IL RIENTRO DI TONI NEGRI RIAPRE IL DIBATTITO SUGLI ANNI SETTANTA
Roma. Soluzione politica o semplice soluzione "umanitaria"? Il dibattito
sulle due strade per chiudere i conti con gli anni '70 ha ripreso
corpo ieri nei commenti alla notizia sul prossimo rientro di Toni
Negri in Italia. Un rientro che avverrà mentre in parlamento è in
discussione l'ipotesi dell'indulto e mentre i temi della
giustizia e della legislazione d'emergenza tengono banco alla
commissione bicamerale sulle riforme. Uno dei primi a commentare la notizia è stato ieri Pietro Folena, responsabile dei problemi della giustizia del Pds: "Considero la
decisione di Negri un fatto molto positivo. Io stesso l'avevo
pubblicamente auspicata nelle scorse settimane in una intervista
a un quotidiano di Padova". Quali effetti potrà avere questo
ritorno? "Credo che possa aiutare ad affrontare la questione
della riconciliazione. Quella strategia della riconciliazione che
ci porta a riconoscere i permessi a detenuti come Francesca
Mambro. Certo, nel quadro dell'indulto la posizione degli esuli è
più difficile di quella dei detenuti. Ma penso che dovremo
trovare la soluzione tecnica per superare gli ostacoli. Giudico
possibile giungere entro il 2.000 a una soluzione che ci consenta
di chiudere definitivamente con le conseguenze della politica di
emergenza degli anni della lotta armata". L'impressione è che sia meno difficile affrontare la questione dal punto di vista tecnicogiudiziario che politico. Che insomma la strada detta "umanitaria" arriverà prima di una riflessione
compiuta su quella fase della storia italiana: "E' certamente
così risponde Folena perchè ci sono ancora molte ferite non
rimarginate. Manca, ad esempio, una adeguata legislazione che
tuteli i diritti dei parenti delle vittime. Ritengo più utile
affrontare in primo luogo la questione sotto il profilo
tecnicogiuridico. Non dimentichiamo che in quegli anni ci fu
anche una tendenza dei magistrati ad applicare il massimo delle
pene nei confronti dei protagonisti della lotta armata". Parole importanti dette da chi oggi è responsabile della giustizia nel principale partito di governo e che negli anni caldi dell'Autonomia era segretario della Fgci di Padova. Un
periodo duro, ricorda Folena: "Ricordo il processo contro
l'Autonomia, quando i nostri dirigenti si recarono nell'aula del
tribunale di Padova a testimoniare contro l'organizzazione di
Negri. Erano anni difficili all'università, si praticavano le
gambizzazioni. Io ero figlio di un docente universitario e quel
clima lo ricordo bene. Ma anche nel Pci ci si era divisi: c'era
chi privilegiava la soluzione giudiziaria e chi, come noi della
Fgci, credeva invece più utile affrontare la questione dal punto
di vista politicoculturale. Per questo organizzammo proprio a
Padova due convegni, nel '78 e nel '79, con la presenza di
Massimo D'Alema". Per Ersilia Salvato, vicepresidente del senato, "si tratta non
solo di cancellare la fase dell'emergenza ma anche di fare i
conti con quella stagione politica. Oggi lo stato italiano
dovrebbe dimostrare questa volontà. Ma vedo il rischio che si
riaccendano le polemiche rendendo più complicato il percorso". Da
dove vengono le resistenze maggiori a fare i conti con quel
periodo? "Credo risponde l'esponente di Rifondazione che ci
siano resistenze di tipo trasversale. C'è, ovviamente,
l'opposizione classica e prevedibile della destra ma c'è anche a
sinistra chi, in via generale, si dice disponibile a impegnarsi
su un terreno umanitario ma non su quello della riflessione
politica". Dal fronte della magistratura il primo commento è stato ieri
quello di Armando Spataro, pm a Milano, uno dei magistrati che
fecero l'inchiesta sul gruppo di "Rosso", conclusasi con la
condanna di Toni Negri. "L'ipotesi che Negri voglia tornare in
Italia ha commentato Spataro non può che essere vista con
favore perchè tutti coloro, condannati in via definitiva, che
rientrano volontariamente, riconoscono le leggi italiane".
Secondo il pm, infatti, "il punto principale è che Negri torna da
colpevole, condannato definitivamente come capo di
un'organizzazione terroristica, senza alcuna possibilità di
errore giudiziario. Poi potrà anche godere dei benefici riservati
a chi spontaneamente si consegna alla giustizia, ottenendo un
trattamento particolare. Ma non avrà favori". Spataro ha anche
commentato la richiesta di rivedere le pene comminate nel periodo
dell'emergenza: "Lo stato ha già pensato a questo prima che
qualche intellettuale o pseudo tale lo chiedesse".