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Partito Radicale Rinascimento - 22 giugno 1997
Da "La Repubblica" del 22 giugno 1997 - pag. 10

"E' ORA DI CHIUDERE GLI ANNI DI PIOMBO"

Rossanda: torna Negri, finisca l'emergenza

ROMA Il ritorno di Toni Negri in Italia è l'occasione per chiudere gli Anni di piombo, per risolvere la situazione dei 400 ex terroristi che "trascinano processi senza fine", per riflettere infine sul caso di Adriano Sofri, il caso di una condanna a tutti costi e senza prove. Questa la tesi che Rossana Rossanda sostiene in un articolo che sarà pubblicato oggi dal Manifesto e che intreccia la notizia del possibile rientro in Italia di Negri a una riflessione più generale sugli anni dell'emergenza.

Lo stesso problema, con molta maggiore prudenza, è toccato anche da Emilio Vesce, ex direttore di Radio Sherwood, leader storico dell'Autonomia Operaia. Armando Spataro, invece, il magistrato che indagò sull'Autonomia padovana, avverte che lo Stato ha già pensato a riequilibrare il suo atteggiamento verso gli ex terroristi, "molto prima che qualche intellettuale o pseudo tale lo invocasse".

Secondo Rossanda, il rientro di Negri "sarà utile non solo per chiudere la sua posizione giudiziaria" ma anche "per far riflettere il nostro Paese sulla misteriosa incapacità di risolvere, con una misura ragionevole, la situazione di coloro (meno di 400 persone) che trascinano dagli anni dell'emergenza processi o condanne senza fine". Persone insiste che sono unite da "trattamenti straordinari inventati la prima volta espressamente per loro, come se fossero l'unica piaga d'Italia". Ai tempi della fuga di Negri scrive ancora Rossanda - "fecero strage il reato di opinione e quello associativo, ci fu l'uso straripante dell'associazione sovversiva e financo di banda armata, per incorrere nel quale non è occorso usare armi e neppure detenerle. Di quegli anni, anche il processo a Sofri è una coda avvelenata: bisognava condannare tutti coloro che avevano fatto parte di quel movimento, a qualsiasi costo, con prove e senza prove. Non sarebbe ora di chiudere questo capitolo?".

Spataro è il sostituto procuratore di Milano che indagò su Negri e a cui si deve la condanna definitiva del capo dell'Autonomia. Su Negri, Spataro dice: "E' importante che torni da colpevole, condannato definitivamente come capo di un'organizzazione terroristica senza alcuna possibilità di errore giudiziario. Poi potrà anche godere dei benefici riservati a chi spontaneamente si consegna alla giustizia, ottenendo un trattamento particolare. Ma non avrà favori. Rivedere le condanne ai detenuti politici? Lo Stato ha già pensato a questo prima che qualche intellettuale o pseudo tale lo chiedesse. Nel 1987 fu varata una norma che assicura ai dissociati uno sconto di pena. In molti lo hanno fatto, tra cui latitanti che si sono costituiti".

Dal carcere, mentre era in corso il processo "7 aprile", Vesce spese parole molto amare contro Toni Negri che, eletto deputato, aveva lasciato il paese: "Suscita imbarazzo il suo tentativo di rivestire la latitanza di significati politici", si lamentò nell'83. Ora commenta: "Sapevo da qualche tempo che aveva deciso di tornare. Mi pare che sia una scelta faticosa per lui. Una scelta che condivido, anche se piuttosto tardiva. Per lui l'Italia significa il carcere e bisogna dargli atto di un certo coraggio. Se non fosse scappato forse oggi sarebbe libero perché sarebbe stato assolto. Il processo di allora va annoverato nel rito ambrosiano della colonna infame. Con lui ritorna una serie di problemi legati al processo. Si cercherà di rivederli fuori dalla logica repressiva di quegli anni".

Il 4 ottobre 1988, la prima sezione penale della Corte di cassazione aveva reso definitiva la condanna di Negri a 12 anni di reclusione, chiudendo il processo "7 aprile". Il 26 marzo 1990, la sentenza d'appello di un altro processo, quello di Milano, ridusse la condanna per Negri a un anno e otto mesi.

 
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