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Segreteria Rinascimento - 27 giugno 1997
Da "La Repubblica" del 27 giugno 1997 - pag. 29

BILLE, PACE COL GOVERNO: "BASTA CON LE BARRICATE"

MA I COMMERCIANTI CHIEDONO MENO TASSE

Riconosciuti i successi contro inflazione e deficit, restano i dubbi sulla ripresa

Di Luisa Grion

ROMA Fisco e welfare, insieme e subito. La riforma dello Stato sociale va fatta, "costi quel che costi", ma guai a non accompagnarla con una seria battaglia che impedisca un ulteriore aumento di tasse e contributi a carico delle aziende e delle famiglie. Guai a non rilanciare il mercato e l'occupazione, a non puntare sul terziario e a non difendere le aziende nazionali dal pericolo della colonizzazione. E' questo il messaggio finale che i commercianti lanciano al governo, offrendo a Prodi, dopo le polemiche dei mesi scorsi, una sorta di "pace armata". La Confcommercio, infatti, dopo le barricate e i tax day, punta all'Europa e sceglie la via del dialogo, a patto che l'esecutivo faccia davvero le riforme promesse e risolva una volta per tutte "l'equazione Italia". "Non il momento delle grida e delle barricate ha detto ieri il presidente Sergio Billè, dando la nuova linea ai suoi davanti all'assemblea annuale Abbiamo tutti un problema da risolvere. L'Italia è un paese a molte incognite: l'inflazione è andat

a giù, meglio di quanto si sperasse, ma le riforme non vanno ancora su. E a causa di questi ritardi ci troviamo a entrare in una pista per Formula Uno, com'è quella di Maastricht, con una 500". Aperture di credito all'esecutivo quindi, convinzione che "oltre al canale d'Otranto non ci sia nulla di buono per l'economia italiana", ma anche tirate d'orecchie al governo. "Ci sono i conti pubblici riaggiustati e un po' più sotto controllo ha detto Billè ma le riforme di welfare e Fisco sono ancora ai nastri di partenza. Abbiamo un'inflazione da guinnes dei primati, ma l'occupazione è congelata e la riforma della pubblica amministrazione è da attuare. Il nostro governo si sente europeo dalla testa ai piedi, ma non fa nulla di quello che gli altri paesi fanno da tempo per favorire le piccole e medie imprese". Ma oltre al Fisco quello che sembra preoccupare di più i commercianti è la mancanza di una ripresa vera e propria e il pericolo di una colonizzazione che possa spiazzare il sistema delle aziende italiane. Te

mi sui quali, fra commercianti e governo, la pace è ancora da trovare. La "base" accetta sì la nuova linea della Confcommercio, ma quando si parla di tasse il vecchio astio rispunta. Non a caso il ministro Vincenzo Visco, è stato fischiato dalla irrequieta platea quando ha voluto spiegare che il Paese "ha avuto una crescita piatta, ma ora ci sono segni di ripresa", che "la politica del governo ha avuto successo", che "siamo avviati verso una situazione virtuosa che solo errori o manifestazioni di irresponsabilità potranno interrompere". Proteste che non hanno proccupato più di tanto il titolare delle Finanze, convinto di avere a che fare "con qualche truppa cammellata". "Il discorso di Billè è stato sostanzialmente equilibrato ha detto il ministro apprezzo come siano stati abbandonati i toni di protesta ideologica e cominci a trasparire la consapevolezza dell'importanza rivestita dalla riforma fiscale in via di realizzazione". Visco ammette infatti che "abbiamo passato un anno duro, ma dovevamo raggiungere

dei risultati, e li abbiamo raggiunti. L'inflazione si è ridotta a livelli europei, il disavanzo è stato più che dimezzato, abbiamo ottenuto fra il '96 e il '97 un risparmio di circa 45 mila miliardi sulla spesa pubblica e sugli interessi, il che significa tasse e tagli in meno. La riforma dello Stato sociale eliminerà, quando si vedrà che i suoi contenuti non sono dirompenti, quella preoccupazione che ha portato le famiglie ad aumentare il tasso di risparmio rispetto ai consumi. Bisogna recuperare l'equilibrio e la fiducia". Braccio di ferro fra governo e i negozianti anche sull'accusa, fatta dalla Confcommercio all'esecutivo, di aver realizzato poco e nulla a difesa delle industrie e della distribuzione italiana dai pericoli della colonizzazione estera. "E proprio da escludere che la Fiat passi in mano straniere? aveva esordito Billè In media ogni tre giorni una azienda italiana viene acquistata da un operatore straniero e giù un terzo del fatturato aggregato delle 1600 aziende della classifica Medioban

ca è realizzato da società multinazionali". A difendere il governo, presente all'assemblea annuale con ben sei ministri (Bassanini, Costa, Bersani, Visco, Fantozzi e Treu) ci ha pensato lo stesso ministro dell'Industria Pierluigi Bersani che ha risposto in modo secco: "parlare di colonizzazione non ha senso siamo la settima potenza industriale ha detto Quanto al commercio c'è una ristrutturazione del settore che avviene in tempi più brevi e con una intensità maggiore rispetto agli altri campi. Ma già quest'anno si registra una inversione di tendenza nello spostamento dal piccolo dettaglio alla grande distribuzione. C'è una rivoluzione in corso, occorre abbandonare gli atteggiamenti difensivi e prendere atto delle novità".

 
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