NON LASCIAMOCI SCAPPARE ANTONIO NEGRISE LA »GUERRA E FINITA
di Gianni Riotta
Antonio Negri lascia Parigi e accetta di tornare in carcere, in Italia, a scontare la condanna. Docente di filosofia, leader di Potere operaio prima e di Autonomia operaia poi, Negri fu arrestato il 7 di aprile del 1979, detenuto fino al 1983 quando, candidato da Marco Pannella, venne eletto alla Camera. Prima di essere ancora arrestato, fuggì in barca a vela verso la Francia. La decisione di Negri, cui secondo calcoli complessi restano tre anni e undici mesi di carcere, è, benché tardiva, apprezzabile.
Quanti lettori possono, a memoria, citare gli estremi del »caso Negri ? I magistrati lo accusarono dapprima di essere il »Grande Vecchio delle Brigate Rosse. In attesa di giudizio, Negri passò anni nei carceri speciali, insieme agli imputati del »7 aprile . Oggi i garantisti sono tanti, coccolati e spesso troppo chiassosi. Ma chi ricorda la solitudine del vignettista Dalmaviva, del professor Ferrari Bravo, dell'architetto Magnaghi? Arrestati per terrorismo, fecero anni di carcere duro, per poi finire assolti.
Diversa la sorte di Negri, più ambigue le responsabilità, più confuso il profilo. Rossana Rossanda, che pure si batté per la scarcerazione, riconosce in lui »un versante luciferino . La sua condanna si deve al concorso morale per la morte del maresciallo Lombardi ad Argelato, ad associazione sovversiva e banda armata.
Chi legge questo giornale, ed è nato in quegli anni terribili, faticherà a orientarsi nell'odio, nelle divisioni, nei rancori di allora. Negri, »il cattivo maestro , fu accusato di irresponsabilità, per avere elogiato la sovversione mentre tanti dei suoi allievi non discettavano di Sorel, ma sprangavano e ammazzavano. Lui si difendeva, citando il diritto di parola. I magistrati insistevano su prove, indizi, reati. Le autorità francesi hanno sempre creduto più a Negri che ai colleghi italiani.
Fece male allora lo studioso di Spinoza e Leopardi a fuggire, per quanto umana fosse la scelta di sottrarsi al carcere dopo aver provato l'isolamento e i pestaggi durante la rivolta di Trani? Sì. Fa bene oggi a tornare? Sì. Forse si può cominciare a intravedere un esito morale agli anni che il poeta Fortini definì della »falsa guerra civile , quando si moriva e soffriva senza sapere perché.
Da piazza Fontana alla tragedia di Ustica, dal caso Moro fino a Tangentopoli, c'è diffuso un desiderio di chiudere i conti. Anche le responsabilità dello Stato, con i suoi odiosi »servizi paralleli , le spie criminali, cominciano, piano piano, ad assodarsi. Bene così: nessun essere umano, nessuna nazione, può odiare all'infinito.
Negri si definisce »vinto, sconfitto . Riconosce di nuovo, troppo tardi »il peso di una responsabilità etica . Chiede però »ai vincitori , cioè allo Stato italiano, di comportarsi con »dignità davanti ai »vinti . Bastano queste parole, così diverse dall'antica prosa, arrogante e narcisista, a provare quanto sia lungo il tempo di una generazione. Forse non riusciremo mai a spiegare a chi ha vent'anni oggi, perché mai sinistra e destra italiane si siano massacrate in una guerra fratricida, senza ragioni né prospettive. Forse, finalmente, potremo invece cominciare, discutendo di indulto, ragionando sull'amnistia, dibattendo di »soluzione politica , a rimarginare le ferite della memoria.
Chi, invece, i suoi vent'anni li visse allora, nell'Italia anni Settanta, porterà per sempre le cicatrici del terrorismo e della violenza politica. Le bande dei neofascisti e dei terroristi di sinistra, gli Autonomi con la loro »violenza diffusa , hanno ucciso, torturato, rapinato. Molti terroristi sono morti, moltissimi hanno pagato il debito con anni di carcere, parecchi hanno compiuto un doloroso ravvedimento.
Questo il peso della »falsa guerra civile sugli individui: i terroristi, le vittime, le famiglie degli uni e degli altri che, innocenti, soffrirono sempre. Più infetta, e ancora da assorbire, è la piaga inferta alla comunità italiana, alla sua capacità di dialogo, stare insieme, condividere ideali, tenere a bada cinismo e indifferenza. Politici e media sottovalutano i veleni che terrorismo e stragi hanno immesso nelle nostre coscienze.
Sono circa quattrocento i detenuti i cui fascicoli risalgono alle vicende del terrorismo. Nel Polo e nell'Ulivo ci sono voci che chiedono di »voltare pagina . L'Italia della vera guerra civile, quella del 19431945, seppe trovare la strada dell'amnistia ai fascisti sconfitti, pochi mesi dopo il 25 aprile. Una soluzione giusta, che diede frutti già nel dopoguerra. L'Italia del 1997 stenta a trovare lo stesso coraggio morale, la stessa forza politica, la stessa serena convinzione di avere vinto. La »falsa guerra civile ha logorato i vincitori insieme ai vinti e la crisi della Prima repubblica, tra corruzione e fine dei partiti storici, è dura da smaltire. La resa di Antonio Negri era un atto minore, ma necessario. Una volta compiuto, il risveglio dall'incubo è più vicino.
Quando l'ultimo terrorista finirà di scontare l'ultimo giorno di pena, quando i politici avranno varato l'ultimo provvedimento di indulto, della »falsa guerra civile resteranno le lacrime delle vittime, i libri di storia e le illusioni di un'Italia che voleva essere migliore e non ci riuscì.