parola di Chicco Testa.