LETTERA A MARTINO E TARADASH
Di Marco Pannella
Dinnanzi a quello che sta accadendo, che più che un "già vissuto" è un incubo riuscito, dinanzi al kamasutra di posizioni partitocratiche per riformette francamente ridicole, grottesche più che mostruose, dinanzi alla caricatura di alchimisti alla ricerca della pietra filosofale e di apprendisti stregoni del nulla, dodici milioni di italiani hanno domenica scorsa tentato di acquisire sei puntuali e precise riforme che il partito del non voto ha invece impedito, consegnando a sei gruppetti di estremisti reazionari la vittoria della conservazione. A questo punto il problema non è quello della importanza a concepire alcunché che possa animare o rianimare il paese, o parti consistenti di esso, ma della assenza totale di un gruppo di parlamentari che agisca in presa diretta con quei dodici milioni di cittadini e con il Movimento che li ha aggregati e che ne aggregherà in futuro sempre più numerosi. Ai Marino, ai Taradash e ve ne saranno pure! ai loro omologhi di estrazione ulilvista torniamo a ricordare che qua
ttro - dico: quattro deputati fra il 1976 e il l979 determinarono pressoché da soli il corso e la fine del corso della legislatura contribuendo a conquistare aborto, riforma manicomiale, caduta del presidente leone, difesa dello stato di diritto, e tornarono nel 79 in 23 sui banchi del Parlamento. I partiti degli affari e del malaffare, tutti a gestione antistatutaria e antidemocratica, innanzitutto nei loro confronti, li "rappresentano". Di fronte a questo non possono continuare semplicemente a "dissentire". Sono molto di più di dodici milioni i liberali e i democratici italiani in cerca d'autore. Ci sembra tristemente mediocre questo modo di ignorarlo e una dolorosa, inspiegabile scelta di sotto occupazione e di velleitario collaborazionismo il loro persistente rifiuto di participare ai posti di responsabilità che loro spettano, e alla organizzazione dell'Italia liberale e alternativa al regime partitocratico.