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Segreteria Rinascimento - 25 giugno 1997
Da "IL MANIFESTO" del 25 giugno1997, pag. 11

IL REFERENDUM E' PIU' PESANTE

Un Parlamentopastiche di due camere e mezza, più poteri al governo su legge e regolamenti.

Il referendum cambia faccia: è una buona notizia dalla bicamerale (l'altra riguarda l'abbassamento del quorum necessario per approvare indulto e amnistia: non più di 2/3 di ciascuna camera ma la maggioranza assoluta), di quelle che dimostrano che le buone riforme si possono fare quando i tempi e i problemi sono maturi e non quando si decide di giocare all'architettura costituzionale postmortem. Buona riforma, perché decide sull'abuso dello strumento referendario senza limitarne l'uso, anzi potenziandolo: il referendum non sarà solo abrogativo ma anche propositivo. Potrà cioè essere indetto per approvare leggi di iniziativa popolare (sottoscritta da almeno 800.000 elettori e passate al vaglio della Consulta) sulle quali il parlamento non si sia pronunciato entro 18 mesi dalla loro presentazione. Per chiedere il referendum, in tutti i casi, ci vorranno non più di 500.000 ma 800.000 firme. Ma la riforma (fortemente voluta da Rifondazione) incide anche sulla qualità dell'istituto: coerentemente con al giurispru

denza della Corte e contro la deriva manipolativa del referendum, viene scritto in Costituzione che sono sottoponibili a referendum solo "quesiti omogenei", cioè comprensibili e coerenti. Ancora, niente referendum se il quesito "tronca" la legge da abrogare in modo da renderla applicabile; niente più pacchetti referendari, perché un'apposita legge fisserà un tetto massimo di quesiti per ogni tornata; niente raccolta propagandistica di firme, perché l'eventuale giudizio di ammissibilità dalla Corte scatta dopo le prime 100.000. Il referendum, infine, rimane vietato per le leggi tributarie, di bilancio, amnistia e indulto (ma il divieto non viene esteso, come il Prc chiedeva, alle leggi elettorali); potrà essere chiesto anche da cinque consigli regionali; sarà valido, come ora, se vi parteciperà la maggioranza degli aventi diritto al voto. La qualità della riforma ha diviso in modo veriterio la commissione; molti no dal Polo, che coprendosi - da quale pulpito - con argomenti antiplebiscitari tendevano in realt

à a mantenere le valenze manipolative della disciplina attuale, svariati no anche dai popolari, coperti viceversa dall'argomento della centralità del parlamento. Centralità che risulta invece fortemente minata dalla riforma complessiva del bicameralismo, che dopo un iter molto controverso e attraverso, per via del ruolo da attribuire al senato, da tutti i conflitti sul federalismo, partorisce un testo che lo stesso D'Alema più volte, nella discussione, definisce "provvisorio". L'assetto generale del parlamento è compromesso dall'istituzione, "presso il senato", della commissione per le autonomie, incerta entità (composta per un terzo da senatori, un terzo da presidenti delle regioni, un terzo da sindacati scelti in secondo grado, e con poteri rilevantissimi sulle leggi di bilancio e di perequazione) che dovrebbe surrogare quel senato delle autonomie che non s'è voluto istituire. Seconda contraddizione del modello, l'incerta definizione del senato, cosiddetta "camera delle garanzie" che ha, di coerente con qu

esto nome, solo il potere di nomina dei giudici della Consulta e dei laici del Csm, e il potere di istituire commissioni d'inchiesta con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria: per il resto, l'ampio spettro di materie di bartisan, di competenza comune a camera e seanato (tra le altre, finanziaria, leggi elettorali, informazione, diritti civili) ridelinea un bicameralismo solo in parte snellito nelle procedure di approvazione delle leggi (le leggi non bartisan vengono presentate, discusse e approvate alla sola camera, ma il senato può chiedere il riesame con un quinto dei componenti) terzo punto dolente, i poteri, i poteri del governo in materia di legiferazione: corsia preferenziale per i suoi ddl, decretazione limitata nelle materie (sicurezza nazionale, calamità naturali) m rafforzata nelle procedure, "riserva regolarmente" ovvero potere di legiferare per regolamenti invece che per nuove leggi (norma paradossalmente giustificata sulla base di u progetto di delegificazione). I parlamentari saranno di

meno(200 senatori più 66 "commissari per le autonomie", 400 deputati), più giovani (età minima 35 per il senato, 21 per al camera), e secondo la raccomandazione demandata dalla legge elettorale meno monossessuali. Finiscono i senatori a vita, ma Scalfaro godrà ancora della norma attuale.

 
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