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Segreteria Rinascimento - 25 giugno 1997
Da "LA STAMPA" del 25 giugno 1997, pag. 7

NUOVO PARLAMENTO, PIU POTERE ALLA CAMERA

Bocciato il doppio turno proposto dal pds e sostenuto con un lungo intervento da D'Alema

Le firme per i referendum passano da 500 a 800 mila

Di Antonella Rampino

ROMA. Alle nove e mezzo di ieri sera la Bicamerale ha bocciato l'emendamento della sinistra democratica sul doppio turno di collegio. E dunque, non si sceglierà, collegio per collegio, con un sistema uninominale secco tra due candidati al Parlamento. Ma il vero colpo di scena, in una lunga giornata di emendamenti, subemendamenti, trattative, e conte al pallottoliere, con il timore che la Lega arrivasse all'ultimo momento a scompaginare gli schieramenti, era avvenuto mezz'ora prima. Quando Fabio Mussi ha chiesto al presidente di invertire l'ordine di votazione, e cominciare proprio dall'emendamento della sinistra democratica, dal doppio turno nei collegi. E, ancor più a sorpresa, Massimo D'Alema, che solo qualche sera fa era tra gli autori dell'"accordo" con il Polo per il doppio turno di coalizione, aveva lasciato il proprio scranno di presidente. E, sedutosi come un qualsiasi commissario nei banchi della Sala della Regina, aveva fatto con tutta l'autorevolezza di cui era capace una dichiarazione di voto. "I

l doppio turno nei collegi darebbe a questa commissione molta più forza e innovazione". Altra sorpresa, ma non troppo, con D'Alema, per la prima volta dai tempi dei tempi, si era schierato anche il nemico di partito Achille Occhetto. La votazione è durata mezz'ora, con le telecamere del circuito chiuso nella Sala della Regina che non riuscivano a inquadrare i votanti: l'emendamento è stato bocciato con i voti incrociati dell'intero Polo, di Rifondazione, dei popolari, e dei Verdi. A favore, solo la sinistra democratica, Rinnovamento italiano e il laborista Spini. Uno schieramento che rispetta, con l'esclusione del pds, l'accordo raggiunto in favore del doppio turno di coalizione nel vertice di casa Letta, e che tanto era stato criticato dai costituzionalisti. Un voto in parte inaspettato, perché per tutto il giorno si erano rincorse le voci di chi usava, come spesso in queste lunghe giornate di riunioni, il pallottoliere. E, nelle ultime ore precedenti la votazione, a favore del doppio turno nei collegi, era

no dati gli 8 professori di Forza Italia. Urbani e Pera, in particolare, avevano motivato: "Saremmo favorevoli, se contemporaneamente passasse un vero semipresidenzialismo alla francese". E invece, proprio i professori Urbani e Rebuffa, nelle loro dichiarazioni di voto, hanno annunciato e votato "no". E così, alla fine, ha vinto Il "matterellum due". Per Berlusconi, "il doppio turno di coalizione dà la possibilità ai cittadini di operare una scelta tra due concezioni diverse della società". Tutti contenti, alla fine: anche Fabio Mussi, "se non altro perché si è fatta chiarezza". Ieri è stato anche varato il nuovo Parlamento, e il cosiddetto bicameralismo imperfetto, una Camera che legifera, un Senato con competenze limitate ad alcune materie. Ma si sono anche riformate le norme che regolano i referendum, e intanto sono andate avanti le discussioni parallele su giustizia e forma di governo. Per proporre un referendum d'ora in poi saranno necessarie 800 mila firme anziché 500 mila, e non sarà più possibile pre

sentarne una trentina tutti assieme, come è accaduto di recente. Inoltre, raccolte le prime 100 mila firme, la Corte Costituzionale dà subito il parere sull'ammissibilità del quesito. I referendum potranno essere anche propositivi, e non più solo abrogativi, con la sola esclusione di quelli che riguardino le leggi elettorali e la ratifica dei trattati internazionali. In Bicamerale c'è stato dibattito acceso in materia: il Polo era in sostanza contrario a limitare l'uso dell'accesso a questa istituzione, ma ancora più vivace è stata la discussione sul referendum propositivo. "Si presta a derive plebiscitarie" ha detto il popolare Mattarella. Marco Pannella, il padrepadrone dei referendum italiani, quando ha saputo ha commentato: "Ci manca solo che mi ammazzino...", e le norme approvate sono, comunque, "squalliducce". Sullo sfondo, ancora aperta è la questione della giustizia, oggetto di intensi negoziati tra popolari, favorevoli a una netta separazione delle carriere di pubblici ministeri e giudici e delle se

zioni disciplinari del Csm, e Botteghe Oscure, che vorrebbe invece "limare" quelle posizioni. Il responsabile della Giustizia del partito di Marini, Gargani, ha ieri sostenuto che l'intesa, allora, dovrebbe essere larga e comprendere anche l'opposizione. La votazione, in tema di giustizia, è prevista per domani.

 
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