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Partito Radicale Rinascimento - 26 giugno 1997
ENEL: CLUB PANNELLA, SE RESTA PUBBLICO E MONOPOLISTA NIENTE TLC.

Roma, 26 giugno

Dichiarazione di Benedetto Della Vedova, segretario nazionale dei Club Pannella Riformatori.

Le dichiarazioni di Franco Tatò sul fatto che per i prossimi due anni l'Enel rimarrà pubblica e monopolista hanno sicuramente il pregio della chiarezza, anche se peccano di un eccesso di ottimismo: due anni della politica italiana, infatti, diventano come minimo quattro o cinque, e poi si vedrà. Massimamente quando si parla di privatizzazioni.

Alla luce di queste dichiarazioni, però, vanno immediatamente ridiscusse le ipotesi espansionistiche dell'Enel nel settore dell'Energia e, soprattutto, nelle telecomunicazioni. A questo proposito risulta clamoroso il conflitto di interessi in cui si troverà il Governo tra poche settimane nell'aggiudicare la gara per il terzo gestore dei telefonini, nel caso in cui venga ammessa l'Enel in jointventure (con quota maggioritaria) con Deutsche Telekom.

Non è tollerabile, infatti, che mentre i neocostituenti della Bicamerale proclamano ai quattro venti la regola di affidare al privato i servizi pubblici, nei fatti questo Governo persegua scientificamente l'occupazione pubblica dell'economia da parte dello Stato, in particolare nei settori più ricchi dell'energia e delle telecomunicazioni (compreso l'ingresso di Rai e Stet in Telepiù).

Non è più tollerabile, a questo punto, il silenzio dell'Antitrust di Giuliano Amato che con il silenzio sta avallando la costituzione di un formidabile trust economico finanziario pubblico, saldamente nelle mani di Ciampi e Draghi, gestito, a differenza del passato, con aggressive e sinergiche politiche industriali e finanziarie in grado di condizionare pesantemente l'intera economia del paese.

Per quel che ci riguarda ci batteremo con ogni mezzo per scongiurare l'occupazione dell'economia e della finanza italiana da parte di nuovi boiardi e nuovi potentati statali e partitocratici, negatori del mercato e della concorrenza: i dieci milioni di elettori che domenica 15 giugno hanno votato contro la truffaldina golden share all'italiana dovranno essere lo zoccolo duro della riforma liberista e di mercato.

 
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