TONI NEGRI AIUTATO A COSTITUIRSI DA COSSIGA
L'ex Presidente potrebbe riaccompagnare il professore in Italia
PARIGI. Toni Negri dice: "Non mi risulta". Poi ride. Poi sospira: "Sì, ho sentito Cossiga in questi ultimi due mesi, così come ho sentito tanti altri uomini politici...". Ma Cossiga in particolare. Anzi: parecchie telefonate e una lettera sarebbero il filo attraverso cui lei Toni Negri e il senatore Cossiga avete discusso di questo suo conclusivo rientro in Italia. "La lettera gliela confermo". Che genere di lettera? "Mi è stato chiesto di riassumere la mia condizione giudiziaria. Tutto qui". Pausa, chiede: "Ma lei come lo sa? Voglio dire, da dove viene la notizia?". La notizia circola, sebbene assai tutelata. Ma è del tutto in linea con le cose che l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga va dicendo da parecchi anni a proposito della necessità di "chiudere con una soluzione politica" gli Anni di piombo. E il rientro di Negri potrebbe diventarne il segnale. Si sa che Antonio Negri, 64 anni, leader dell'Autonomia Operaia, condannato a 12 anni di carcere quattro e mezzo dei quali passati negli speci
ali di Palmi, Trani, Fossombrone esule a Parigi dal 1983, professore al College International de Philosopie, è pronto a partire dal Charles de Gaulle di Parigi, destinazione Roma, martedì primo luglio. Calcolati gli anni scontati, i due indulti del 1986 e 1988, le diminutive della legge Gozzini, Negri potrebbe limitare al massimo la sua permanenza in carcere. E in Italia si potrebbe aprire il confronto sul tema dell'amnistia ai protagonisti degli anni del sovversivismo e del terrorismo italiani. Ha detto Cossiga: "Se accettiamo l'idea che si trattò di un fenomeno storico collegato alle condizioni culturali e politiche del Paese, occorre essere coerenti. L'amnistia non è il perdono, è uno strumento politico". E' su questo punto che due persone così distanti tra loro uno bollato come "cattivo maestro" di violenza, l'altro come artefice e mente della repressione si incontrano intrecciando le loro storie, le loro culture, le loro (inconciliabili) consuetudini. Ma ci sarebbe di più. Non solo Cossiga ha dato l
a sua disponibilità ad affiancare Negri in questa battaglia, ma persino ad accompagnarlo (fisicamente accompagnarlo) durante il rientro ParigiRoma. Davanti alle telecamere e all'Italia. Intanto, a Parigi, Toni Negri ha rilasciato un'intervista a Giuliano Ferrara, per il Foglio: "Nulla mi spinge a lasciare Parigi, dove vivo bene e lavoro sodo da 14 anni filati. L'anno prossimo potrei avere la naturalizzazione francese e un passaporto. Però intendo restaurare la comunità che ho rotto con la mia evasione", dice il professore. "La situazione politica italiana dice Negri spiegando i motivi del suo rientro è cambiata, ora si possono risolvere i problemi lasciati insoluti dalle legislazioni speciali degli anni di piombo". Però, osserva, che "se fossi un delinquente comune in galera non ci andrei proprio, avendo scontato più della metà della pena. Ma rischio di subire, in quanto Toni Negri". Il professore rischia, infatti, da un minimo di pochi mesi a poco più di 4 anni di carcere. Negri precisa anche che intende
"gettare un sasso nello stagno", dal momento che esiste una legge sull'indulto per reati politici: "Io sono un vinto non uno sconfitto. Ma non un criminale nè tantomeno un criminale pentito. E' comunque dal trattamento riservato ai vinti che si misura la dignità dei vincitori".