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Segreteria Rinascimento - 22 giugno 1997
Da "IL SOLE 24 ORE" del 22 giugno 1997, pagg. 1 e 4

FAZIO E I TASSI: I RISCHI DELL'ATTESA

Di Paolo Savona

Inflazione all'1,5%, differenziale tra rendimenti dei

titoli pubblici italiani e tedeschi a 1,2 punti

percentuali, saggio ufficiale di sconto al 6,75 per cento.

Da Denver, dov'è in corso il summit dei capi di Stato,

Prodi fa sapere che non trova più coerente lo stato

dell'economia italiana con la posizione di Fazio. Chi

dei due ha ragione? La posizione di Fazio appare la più

argomentata. Nelle sue Considerazioni finali del 31 maggio

si è espresso chiaramente: »Le aspettative inflazionistiche

sono state piegate , ma »i focolai inflazionistici non sono

del tutto spenti ed ȏ indispensabile che nelle

aspettative e nei comportamenti degli operatori si

consolidi, dopo oltre due decenni di inflazione alta e

variabile, la fiducia nella riconquistata stabilità

monetaria . Quali siano questi »focolai è detto con

eguale chiarezza: »Il costo del lavoro per unità di

prodotto è salito in misura notevole e »la credibilità

dell'azione di riequilibrio delle finanze pubbliche è

legata alla capacità di assicurare progressi certi e

permanenti nel tempo , la qual cosa non è assicurata dato

che »nel 1996 il riequilibrio dei conti pubblici ha

registrato una battuta d'arresto e che »sarebbe un errore

tentare di correggere gli squilibri che ancora permangono

agendo in misura rilevante sulle entrate, in particolare su

quelle che influiscono sul livello dei prezzi e sui costi ,

mentre è necessario un »contenimento della spesa pubblica

destinata a finalità di carattere previdenziale e

sociale . E noto che il Governo, pur avvalendosi per la

sua opera di ministri e di economisti autorevoli, non

dispone di un Centro studi e di analisi del prestigio di

quello della Banca d'Italia e non è quindi in condizione di

rispondere con pari armamentario ed efficacia alle

argomentazioni serrate del governatore. Si deve perciò

limitare a valutazioni rese in modo asistematico dallo

stesso presidente del Consiglio e dai suoi ministri, che

comunque non potranno mai allontanare da esse il sospetto

di parzialità, dati i tempi e il contesto in cui operano.

Occorre attuare una proposta lungamente caldeggiata di

riunire in un unico Council of economic advisors (il

riferimento americano è d'obbligo) il dipartimento di

Economia di Palazzo Chigi, la segreteria generale della

Programmazione economica, il Nucleo di valutazione degli

investimenti pubblici, l'Ispe e l'Isco, non certo per

condurre una battaglia teorica tra economisti, di cui il

Paese certo non necessita, ma per avere il

controbilanciamento di un'analisi condotta prevalentemente

(e giustamente) in chiave monetaria con una che valuti

specificatamente gli aspetti reali e "fiscali" degli

andamenti di mercato e delle politiche economiche. La

dialettica tra pari fa sempre bene ai Centri studi e alla

conoscenza che essi producono per agevolare il buongoverno

dell'economia! Se, come dice Fazio, lo scopo che egli

persegue è quello di piegare definitivamente le aspettative

di inflazione troppo a lungo alimentate, chi gli assicura

che - data la sua stessa elevata credibilità di studioso,

la considerazione di cui gode il suo Servizio studi e la

debolezza culturale, se non l'asservimento degli altri

centri pubblici e privati di analisi economica - il

mantenimento di "saggi ufficiali reali" tra 5,25 e 6,75

punti percentuali non sia esso stesso di ostacolo, per il

suo contenuto implicito di valutazione delle prospettive

inflazionistiche, al raggiungimento dell'obiettivo

altamente rispettabile che si prefigge? I mercati

monetari e finanziari non paiono discostarsi di molto dalle

valutazioni del Governatore e ciò può avere due

significati: il primo, quello già indicato, che essi, non

avendo altre fonti cui ispirarsi, prendono nota della stima

di Fazio che l'inflazione corrente è più elevata di quella

attesa e ne traggono le conseguenze sui tassi

dell'interesse, mantenendoli elevati.

Il secondo, raggiunto con valutazioni indipendenti da

quelle del Governatore, che un'economia depressa, un

bilancio pubblico che ha ancora bisogno di interventi

strutturali (che Fazio indica in 2 punti percentuali di Pil

a conclusione delle sue Considerazioni di maggio), un

vincolo estero più severo a seguito della concreta

possibilità di ingresso della lira nell'Euro abbiano

accresciuto il "rischio Paese" e, di conseguenza, i tassi

dell'interesse reali richiesti dai mercati internazionale e

interno. Si badi che questa non è un'ipotesi, ma una

valutazione raccolta tra operatori finanziari. Nella

parte internazionale delle sue Considerazioni finali, Fazio

fornisce una visione meno contingente dell'inflazione,

attribuendo la sua riduzione a livello mondiale a

»politiche monetarie fermamente orientate a recuperare, in

modo duraturo, la stabilità del valore della moneta ma,

aggiunge, che vi ha contribuito anche »la moderazione

salariale, l'accresciuta concorrenza sul mercato globale,

l'avanzamento tecnologico . Flessibilità salariale come

fattore di sviluppo dell'occupazione e subito si è aperto,

anche da noi (con echi immediati Oltretevere), un dibattito

su ciò che è socialmente »più etico : un sistema di

protezione pubblica del lavoro o un libero mercato? Questa

disputa può avere solo soluzione pratica, cioè se non

funziona la prima, si provi con la seconda. Nel corso del

primo storico incontro del G8, data la presenza di Eltsin,

non mancheranno riferimenti concreti ai due fattori

elencati da Fazio - la competizione globale e le

innovazioni tecnologiche -, nei loro riflessi sulla

produttività e, per questa via, sull'occupazione e

sull'inflazione. Sulla produttività e sul veicolo della

stessa, ossia gli investimenti innovativi in attrezzature e

macchinari, il Governatore si è già pronunciato nella sede

più volte ricordata: ha denunciato il calo della prima e

valutato in una crescita permanente di un punto percentuale

di Pil il fabbisogno dei secondi. Resta la competizione

globale, l'unico vero credibile e permanente freno

all'inflazione. Se vi è competizione in tutti i settori e i

cambi resteranno fissi (come previsto in Europa) o

presenteranno modeste variazioni (come si prevede nei

confronti del dollaro e dello yen se il regime dell'Euro

sarà "amministrato", cioè dirty), le imprese italiane non

potranno aumentare i prezzi al di là di quelli della

concorrenza europea e, quanto più questa si apre verso

l'esterno, di quella internazionale. La difficile e, in

parte, controproducente lettura dell'aumento dei tassi

reali dell'interesse italiani in chiave prevalente di

aspettative inflazionistiche potrebbe essere bilanciata da

un giudizio reso dai massimi responsabili della politica

economica sul grado di concorrenza dell'economia italiana.

Se Prodi e Ciampi ritengono che la concorrenza sui mercati

italiani sia aumentata, le loro critiche sull'elevatezza

dei tassi ufficiali (e di mercato) apparirebbero fondate e

la posizione di Fazio debole, ancorché da non

sottovalutare. Lo stesso quesito può essere rivolto al

Governatore, sollecitandogli una risposta secondo un'ottica

di coerenza globale delle sue valutazioni, tanto

chiaramente espresse, e delle sue scelte, tanto

coraggiosamente e responsabilmente difese.

 
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