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Segreteria Segr.Pannella - 19 giugno 1997
(Da PANORAMA, 19697 pagg.54/55)

VADO, NON VADO, MI TURO IL NASO

Referendum '97: votare o disertare i seggi? Ecco alcuni parei celebri.

MARINA SALOMON, imprenditrice. "Andrò alle urne e voterò "sì" a quasi tutti i quesiti. Sono perplessa su quello che abroga l'Ordine dei giornalisti. Non penso che tocchi a noi cittadini decidere: risolvetevelo fra voi giornalisti".

STEFANO ZECCHI, docente di estetica. "Voterò di malavoglia e deciderò all'ultimo momento il come. Sarebbe meglio usare i referendum per decidere questioni che svegliamo la coscienza civile. Come successe per l'aborto e il divorzio".

VITTORIO CHIUSANO, presidente della Juventus. "Certo che voterò. Anche se noto una certa tendenza ad abusare dello strumento referendario":

ROBERTO D'AGOSTINO, critico di costume. "Non ci penso proprio a votare. Lo farei giusto per bocciare la caccia. Di questo passo arriveremo a referendum per decidere il colore dei bagni negli uffici pubblici".

ROBERTO FAENZA, regista. "Non voterò. Il referendum non è più un'occasione di democrazia, ma ne registra il deficit".

GRAZIA FRANCESCATO, presidente del Wwf Italia. "Voterò. Poi mi dimetterò dalla categoria dei giornalisti. Che ci sia l'Ordine o meno, poco importa. Il problema? I direttori dei giornale si interessano solo al Palazzo in termini di pettegolezzi".

LIDIA RAVERA, scrittrice. "Sarà la prima volta, ma non voterò. I referendum hanno senso quando servono a fare battaglie civili. E' scandaloso buttare miliardi per quelli che si possono evitare".

ERMETE REALACCI, presidente di Legambiente. "Voterò si per quello sulla caccia e per abolire l'ordine dei giornalisti".

ALESSANDRO RIELLO, imprenditore. "Voterò solo il referendum sulla golden share. Le privatizzazioni devono essere vere. Lo Stato deve rinunciare ai privilegi".

FRANCO ZEFFIRELLI, regista. "Voterò. Va difeso il referendum come strumento di democrazia".

GRANDI FIRME, ORDINATE E NON

Ordine dei giornalisti: abrogarlo o no? Ecco le opinioni di alcuni direttori di quotidiani e Tg.

ERNESTO AUCI, direttore del Sole24 ore. "Il referendum segnala un ritardo molto forte della legislazione. Come voterò? Il voto è segreto".

PIETRO CALABRESE, direttore del Messaggero. "Voterò per l'abrogazione dell'Ordine dei giornalisti. Lo trovo inutile, antistorico e antieuroperista. E gli esami per accedere alla professione sono una farsa".

FERRUCCIO DE BORTOLI, direttore del Corriere della sera. "Voterò no. Il quesito referendario, però, può essere un'utile iniziativa per aprire gli occhi a una corporazione che deve trovare la capacità di riformarsi".

EMILIO FEDE, direttore del Tg4. "Voterò perché l'Ordine resti, con la speranza che chi lo deve garantire lo faccia meglio. Oggi ci sono bravi giornalisti che non riescono a lavorare e pessimi giornalisti che portano via il posto a chi lo meriterebbe".

PAOLO GALIMBERTI, direttore del Venerdì di Repubblica. "Voterò per l'abolizione dell'Ordine, una struttura corporativa che impedisce l'effettivo rinnovamento di questa professione".

PAOLO GRALDI, direttore del Mattino di Napoli. "Sull'Ordine mi asterrò perché un si o un no è riduttivo. E' tutto da rifare: controlli sulla professionalità zero, e alla fine una valanga di disoccupati con tesserino. Da esibire ormai solo in albergo".

MIRIAM MAFAI, editorialista. "Non andrò, contesto lo strumento referendum e l'uso abnorme che se ne fa. L'Ordine? E' stato carente su molti fronti tra cui la tutela della deontologia, e ora paga lo scotto".

ENRICO MENTANA, direttore del Tg5. "Non dico come voterò. I giornalisti non devono essere i testimonial del pro o del contro. Non dobbiamo fare le suffragette quando si parla di noi".

MARCELLO SORGI, direttore del Tg1. "Mi dispiace ma non sono in grado di fare dichiarazioni sul referendum sull'Ordine, perché non ho ancora avuto il tempo di leggere il quesito".

 
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