ROMITI IN CAMPO CONTRO PRODI "HA SPREMUTO L'ECONOMIA"
Replica del premier: "Abbiamo rischiato, ma è andata bene"
di Fabrizio Ravelli
MILANO Fuoco su Romano Prodi, a cannonate. La politica del governo? "E' stata, dalla scorsa primavera, di grandissimo rischio per il Paese". Non ha portato "né sviluppo né occupazione", ma ha imposto "uno sforzo enorme, un vero salasso dell'economia". Ma poiché, malgrado tutto, siamo alla vigilia dell'ingresso nell'Unione monetaria europea, facciamo quest'ultimo passo: "Per l'Italia sarebbe pericolosissimo mancare quest'ultimo sforzo, con lo svantaggio di aver sopportato grandissimi sacrifici e di restare a metà strada". Perché non c'è "nessuna rete di protezione per il nostro Paese se non raggiunge questo obiettivo, e ci troveremmo in una situazione che definire drammatica è poco". E però quest'ultimo sforzo "va fatto seriamente, non con i proclami sui giornali".
Cesare Romiti parla davanti all'assemblea nazionale della Compagnia delle Opere (venerdì era alla Bocconi, e sta per volare a Palermo) con l'aria di chi si vuol prendere, senza infierire, una rivincita. Un anno fa, al meeting ciellino di Rimini, aveva lanciato il sasso: non si fa l'Europa con una marea di disoccupati, potremmo pensare a un rinvio del nostro ingresso. "Feci scandalo, mi attirai critiche, quasi nessuno mi venne dietro". Adesso "ci ha dovuto pensare un governo socialista a richiamare l'attenzione sul problema dell'occupazione". E' stato Jospin a venirgli dietro. Così il presidente della Fiat riprende la frusta in mano. Anche l'avvio della trattativa sul Welfare State gli è piaciuto poco: "Ho visto centinaia di persone nella sala di Palazzo Chigi. E credo che centinaia di persone intorno a un tavolo non raggiungeranno mai un accordo...".
Romiti prende la rincorsa, dopo che il moderatore gli ha alzato la palla. Domanda: "Ci fu scandalo quando a Rimini lei disse no a Maastricht senza lavoro. Adesso diversi governi sono sulla sua posizione. Cosa consiglia a Romano Prodi?". E in attesa della schiacciata, una preambolo soddisfatto: "Mi dispiace di dover dire che è successo quello che purtroppo avevo previsto. Era una previsione troppo facile. Pensare di costruire l'Europa con 18 milioni di disoccupati è un nonsenso. Che cosa è successo da allora? Che in tutti i paesi d'Europa si è andati avanti con la politica del rigore, inseguendo parametri che sono diventati veri feticci e tabù, e senza tener conto di che cosa accadeva nell'economia reale, alla gente d'Europa".
Ed ecco le legnate sul governo. "Dissi che si dovevano coniugare sviluppo e rigore. Ma nell'ultimo anno il nostro Paese non ha avuto né sviluppo né occupazione. E' vero, si sono fatti progressi in cifre macroeconomiche, si sono ridotti inflazione e costo del lavoro, obiettivi certamente molto grandi. Ma dal ' 92 ad oggi il contributo dei cittadini e delle imprese è stato di 420 mila miliardi, a colpi di continue finanziarie. Non potevano non influire sull'economia". Allora, qual è l'aggiornamento della posizione di Romiti? Se lo chiede da solo, e risponde: "Che dopo questo sforzo enorme, questo salasso dell'economia, siamo alla vigilia dell'ingresso in Europa. Allora io dico: cerchiamo di fare quest'ultimo tratto. Di far sì che i più deboli, le parti povere, non abbiano più danni dalla politica del governo. Che è stata, dalla scorsa primavera, di grandissimo rischio per il Paese". "Sappiate continua Romiti che non c'è alcuna rete di protezione per il Paese, se non raggiungerà l'obiettivo. Ci troverem
mo in una situazione che definire drammatica è poco. E allora fate sentire la vostra voce: avete voluto i sacrifici, guai ora a non raggiungere l'obiettivo, a lasciarci fuori. E' un obiettivo che non risolve i problemi, ma ci permetterà di stare con dei partner che hanno una condizione dello Stato più seria. E i risultati potremo cominciare a raggiungerli".
Infine, un accenno alla questione dello Stato sociale, e ancora un Romiti che si mette dalla parte "dei più poveri". "La trattativa sullo Stato sociale non è cominciata bene, stando a quel che leggiamo sui giornali, dato che la parte sindacale ha dichiarato di non essere soddisfatta. Si tratta di mettersi a un tavolo con senso di responsabilità, senza proclami e senza affermazioni apodittiche. Si tratta di arrivare a una revisione dello Stato sociale, ma dobbiamo ricordarci che lo Stato sociale è stato costruito per coloro che meno hanno nella nostra società, i più poveri o anche coloro i quali non sono ricchi. Quindi si tratta di modificare le norme per eliminare i tanti privilegi che ancora esistono, come le macropensioni. Tenendo presente che lo Stato sociale va rivolto soprattutto a coloro i quali hanno poco, e non hanno la possibilità di organizzarsi per conto loro".