OTTOCENTOMILA FIRME O NIENTE REFERENDUM
Votato a maggioranza con il no del Polo. La Consulta deciderà della ammissibilità dopo le prime 100 mila adesioni. Le domande dovranno essere chiare
Nasce la consultazione propositiva. Non ci saranno più quesiti a raffica
ROMA Come Pannella temeva, come molti speravano: se le indicazioni della Bicamerale verranno recepite, sarà più difficile la procedura per chiedere, e ottenere, un referendum. La commissione infatti ha votato a maggioranza, con il no del Polo, l'innalzamento del numero delle firme necessarie: dalle attuali 500 mila a 800 mila. Inoltre, non sarà più possibile votare referendum »a raffica : su proposta di Rifondazione comunista, è passato il principio della limitazione dei referendum a un numero massimo per tornata elettorale, numero da stabilire con una apposita legge.
Infine, sono stati previsti ulteriori limiti all'ammissibilità dei quesiti: questi dovranno avere per oggetto »disposizioni normative omogenee , dovranno essere formulati »in modo da renderne chiaro il contenuto e non potranno prevedere l'abrogazione parziale di una legge se la parte rimanente risultasse di »impossibile applicazione o se ne derivasse una disciplina »costituzionalmente illegittima . Nuove difficoltà dunque, ma anche nuove possibilità: nasce infatti il referendum propositivo, finora escluso dalla nostra Costituzione. Sarà indetto se il Parlamento non si sarà pronunciato, entro diciotto mesi, su leggi di iniziativa popolare presentate dai cittadini. Per proporle però non basteranno più 50 mila firme, come era previsto finora. Ne occorreranno invece 800 mila, come per il referendum, e servirà il preventivo giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale. La terza sostanziale novità nella disciplina dei referendum riguarda proprio il ruolo della Consulta. Se oggi era richiesto il giudizio
di ammissibilità solo dopo la raccolta definitiva delle cinquecentomila firme, ora tale giudizio viene anticipato: dopo aver ottenuto la sottoscrizione da parte di 100 mila cittadini, i promotori dovranno presentare i quesiti alla Corte che darà immediatamente il suo responso. Se il quesito sarà giudicato ammissibile, i promotori dovranno poi raccogliere le restanti settecentomila firme perché il referendum venga indetto. E' confermato il divieto di referendum per le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, mentre non è passata la richiesta di Rifondazione comunista di escludere le leggi elettorali dal referendum ed è ammesso per la prima volta il referendum sulle leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali. Non cambia l'obbligo del raggiungimento del quorum: perché sia valido, un referendum deve essere approvato dal 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto. Il referendum è morto? Ne è quasi convinto Marco Taradash, di Forza Italia, che ironizza: »Ottocentomila
firme sono misura irraggiungibile, tranne che per Cgil, Cisl e Uil e, forse, per la Chiesa cattolica, se appoggiata dalla Lega delle cooperative .