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Segreteria Rinascimento - 19 giugno 1997
Da "IL MESSAGGERO" del 19 giugno 1997, pag. 13

LA RAI VUOLE COMPRARE RADIO RADICALE

Per realizzare una rete dedicata ai lavori del Parlamento. Cinquanta miliardi la richiesta

ROMA I1 mondo dell'emitecnza vive il giorno del contrappasso. La Rai sta trattando l'acquisto di Radio radicale. Un acquisto indispensabile per realizzare quella rete dedicata ai lavori del Parlamento che è prevista nel contratto di servizio con lo Stato. Per svolgere quella funzione di servizio pubblico che tanto spesso tra viale Mazzini e Saxa Rubra dimenticano essere la loro missione aziendale. Che invece hanno, a modo loro, svolto in questi anni proprio i radicali, sempre collegati in diretta con le aule parlamentari, a raccontare glorie e miserie della vita della più prestigiosa istituzione del Paese. Contro la classe politica che abita il Parlamento, contro la televisione di Stato, i radicali, per radio e nelle piazze hanno combattuto epiche battaglie. Partitocrazia e Rai nella loro simbiosi sono state messe sotto osservazione, vivisezionate da un'analisi attenta, quasi maniacale dei minuti secondi concessi in video ad ogni forza politica, ad ogni esponente di partito. Dati che Radio radicale, attiva d

al 1976, ha amplificato e raccontato a milioni di ascoltatori attraverso le sue dirette, la sua seguitissima rassegna stampa mattutina, i suoi programmi di informazione. Tutto questo da domani dovrebbe non esserci più. Ieri, davanti alla Commissione di vigilanza che lo interrogava sul contratto tra la tv pubblica e lo Stato, il direttore generale della Rai Franco Iseppi ha ammesso che Radio radicale è oggetto di una trattativa. "Le nostre previsioni ha spiegato sono per un costo di gestione intorno ai 25 miliardi. E c'è poi un costo di acquisto, e lì le distanze sono notevoli. Per noi una valutazione ottimale e tra i 20 e i 25 miliardi mentre il nostro, diciamo, venditore, la stima intorno ai 50 miliardi". Ma come mai la Rai arriva a trattare con il suo più fiero eversore. "Se no ha ammesso Iseppi come facciamo a fare la rete parlamentare". C'è un problema generale delle frequenze ha spiegato noi non le abbiamo e da qualche parte bisognerà prenderle". Ma se la Rai "deve" comprare, perchè Radio radica

le vende? Anche qui la realtà ha luci ed ombre. La radio "alternativa" in verità campa grazie a un notevole contributo pubblico (dieci miliardi) concesso dal governo Berlusconi (che Pannella appoggiava) tra molte contestazioni, Proprio allora, nel 1994, fu di fatto e anche in diritto, riconosciuta la funzione di servizio pubblico all'emittente. Ma quel finanziamento, con la Rai chiamata a fare il suo dovere, dovrebbe sparire. Ai radicali insomma conviene vendere oggi. I1 bene e di pregio. Provate a imboccare l'autostrada con una radio in macchina: Radio radicale si sente quasi sempre, le reti pubbliche no. Via libera all'accordo, dunque. Se domanda e offerta si incontreranno. Con un dubbio. Chi curerà gli spazi rimasti liberi dalle dirette parlamentari? Difficile immaginare la Rai dare via libera a una nostop di insulti e ingiurie di tutti contro tutti come fece Radio Radicale nel 1993.

 
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