MARINI: TRANQUILLI NON RIFAREMO LA DCIl segretario ppi: "Lo dico per l'ultima volta, noi restiamo nell'Ulivo"
di Gianluca Luzi
ROMA - "La cosa più fastidiosa di questi giorni, in cui abbiamo giocato un ruolo anche noi, è questa storia del centro trasversale che sarebbe un rischio per la democrazia dell'alternanza". Ogni volta che il Ppi occupa per qualche giorno la scena politica scatta un riflesso condizionato: vogliono rifare la Dc. E Franco Marini, segretario del Ppi, si secca moltissimo. "E' solo chiacchiericcio, per di più interessato. Lo dico per l'ultima volta: la nostra scelta è nel centrosinistra. Questo discorso di rifare la Dc è contro la storia e la logica. Noi siamo e restiamo nell'Ulivo".
Una scelta irreversibile?
"Oggi è questa. Poi, si sa, in politica la categoria dell'eternità non esiste. Ma adesso è fuori discussione. Siamo convinti che la scelta fatta più di un anno fa è giusta e restiamo in questo schieramento. Questo non vuol dire farsi la guerra con gli altri".
Però a forza di non farvi la guerra avete tirato fuori una legge elettorale pasticciata. Lo dice anche il ministro Dini.
"Questa è una legge elettorale che rafforza il bipolarismo. E io sono convinto che la nostra democrazia parlamentare ha bisogno di una scelta bipolare, di creare le condizioni di una democrazia dell'alternanza".
Ma allora perchè vi siete battuti per questa formula così complessa e "democristiana"?
"Non mi ha mai convinto l'idea di un doppio turno di collegio rispetto al doppio turno di coalizione. Il doppio turno di coalizione fa gareggiare i due poli che escono meglio dal primo turno e quindi è una scelta bipolare, mentre nell'ipotesi di doppio turno di collegio, al di là della volontà dello stesso Pds, abbiamo visto la creazione di uno strumento che avrebbe portato al bipartitismo, che è cosa ben diversa. Questo è il punto che ci ha diviso dall'impostazione del Pds".
Però nella nuova legge elettorale resta molta proporzionale.
"Ma no, resta la proporzionale di prima: il venticinque per cento e poi c'è il premio di maggioranza. Quindi è un rafforzamento della democrazia dell'alternanza".
Non sarà che l'unico passo avanti è il passaggio dall'orrenda parola "inciucio" al più accettabile, ma sempre indigesto "pasticcio"?
"Quando sento questa accusa devo dire che siamo alla sagra del trasformismo. Perché prima dell'avvio della Bicamerale tutti dicevano che nessuno può invocare rigidamente la solidarietà di maggioranza. Non ci voleva molto a capire che per riformare la Costituzione non basta un voto in più. Io non ho dubbi che se non fossero arrivati i corsari della Lega e avessimo vinto noi sul premierato con un voto di scarto, bisognava comunque aprire un confronto serio con l'altra parte perché non si riforma la Costituzione a colpi di maggioranze risicate. Quindi l'abbiamo detto dall'inizio che bisognava trovare intese larghe per riscrivere le regole istituzionali ed elettorali".
Anche a cena a casa di Letta?
"Ma potevano venire a casa mia o potevamo anche andare al ristorante. Però che oltre al dibattito ufficiale in Bicamerale ci si veda per confrontarsi e per verificare se esistono le possibilità di intese è l'abc della politica. Lo fanno tutti ed è giusto farlo. Nessuna azione segreta".
E' vero che con il Pds siete arrivati quasi alla rottura?
"Nulla di più falso. Abbiamo avuto una valutazione diversa sul doppio turno di collegio e di coalizione, poi dovendo discutere con gli altri, c'è stata una maggioranza orientata sul doppio turno di coalizione che a noi piace di più. Ma tutto il lavoro preparatorio di questo confronto è stato fatto assieme in perfetta armonia. Io non sono un presuntuoso: non avrei avuto la forza di proporre qualche indicazione in rottura con il Pds. Questa è una sciocchezza".
De Mita ha spinto per sganciare il Ppi dal Pds?
"Mai e ha sempre guardato alla necessità di coinvolgere tutte le forze politiche partendo dalla tenuta del nostro rapporto con il Pds".
Però è evidente che c'è stato un avvicinamento tra il Ppi e il Polo.
"Il dialogo e il rispetto reciproco si sono sviluppati sull'obiettivo di trovare una soluzione che coinvolgesse tutte le maggiori forze politiche. Ma tra questo e pensare a ribaltamenti di alleanze o posizioni diverse dei singoli partiti ce ne corre".
Non vorrà negare, però, che sulla giustizia l'asse con il Polo c'è e che con il Pds le posizioni sono distanti?
"Ho letto quel che ha detto Folena sulla giustizia e accetto la necessità di una verifica anche dentro l'Ulivo. Nessuno di noi ha una posizione pregiudiziale ostile verso i magistrati. Però, nel momento in cui si parla di riforme, noi rivendichiamo le prerogative del Parlamento e la necessità che, fatte tutte le verifiche, il Parlamento abbia l'orgoglio e la consapevolezza che la responsabilità delle scelte spettano a lui. Spero che riusciremo a trovare l'intesa. Direi che su qualche punto, per esempio il problema della separazione delle carriere, non ci sono contrasti di fondo ma impostazioni un po' diverse".