STRETTA SUI REFERENDUM FIRME A QUOTA 800 MILA
La Bicamerale limita anche i decreti.
Varato il testo sul Parlamento e c'è anche il quesito propositivo
Di Silvio Buzzanca
ROMA Più firme per proporre un referendum abrogativo l'introduzione di quello propositivo, limitazione alla possibilità di emanare i decreti legge tempi certi per l'approvazione dei provvedimenti del governo, una norma ad hoc per nominare Oscar Luigi Scalfaro senatore a vita. La Bicamerale ieri ha lavorato per molte ore sugli articoli del testo Dentamaro e gli emendamenti che non era riuscita a esaminare lunedì. A partire dal nuovo modello di referendum che renderà più difficile la pioggia di quesiti a cui ci ha abituati Marco Pannella. Norme passate con il voto contrario del Polo. Il primo paletto contro il presunto abuso referendario sono le 800 mila firme necessarie per richiedere l'abrogazione di una legge. Trecentomila in più rispetto ad oggi. La nuova formulazione costituzionale vieta il referendum quando quello che resta di una norma cancellata risulti di "impossibile applicazione"; stesso divieto nel caso in cui il risultato fosse una legge "costituzionalmente illegittima" Ancora: le richieste di abr
ogazione dovranno essere relative a "disposizioni normative omogenee", e tutti i quesiti dovranno essere formulati in "modo da renderne chiari i contenuti". Viene anche allargata la rosa delle materie abrogabili inserendovi anche i trattati internazionali. Infine è prevista l'introduzione di una legge ordinaria che avrà il compito di fissare il numero di referendum che potranno essere votati in ogni tornata elettorale. Non è stata approvata invece la proposta del Polo di abrogare il quorum e così per essere validi i referendum dovranno sempre essere votati dal cinquanta per cento più uno diritto. Questo per quanto riguarda il capitolo "paletti" anti Pannella. La commissione ha però deciso che i cittadini potranno essere
chiamati a pronunciarsi in positivo. Il meccanismo approvato prevede che possano essere proposte leggi di iniziativa popolare. Serviranno 800 mila firme al posto delle attuali 500 mila. La novità consiste nel fatto che queste iniziative di legge potranno essere sottoposte a referendum popolare se il Parlamento non delibera entro 18 mesi dalla loro presentazione. Un passo avanti rispetto alla situazione attuale dove le leggi di iniziativa popolare giacciono in commissione e poche volte hanno l'onore di essere esaminate. Stabilita nei giorni scorsi la fine del bicameralismo perfetto, il nuovo Parlamento avrà una Camera, politica, e Senato, con compiti di garanzia. All'interno dell'Assemblea di Palazzo Madama nasce la "Commissione delle autonomie" con compiti di raccordo fra nuovo Stato federale, Regioni ed enti locali. La nuova commissione avrà il compito importantissimo di esaminare tutti i provvedimenti di tipo finanziario, tributario e di bilancio che riguardano le autonomie. In questo il nuovo organismo
si sostituisce in tutto e per tutto al Senato. Nuova la norma che stabilisce come risolvere i conflitti fra Camera e Senato su quelle materie in cui le due camere sono chiamate a legiferare in comune. Il provvedimento viene presentato a Palazzo Madama e poi passa alla Camera. In caso di modifiche da parte di Montecitorio entra in scena una commissione formata da senatori e deputati che propone cambiamenti. Camera e Senato possono solo approvare o respingere il nuovo testo. All'interno dei nuovi rapporti fra governo e Parlamento, l'esecutivo avrà ancora la possibilità di emanare i decreti legge, ma la norma votata fissa in maniera rigida gli argomenti: sicurezza nazionale, calamità nazionale decreti ''catenaccio", quelli cioè che riguardano materie di natura fiscale o tributarie che non possono essere annunciati con largo anticipo. Palazzo Chigi potrà contare anche sul fatto che i decreti legge non saranno emendabili, "salvo che per quanto attiene alla copertura degli oneri finanziari". Il governo avrà poi l
a possibilità di chiedere una data certa per l'approvazione dei suoi provvedimenti e potrà opporsi all'introduzione di nuovi oneri. La Camera può insistere nella sua intenzione, ma il provvedimento dovrà essere votato a maggioranza assoluta dai suoi componenti. Lo stesso quorum richiesto per votare un provvedimento di indulto e di amnistia, mentre adesso servono i due terzi dei componenti di una Camera. Dai manuali di diritto costituzionale dovrebbe sparire anche la figura del senatore a vita. Resteranno quelli attuali e un emendamento del Pds approvato, stabilisce, in via transitoria, che Oscar Luigi Scalfaro sarà l'ultimo inquilino del Quirinale a godere di questa norma.