PASSA IN BICAMERALE L'EMENDAMENTO COSSUTTA: COL CENTROSINISTRA HA VOTATO UNA PARTE DEL POLO
Fare referendum sarà più difficile. Pannella insorge
Per promuoverli serviranno 800.000 firme. Sarà fissato un tetto al numero di quesiti per tornata. Nasce quello propositivo.
Di Antonella Coppari
ROMA - "Abbiamo ridato la parola agli elettori", sorride Mussi. "Tutte balle: gli esponenti di Polo e Ulivo sono ladri di democrazia", replica stizzito Pannella. In questo scambio di battute a distanza, c'è tutto il senso della riforma dei referendum sancita dalla Bicamerale. Forse è stata fatale l'ultima abbuffata di quesiti. O forse il giro di vite era nell'aria. Conferma Elia: "Abbiamo deciso di mettere un freno agli abusi". Fatto sta che le norme approvate ieri mattina restringono, e di molto, le maglie attuali. Cala il sipario sul vecchio istituto e si accendono le luci sul referendum propositivo che viene introdotto nel nostro ordinamento.
Pietra angolare della nuova costruzione (sulla quale dovrà poi esprimersi il Parlamento), il numero delle firme necessarie per promuovere i referendum abrogativi: il quorum passa da 500mila a 800mila. L'emendamento - presentato da Cossutta - è passato con una maggioranza trasversale. Insieme a tutto il centrosinistra ha votato una parte del Polo, Con buona pace dell'azzurro Pera che aveva chiesto di elevare si' il numero delle firme, ma solo di centomila unità. Per limitare il rischio "valanga" (Pannella ha nel carniere altri 35 referendum), si prevede un tetto al numero di quesiti per ciascuna tornata: sarà una legge ordinaria a stabilire qual è il limite. Non c'è più spazio per i referendum manipolativi, quelli cioè che - con l'abrogazione di una virgola - possono cambiare il volto di un articolo. La commissione ha infatti deciso che la proposta sottoposta a consultazione deve avere ad oggetto "disposizioni omogenee" e - in caso di abrogazione parziale - il quesito deve considerarsi inammissibile "se la p
arte residua della legge risulti di impossibile applicabilità". Né è ammesso il ricorso all'istituto se dalla sua approvazione "deriverebbero discipline costituzionalmente illegittime".
Cambiano anche i tempi in cui la Corte costituzionale deve esprimersi sulle richieste dei comitati promotori. E' passato il principio per cui la Consulta deve pronunciarsi sull'ammissibilità di un quesito dopo la raccolta delle prime 100mila firme. Resta - malgrado Rebuffa e Calderisi abbiano provato ad abolirlo - il quorum del 50% + uno dei votanti perché sia valida la consultazione. Insomma: ciò che è successo il 15 giugno scorso (sette "flop elettorali" per carenza di votanti) può ripetersi. Ancora: non potranno essere sottoposte a referendum - così come succede già ora - le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto. Mentre saranno passibili di abrogazione le leggi elettorali e quelle di ratifica di trattati internazionali. Infine, come dicevamo, viene introdotto in Costituzione il referendum propositivo malgrado la contrarietà di Forza Italia ("E' demagogico" osserva Rebuffa) e Popolari ("Si presta a derive plebiscitarie", afferma Mattarella). Questa consultazione viene indetta per deliber
are su leggi di iniziativa popolare presentate da almeno 800mila elettori sulle quali il Parlamento non si sia pronunciato entro 18 mesi. Sono le dodici quando la riforma è compiuta. Quattro ore dopo, Pannella spara ad alzo zero. "Come sul finanziamento pubblico, questa gente è ammucchiata per fare strage di legge e di legalità. Senza rubare non sanno governare". Annuncia: non prevalebunt. "Questa costituzione credo proprio che non passerà. Noi faremo resistenza. Come sempre. Soli contro tutti".