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Segreteria Segr.Pannella - 19 giugno 1997
(Da PANORAMA, del 19 giugno 1997, pagg. 52/56)

IL FANTASMA DELLA LIBERTA'

ALLARMI RADICALI / ALLA VIGILIA DELLA CONSULTAZIONE, PARLA PANNELLA

C'è aria da anni trenta. Ovvero di riorganizzazione totalitaria dell'Italia.

Con una via d'uscita: abrogare l'ipocrisia del quorum

Di Pierluigi Battista

"Ma lo guardi. Guardi bene questo fantasma: se domenica mandiamo all'aria i piani di chi vuole instaurare in Italia in monopartitismo perfetto, è tutto merito suo". Merito (ma davvero occorre precisarlo?) di quel lenzuolone bianco morbidamente ripiegato su una delle rare poltrone in dotazione nella sede del Partito Radicale e che Marco Pannella durante una pausa del suo micidiale tour de force prereferendario, contempla come fosse una creatura prediletta.

Pannella è un veterano del colpo ad effetto, dal bavaglio in tv alla trovata del Babbo Natale in giallo, dalla marijuana pubblicamente spacciata al mercatino di Porta Portese al corpo reso scheletrico dallo sciopero della fame, dalla maschera del clown al corpo pericolosamente prosciugato dallo sciopero della sete. Eppure sembra singolarmente affezionato a quel lenzuolone bianco che ricalca lo stereotipo del fantasma secondo la vulgata dei film comici (e che invece il padre di tutti i referendum si ostina a definire "drammatico e melanconico"), con due fessure troppo strette al posto degli occhi azzurri di Pannella, un'apertura davvero insufficiente per la bocca loquacissima di Pannella. "Grazie a quel fantasma" dice ora Pannella "in soli quattro giorni oltre 35 milioni di italiani hanno saputo ciò che gli era stato criminalmente nascosto nei mesi precedenti: che domenica 15 giugno non solo si vota per i referendum ma si può impedire la realizzazione di un incubo totalitario. Quello di chi si vorrebbe sbaraz

zarsi per sempre di un istituto previsto dalla Costituzione come il referendum e soffocare, attraverso la cancellazione della speranza referendaria, ogni contraddizione democratica e istituzionale in un paese che non ama le voci critiche e la difesa intransigente del diritto".

Pannella, come è noto, si inalbera con una certa facilità. Tanto più di inalbera se gli si obietta che non la pur geniale invenzione del fantasma, bensì l'esplicito invito dell''Unità' a disertare le urne ha infiammato la campagna elettorale che si trascinava stanca e prevedibile e che ora si gioca tutto sul dilemma: andare o no a votare? Dare una mano o no al raggiungimento del quorum necessario per la validità della consultazione referendaria? Ecco Pannella inalberato: "La sortita dell''Unità' è un esplicito richiamo all'ordine per quelle zone d'Italia, le quattro regioni rosse, dalla cui partecipazione al voto dipende l'esito del referendum di domenica. L''Unità' non ha acceso un interesse. Ha invece indicato nel referendum l'ultimo ostacolo sulla via della riorganizzazione totalitaria della politica italiana".

Ho capito bene, "totalitario"? "Secondo uno schema collaudatissimo, il quotidiano diretto da Caldarola ha suggerito ad un potere monocorde e che camuffa la sua cronica incapacità di reggere gli effetti benefici della contraddizione democratica con il ricorso alla rissa continua e alla conflittualità supercasinista e antiliberale, ha suggerito a questo potere l'attraente prospettiva di un Parlamento, di una Corte Costituzionale, di una magistratura che possono, senza quella immensa rottura di coglioni che sono i referendum, realizzare finalmente il sogno totalitario del potere assoluto, come ai bei tempi della monarchia prima che diventasse monarchia costituzionale. Attenzione, però: loro credono di imitare Luigi XIV, ma c'è il rischio che poi si ritrovino come Luigi XVI. Del resto, loro hanno la tendenza di sbagliare sempre tempo. Alle soglie del Duemila si comportano come se fossero nel pieno degli anni Trenta".

Pannella di inalbera se il cronista alza gli occhi dal taccuino, la penna immobile a mezz'aria e lo sguardo inebetito di chi non ha bene afferrato l'allusione: "Sì , ha capito bene: gli anni Trenta. E' da un anno che noi riformatori, gli unici in grado di disturbare il manovratore, siamo stati letteralmente cancellati dalla scena pubblica". Pannella non si inalbera se il cronista gli fa notare che questo è il solito vittimismo dei radicali italiani e di Marco Pannella in particolare. Anzi, gli occhi gli si illuminano, pronti ad assaporare il trionfo: "Ancora con questa solfa del vittimismo? Bene, allora sappia che ho ritrovato le tre definizioni con cui i comunisti usavano anatemizzare negli anni Trenta i fratelli Rosselli. Eccole qua: "vittimisti", "avventuristi" ed "esibizionisti". Le ricordano qualcosa? A me sì; a me ricordano gli insulti che i comunisti mi hanno vomitato addosso da una vita".

Pannella, continui con la storia degli anni Trenta: "Stavo dicendo che da un anno siamo stati cancellati dal video. Non una comparsa da Lerner, non una da Vespa, non una da Santoro, non una dalla Annunziata, non una da Lubrano, non una da Costanzo. Niente di niente. In video passava solo Bertinotti, il ninnolo del regime che si porta appresso la sua erudizione dozzinale e incolta e che viene invitato dalla leggiadra signora Marcegaglila nei salotti dei giovani industriali, finta opposizione che viene regalata per regalare il brividino del rischio a una oligarchia borghese che si comporta con i nuovi potenti con la stessa pavida soggezione dei tempi del fascismo e che snobba o boicotta i referendum liberisti che potrebbero liberare milioni e milioni di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, lavoratoti vessati da un sindacalismo corporativo e soffocante. Come negli anni Trenta, appunto. Con la sola differenza che allora c'era Giovanni Gentile e oggi Norberto Bobbio, emblema di un bigottismo democratici

sta che non sa niente di liberalismo vero e di uno Stato di diritto.

"Ma si rende conto che in Italia il compito di raccontare il nostro passato è affidato a un memorialista della statura di Gianni Minà? Che oltre a occupare le coscienze, il nuovo regime si è impegnato a occupare la notte con i compitini totalitari di un ex leghista, e ora rifondazionista, come Gabriele La Porta? Oramai hanno messo le mani dappertutto. Persino la storia laica e liberale del 'Mondo' viene riscritta dagli storici legati al carro degli Editori riuniti. E se si cita di sfuggita Benedetto Croce è per dire che il suo unico merito è di essere andato addosso a Luigi Einaudi sulla storia dell'inscindibilità di liberismo e liberalismo".

D'accordo, ma torniamo ai referendum. Pannella ci torna ma, tanto per cambiare, un po' inalberato: "Premesso che non mi sono mai allontanato dal tema dei referendum, soppressi i quali l'ideale organicistico e corporativo dei nuovi sostenitori della monarchia precostituzionale non avrebbe più ostacoli per avverarsi, premesso questo, a me questa storia del quorum già fa girare le scatole". Prego? "In Svizzera, giustamente, il quorum non sanno nemmeno cosa sia. Se per la chiusura di una fontanella nel centro di una città va a votare solo il 20 per cento, non vuol dire che la votazione non è più valida, ma che l'80 per cento ha ritenuto legittimamente che non fosse il caso di perdere del tempo prezioso sulla questione della fontanella. Decide la maggioranza di chi ha avuto la voglia e il tempo di andare a votare e nessuno impedisce ai perdenti o chi si è astenuto di riprovare con un referendum per l'eventuale riapertura della fontanella chiusa. Per questo non sopporto che qualcuno voglia deformare a tal punto il

mio pensiero da attribuirmi un atteggiamento ostile per chi decidesse domenica di disertare le urne. Il voto, per noi liberali, è una facoltà e un diritto. Non un dovere e tantomeno un obbligo, come reclamano le vestali dello Stato etico. Vogliamo difendere il diritto e la facoltà dei cittadini di esprimersi sulle privatizzazioni, sull'Ordine dei giornalisti, sugli incarichi extragiudiziali. Avremmo voluto che i cittadini fossero messi nella condizione di esprimersi su un arco più vasto di quesiti, ma la cupola della Corte Costituzionale ha soppresso questa facoltà, non con argomenti del diritto (cosa che nemmeno i parenti stretti di Zagrebelsky avrebbero il coraggio di sostenere) bensì per l'elementare necessità che il regime ha di impedire ai cittadini di pronunciarsi su questioni decisive".

E se comunque i quorum previsto nono fosse raggiunto? "Sarebbe il sequestro definitivo del diritto dei cittadini di scegliere, la fine del miracolo di un gruppo senza potere come il nostro che parla il linguaggio della stragrande maggioranza degli italiani che vogliono un sistema anglosassone con due partiti e un presidente scelto dal popolo. Sarebbe la manna per tutti quei magistrati che dall'estero guardano il nostro Paese come il paradiso di una visione sostanzialistica, organicistica, non garantistica (platonica direbbe Caselli se conoscesse il platonismo) della giustizia; la manna per tutti quei giornalisti che all'estero non amano la libertà si stampa e vedono nell'Italia la patria di un giornalismo servile e ordinato in senso corporativo".

Mi perdoni la brutalità: sarebbe anche la fine di Marco Pannella? "Sono anni che mi recitano il de profundis. Ma poi a finire primi nella tomba politica sono sempre gli altri. Sarebbe invece l'occasione per il diffondersi della peggiore peste politica che ha infestato il nostro secolo". Sarebbe a dire? "Sarebbe a dire l'occupazione delle nostre coscienze, quei quindici, vent'anni di fascismo, quei settantaottanta anni di comunismo che hanno creato l'assuefazione all'idea malsana di un potere che si autopermette ogni nefandezza (perché il potere è sempre legge), ma si presenta ai cittadini con il volto della perentorietà più truce: tu devi fare questo, devi pensarla così, la tua coscienza deve percepire questo e non altro. Il potere che se ne fotte dei risultati di un referendum, come è accaduto per la responsabilità civile dei magistrati e come sta avvenendo per le trattenute sindacali. Il potere che non fiata davanti ai sequestri di legalità della Corte Costituzionale".

Un quadro sconfortante Pannella "No, perché al peggio non c'è mai fine. Se perdono i referendum abrogativi, il passo successivo, sono disposto a giurarci, sarà l'uso del referendum propositivo con cui il potere invocherà l'adesione plebiscitaria delle masse aizzate dai media. Fortuna che abbiamo un fantasma che rischia di salvarci. Ecco perché gli voglio molto bene".

 
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